Delitto di Garlasco, Lovati contro la Procura di Pavia per la nuova indagine: "Impronta 33? Atto di terrorismo. Non è di Andrea Sempio e non c'è sangue"

Non si smuove dalle sue posizioni l’avvocato Massimo Lovati in merito alla nuova indagine sul delitto di Garlasco. Nel corso dell’intervista a Filorosso, su Rai 3, il legale di Andrea Sempio ha ribadito i risultati della consulenza effettuata sull’impronta 33, quella attribuita dalla Procura di Pavia al suo cliente.



Oltre a smentire la presenza di sangue nella traccia (“Sicuramente non è di sangue, è una fotografia. Come fanno a dire che c’era sangue lo sa il Signore”), nega che quella sia l’impronta del suo assistito, anche se frequentava quella casa, essendo amico del fratello di Chiara Poggi.

Andrea Sempio esce dalla caserma dei Carabinieri con i suoi avvocati (Foto 2025 ANSA/MATTEO CORNER)

IL GIALLO DELL’IMPRONTA 33

Ma a suscitare dei dubbi è anche la tempistica sospetta, perché Lovati rimarca come sia stata data notizia di quell’attribuzione lo stesso giorno in cui Sempio non si è presentato dai PM per l’interrogatorio, a causa di un vizio di forma nella sua convocazione.



Dunque, il sospetto è che la divulgazione di quella fotografia sia una manovra mediatica, forse per fare pressione. Resta il fatto che la tesi degli inquirenti è frutto di una consulenza tecnica contestata dagli esperti della difesa.

“MI SONO SENTITO TERRORIZZATO”

Lovati ha ammesso di aver avuto paura in quell’istante: “Mi sono sentito terrorizzato e lì era proprio il caso di essere terrorizzato, e infatti io lo ritengo un atto di terrorismo”. A tranquillizzarlo è stato il comunicato della Procura, da cui apprendeva che non c’era la volontà di sentire coattivamente il suo cliente e che si basavano su una consulenza tecnica.



Non era oro colato”. Infatti, ritiene che i suoi consulenti abbiano dimostrato che quella consulenza resta una consulenza di parte.

DELITTO DI GARLASCO, L’IPOTESI DI LOVATI

Ma Lovati non è convinto solo dell’innocenza del suo assistito, perché – per Lovati – non è coinvolto neanche Alberto Stasi, che è l’unico condannato per il delitto di Garlasco.

La sua ipotesi è che Chiara Poggi sia stata uccisa da un’organizzazione criminale internazionale, perché considerata un “personaggio scomodo”, pur ammettendo di non avere prove e che si tratta di una teoria personale, priva di elementi concreti.

L’avvocato ha espresso anche critiche sull’andamento dell’indagine, che ritiene “insidiosa” e confusa, anche per il capo di imputazione vago. Per questo non abbassa la guardia. L’ha paragonata allo “schiaffo del soldato”, dove non si capisce da dove arrivino gli attacchi. Per Lovati, comunque, in questa vicenda sta avendo peso anche l’omertà del territorio.