Delitto di Garlasco, giallo frase in ebraico dell'amico suicida di Andrea Sempio: è stata decrittata e dice che "una ragazza sapeva". Era Chiara Poggi?
IL GIALLO DELLA FRASE IN EBRAICO
Il caso del delitto di Garlasco continua a essere avvolto da ombre e domande senza risposta, intrecciandosi con altri enigmi irrisolti, tra cui il suicidio di un amico del nuovo indagato, Andrea Sempio. A riaccendere i sospetti intorno al caso è stato un post su Facebook pubblicato da Michele Bertani, contenente una frase criptica tratta da un brano dei Club Dogo: «La Verità Sta Nelle CoSe Che NeSSUno sa!!! la Verità nessuno mai te la racconterà…».
Il messaggio, datato gennaio 2016, a una prima lettura può sembrare oscuro e privo di senso concreto. Alcuni hanno ipotizzato che dietro quelle parole si celi un messaggio codificato: rimuovendo le lettere maiuscole e convertendo le restanti minuscole nei corrispettivi dell’alfabeto ebraico, affiorerebbe una frase insospettabile — «C’era una ragazza lì che sapeva» — capace di riaccendere dubbi e insinuazioni sul mistero di Garlasco.
DELITTO DI GARLASCO E IL SUICIDIO DELL’AMICO DI SEMPIO
Ma perché questo gioco con l’ebraico? Sui social, Bertani si faceva chiamare “Mem He Shin“, un nome che, nella tradizione mistica e cabalistica ebraica, richiama uno dei nomi divini, in particolare il quinto. Questo dettaglio ha alimentato l’ipotesi che il messaggio celasse un riferimento alla vittima del delitto di Garlasco, suggerendo che forse Chiara avesse scoperto qualcosa di importante, qualcosa che non avrebbe dovuto sapere.
Ma si tratta solo di ipotesi, basate anche sul legame tra Bertani e Sempio. Quest’ultimo, intercettato nel 2017, raccontava di aver trascorso la sua infanzia e adolescenza insieme all’amico, suicidatosi due mesi dopo quel post, su cui ha acceso i riflettori Rita Cavallaro de Il Tempo.
A Mattino 5 ha svelato anche i retroscena di questa scoperta, spiegando di aver ricevuto una segnalazione particolare da una fonte.
LA TRADUZIONE DEL POST SU FACEBOOK
Per approfondire il significato del messaggio criptico, il contenuto è stato sottoposto all’analisi di due rabbini indipendenti tra loro. Nonostante l’assenza di legami, entrambi sono giunti alla medesima interpretazione, confermando la stessa traduzione.
«Una coincidenza troppo inquietante per essere ignorata», ha commentato la giornalista, che ha anche richiamato le teorie avanzate dall’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio. Secondo il legale, Chiara Poggi non sarebbe stata uccisa da Alberto Stasi, ma da un killer professionista, in quanto potenzialmente coinvolta in qualcosa di scomodo. Un’ulteriore coincidenza che getta nuove ombre sul caso.
