Delitto di Garlasco, l'analisi delle tracce di sangue esclude la presenza di secondo assassino. Cosa succede ora al nuovo indagato Andrea Sempio
Nessuna svolta sul delitto di Garlasco anche dalla Bpa, l’analisi delle tracce di sangue che la Procura di Pavia aveva affidato al comandante Andrea Berti del Ris di Cagliari. I risultati dell’esame sono stati depositati nella mattinata di oggi e, stando a quanto riportato dalla Provincia Pavese, escluderebbero la presenza di un secondo assassino. La relazione ha ricostruito in tre dimensioni la dinamica dell’omicidio di Chiara Poggi in relazione alla nuova indagine che punta il dito contro Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.
Con questo nuovo esame è stato possibile studiare forma, dimensione, posizione e distribuzione delle macchie di sangue. Per questo, nel giugno scorso, ci fu il sopralluogo degli esperti dell’Arma nella villetta di via Pascoli. A differenza dell’esame già effettuato nell’ambito delle prime indagini che portarono alla condanna di Alberto Stasi, stavolta sono stati utilizzati laser, droni e scanner per ricostruire la scena del crimine in 3D. Gli investigatori, secondo quanto riportato dall’Agi, si sarebbero soffermati sulla parete destra delle scale, dove è stata trovata l’impronta 33 attribuita al nuovo indagato.
NUOVA INDAGINE SUL DELITTO DI GARLASCO, COSA SUCCEDE ORA
Alla luce delle indiscrezioni emerse, la consulenza non sarebbe cruciale, anzi escluderebbe l’azione di più assassini. Un particolare di non poco conto, visto che la Procura di Pavia ipotizza che Chiara Poggi sia stata uccisa da Andrea Sempio in concorso con altre persone. Resta da capire come proseguirà l’indagine in virtù di questa svolta. Al momento si sa che la gip Daniela Garlaschelli ha convocato le parti per il 26 settembre per decidere sulla richiesta di proroga dell’incidente probatorio e come proseguire con gli esami, visto che resta da sciogliere il rebus dei due profili di Dna individuati sulle unghie di Chiara Poggi, uno dei quali è riconducibile ad Andrea Sempio per i legali di Alberto Stasi e i pm.

Invece, i difensori del nuovo indagato e i legali della parte civile ritengono che il materiale genetico raccolto non sia sufficiente per arrivare a una risposta attendibile. Intanto, il dattiloscopista Domenico Marchegiani, ieri, con alcuni consulenti delle parti, ha preparato la documentazione fotografica delle tracce papillari, che va trasmessa all’ausiliario tecnico, un esperto della Scientifica di Torino, che dovrà stabilire se si può usare o meno per il confronto con le impronte disponibili e prelevate. Il materiale verrà inviato dopo il 26 settembre, secondo il Messaggero.
IL MISTERO DELLE DUE IMPRONTE NON ESAMINATE
Nelle ultime ore era emersa l’esclusiva di Gianluca Zanella di Darkside su un’impronta sul pavimento che era stata repertata dal Nucleo Operativo di Pavia a suo tempo ed esaminata dal medico legale Avato, il quale riscontrò che era di una mano maschile. «Sì, è una posizione molto precisa perché quella pozza di sangue è la prima pozza che si è determinata dopo la prima fase dell’aggressione a Chiara Poggi. Lì dove c’è quel versamento c’era la testa della vittima. Tra l’altro, quella pozza si è determinata, secondo il medico legale Ballardini e anche secondo il medico legale Avato, nell’arco di 10-15 minuti, potrebbe esserci voluta anche una mezz’ora, e quell’impronta è proprio in corrispondenza della pozza», ha dichiarato Zanella a Mattino 5.
Il giornalista, esperto del delitto di Garlasco, ha escluso che si possa trattare di un’impronta della vittima, perché non aveva le mani imbrattate in quel modo. «Quella è un’impronta di mano sinistra di qualcuno che ha appoggiato la mano proprio in modo molto netto. Io mi sono sbilanciato nel dire che potrebbe essere la mano dell’assassino o di uno degli assassini, o comunque di una persona che in quel momento probabilmente si era chinata sopra Chiara, che era priva di… era priva di conoscenza a terra e probabilmente si è chinata per vedere se fosse ancora viva o magari per colpirla ancora. Io questo, ovviamente, non lo so e, purtroppo, credo che sarà molto difficile a distanza di 18 anni saperlo», ha aggiunto Zanella.

Questi ha spiegato di aver riesaminato la consulenza dei Ris del 2007, dove non c’è alcun riferimento a questa impronta. «Però, riguardando le immagini della scena del delitto, ci siamo resi conto che in un altro punto cruciale, ovvero accanto alla porta a soffietto di casa Poggi, laddove si è determinata l’ultima fase dell’aggressione e dove Chiara effettivamente viene uccisa con l’ultimo colpo, quello fatale, noi abbiamo trovato quella che, a nostro avviso, poi saranno altri a doverlo stabilire, sembrerebbe un’altra impronta di mano».
Anche in questo caso non può essere la mano della vittima, essendo già morta e non potendo lasciare una pressione tale da imprimere un’impronta, senza dimenticare che le mani erano contratte. Ma anche in questo caso non c’è alcun riferimento a questa traccia nell’analisi dei Ris. Il punto, però, è un altro: visto che il corpo di Chiara Poggi sarebbe rimasto in quella posizione per 10-15 minuti, allora non sarebbe possibile che il delitto di Garlasco si sia consumato in 23 minuti. Questi elementi rafforzano, per Zanella, l’ipotesi che sulla scena del crimine ci fosse più di una persona, una teoria però non supportata dai risultati della Bpa trapelati nelle ultime ore.
