Per parlare della nuova indagine su Garlasco, Quarta Repubblica ha ospitato il dottor Fabbri, genetista e consulente di Alberto Stasi
Il genetista Matteo Fabbri, consulente di Alberto Stasi, era ospite ieri sera degli studi di Quarta Repubblica per parlare della nuova indagine su Garlasco. L’ultima ipotesi suggestiva su cui si stanno concentrando i media è quella di una nuova possibile impronta di una mano trovata per terra, uno schizzo di sangue che ha appunto la forma di un palmo, con tanto di cinque dita, che potrebbe essere importante in un’ottica di risoluzione del giallo di Garlasco.
La difesa di Sempio, a cominciare dal Generale Garofano, ha già fatto chiarezza sull’argomento, smentendo la possibilità che quella corposa tracce ematica possa essere sangue, ma il genetista Fabbri sembrerebbe pensarla diversamente. “Quando abbiamo avuto accesso all’abitazione abbiamo visto questa impronta figurata alla base delle scale – ha spiegato l’esperto a Quarta Repubblica – era passato circa un mese dall’omicidio quando siamo entrati in casa, erano già intercorsi diversi sopralluoghi che avevano modificato la scena del crimine e l’abbiamo scritto anche nelle nostre relazioni”.
Fabbri ha proseguito: “Questa impronta ha richiamato subito la nostra attenzione, è una impronta suggestiva di una mano, noi l’abbiamo misurata con un semplice metro, in maniera macroscopica per dare conto delle dimensioni. E’ importante perchè non dobbiamo dimenticarci che i palmi delle mani della vittima non erano interessati dal sangue, così come i piedi. Quindi non era sicuramente la mano della vittima, visto che non aveva le mani sporche del sangue”.
DELITTO DI GARLASCO, FABBRI: DALLA MANO AL DNA
Secondo Fabbri, in ogni caso: “I connotati sembrerebbero essere quelli di una mano ma sarebbe meritevole di un approfondimento per colmare quelle falle”. Il dottor Fabbri è stato infine il calzato sul materiale di dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi che per la procura potrebbe appartenere ad Andrea Sempio, altra ipotesi sempre rimandata al mittente dalla difesa dello stesso indagato.
“Se ci fosse la presenza di dna sotto le unghie di Chiara è una prova? Nella regione corporea che è stata individuata, i margini ungueali, tenendo conto che ci laviamo spesso le mani e facciamo la doccia, la permanenza del dna sotto le unghie non è così persistente, è un luogo estremamente indicativo dal punto di vista tecnico scientifico. Non possiamo immaginare che quel dna fosse lì da 3 o 5 giorni”.
DELITTO DI GARLASCO, IL DNA SULLE UNGHIE POTREBBE ESSERE LA PROVA REGINA
Chiaro quindi il pensiero del dottor Fabbri – ricordiamo consulente di Stasi – secondo cui se quel dna appartenga realmente ad Andrea Sempio significa che la vittima e l’indagato hanno avuto un qualche contatto nell’immediatezza dell’omicidio.
Resta probabilmente questa la possibile prova regina che incastrerebbe il commesso di Garlasco, ma fino ad oggi non vi è alcuna certezza che il materiale genetico di Chiara Poggi appartenga appunto all’indagato tenendo conto che già all’epoca del processo a Stasi si escluse che quel dna fosse riconducibile a qualche persona, in quanto molto scadente.