Secondo il genetista Giorgio Portera nella nuova indagine su Garlasco non si procederà come fatto con Yara Gambirasio: le sue parole
L’indagine riguardante il delitto di Garlasco non ripeterà quella avvenuta fra il 2011 e il 2014 riguardante l’omicidio di Yara Gambirasio. Lo ha spiegato chiaramente il genetista Giorgio Portera, che proprio quell’inchiesta che portò all’arresto del muratore di Mapello visse in prima persona, essendo stato il consulente della famiglia della vittima. Presente ieri negli studi di Quarto Grado ha spiegato quali siano le differenze fra Garlasco e Yara, in riferimento alla recente traccia di dna trovata nel cavo orale della bocca della povera Chiara Poggi. “L’indagine per il caso di Yara, la raccolta di 15mila campioni di confronto aveva un senso per l’altissimo valore probatorio di ignoto 1 – ricorda Portera – che venne trovato nella parte intime dei vestiti di Yara”.
Stando a Portera quel materiale biologico: “Ha obbligato a investire risorse nella ricerca del dna sulla popolazione, mentre questo ignoto 3 (appunto la traccia di dna trovata nel cavo orale di Chiara ndr) non ha lo stesso altissimo valore probatorio perchè prima di tutto è stato preso da un reperto anomalo, una garza in un ambiente sterile e da un professionisti di alto livello ma non deputati a questi prelievi”, leggasi i medici che eseguirono l’autopsia.
DELITTO DI GARLASCO, PORTERA: “L’ESAME ORALE A CHIARA FU FATTO PERCHE’…”
Questa traccia, aggiunge Portera: “E’ stata valutata in un certo senso 18 anni fa dal ris e per quello è stato fatto la ricerca solo della sperma e non avendolo trovato è stato messo da parte il dna. Hanno usato la garza per cercare di ricostruire le ore precedenti la morte della vittima, solitamente non vengono usate le garze”.
Un’altra differenza fra Garlasco e Brembate sta nel fatto che la traccia trovata addosso a Yara Gambirasio fosse ben più “marcata” rispetto a quella in bocca a Chiara Poggi: “Ignoto 1 era un profilo completo caratterizzato dal cromosoma Y che dalla parte autocromosomica e ripetuto su almeno 25 prelievi, qui abbiamo solo una parte mista con un altro soggetto e c’è solo l’Y”.
Portera conclude: “Quando c’è un omicidio mi vengono consegnati centinaia di reperti, il genetista deve avere la disciplina e l’accortezza di fare una selezione, altrimenti le indagini sono infinite. Oggi comunque ha un senso fare questa indagine, è giusto andare a cercare a chi appartiene questo profilo”.

