Delitto di Garlasco, pubblicate le motivazioni della Cassazione sulla semilibertà ad Alberto Stasi: "Permangono alcune criticità, ma si sta risocializzando"
ALBERTO STASI, SPIEGATA LA CONFERMA DELLA SEMILIBERTÀ
La Cassazione ha pubblicato le motivazioni con cui nel luglio scorso ha confermato la semilibertà ad Alberto Stasi, respingendo il ricorso della Procura di Milano e rendendo definitiva la facoltà di lasciare il carcere di giorno per lavoro o attività esterne e rientrare la sera. La Procura generale di Milano aveva fatto ricorso contro il via libera del tribunale di sorveglianza, sostenendo che avesse violato le prescrizioni previste per il suo regime.
Il riferimento era all’intervista rilasciata a Le Iene durante un permesso premio. Per l’accusa, quell’intervista era inopportuna e avrebbe potuto influire negativamente sul suo percorso di riabilitazione. Di diverso avviso la Cassazione, che ha confermato la decisione del tribunale di sorveglianza meneghino, spiegando che il comportamento e l’evoluzione di Alberto Stasi durante la detenzione sono stati analizzati in maniera seria, logica e approfondita dal tribunale.
Inoltre, tutti gli operatori penitenziari hanno confermato i progressi nella sua personalità e l’intervista non ha violato le regole né ha danneggiato il suo percorso di recupero. Sono state riconosciute alcune “criticità”, ma non sono ritenute gravi al punto da impedire la semilibertà.
DELITTO DI GARLASCO, IL PERCORSO DI ALBERTO STASI
Secondo la Prima sezione penale della Cassazione il verdetto dei giudici di sorveglianza è motivato in maniera scrupolosa e coerente col percorso di risocializzazione progressiva di Alberto Stasi. Secondo quanto riferito da Il Dubbio, nelle motivazioni depositate i giudici della Corte di Cassazione sottolineano che il percorso personale del condannato per il delitto di Garlasco mostra un’evoluzione “stabile e positiva”, tale da renderlo idoneo a beneficiare di una misura alternativa alla detenzione.
La Suprema Corte non ha riscontrato irregolarità legate all’intervista rilasciata dal detenuto, chiarendo inoltre che gli aspetti problematici della sua personalità non derivano da quell’episodio, bensì da una naturale inclinazione di Alberto Stasi a “tutelarsi” e a presentare di sé un’immagine favorevole. Tale atteggiamento viene interpretato come una forma di autodifesa psicologica, connessa al processo di ricostruzione della propria autostima — un percorso che merita ulteriori approfondimenti, ma che non rappresenta un ostacolo alla concessione del beneficio.
Di “percorso assolutamente positivo di risocializzazione” ha parlato l’avvocato Giada Bocellari a Fanpage. Il legale di Stasi ha spiegato che il suo cliente “guarda con grande fiducia al suo futuro, alla sua persona“, a prescindere dal resto, ad esempio la nuova indagine sul delitto di Garlasco.