Una donna, detenuta presso il carcere romano di Rebibbia, ha partorito dietro le sbarre la propria figlia e l’episodio non è passato inosservato, tanto da attirare l’attenzi0ne del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap), Bernardo Petralia, il quale ha inteso commentare in questi termini la vicenda mediante una nota ufficiale, ripresa anche da “Il Fatto Quotidiano”: “Come responsabile Dap, non posso che essere rammaricato per il fatto che una donna abbia dovuto partorire in carcere. Fortunatamente si tratta di una vicenda che si è conclusa senza alcuna criticità e ora sia la mamma che la neonata stanno bene”
In particolare, si apprende che dopo i primi accertamenti disposti dallo stesso Petralia, la detenuta, che si trova nella sezione femminile dell’istituto penitenziario dallo scorso 23 giugno, in data 1° agosto aveva richiesto una revoca o una sostituzione della misura cautelare. A fronte di questa istanza, il 7 agosto l’Autorità Giudiziaria aveva comunicato di riservarsi di decidere, in attesa di una relazione dell’area sanitaria dell’istituto sulle condizioni di salute della detenuta. Il report è stato trasmesso il 10 agosto e, da quel momento, l’Autorità Giudiziaria non ha letteralmente fatto più sapere nulla.
DETENUTA PARTORISCE IN CARCERE A REBIBBIA: DI CHI È LA RESPONSABILITÀ DELL’ACCADUTO?
Successivamente, il 18 agosto, la detenuta è stata inviata per accertamenti urgenti in ospedale, rientrando presso il carcere di Rebibbia nello stesso giorno. Petralia ha tenuto a precisare che “nessuna responsabilità può essere addossata all’istituto penitenziario, che si è adoperato, nel limite delle proprie responsabilità e competenze, per velocizzare al massimo le comunicazioni con l’Autorità Giudiziaria e le Autorità Sanitarie competenti, in relazione all’istanza di revoca della custodia cautelare avanzata dalla detenuta”.
Il parto è avvenuto nella notte fra il 30 e il 31 agosto, quando la neomamma si trovava nella propria stanza del reparto infermeria dell’istituto penitenziario, assistita dal medico e dall’infermiera in servizio. Al manifestarsi dei primi dolori, il medico avrebbe contattato l’ospedale e chiesto un’ambulanza, ma proprio in quegli attimi la piccola (che, fortunatamente, gode di ottima salute) è venuta al mondo. “Come già anticipato dalla Ministra Cartabia, il Dipartimento si sta adoperando anche con la Comunità Papa Giovanni XXIII per poter ottenere per le detenute madri una sistemazione diversa e migliore all’esterno delle strutture penitenziarie”, ha concluso Bernardo Petralia.