Il fatto che il Nobel per la pace sia stato assegnato a Maria Corina Machado ha lasciato fredda la sinistra, anche italiana
La cosa che più sorprende nella scelta di assegnare il Premio Nobel per la pace alla venezuelana Maria Corina Machado non risiede, dal mio punto di vista, nell’attribuzione a un personaggio che da anni e molte volte in completa solitudine ha affrontato a viso aperto il regime dittatoriale venezuelano fin dai suoi inizi (memorabile le domande scomode che questa donna ha rivolto a Chavez nel corso di una conferenza stampa assolutamente “pilotata” agli inizi del suo potere)
e sempre utilizzando il confronto aperto che, nel corso degli anni e con il fallimento di altri colleghi politici arresisi e spesso minacciati, si è svolto sempre senza il minimo uso della violenza e, con il passare del tempo, con l’appoggio veramente di gran parte di una popolazione che, almeno questa volta, si sta dimostrando straordinariamente forte nel suo sostegno.
Conosco bene il Paese per averlo frequentato per anni e ancora non riesco a capacitarmi di come, nelle elezioni politiche del 1999, gran parte delle persone che conosco appoggiava un candidato che prometteva la piena democrazia dopo aver tentato un colpo di Stato e anche con evidenti frequentazioni personali con Fidel Castro nel corso della campagna elettorale.
Quello che realmente lascia attoniti è la sostanziale indifferenza, ma vorrei dire pure l’odio, che una certa sinistra che io ormai definisco radical-chic ZTL pensiero unico, riversa su si una figura così importante nella lotta contro una delle dittature più terribili a livello mondiale.
Anche in Italia questa faccenda ha preso piede, fomentata non solo da gruppi e movimenti apertamente legati e strenui difensori di regimi di stampo comunista sparsi nel mondo, ma pure nel “democratico” Pd che non ha elargito nemmeno una parola per sottolineare l’eroismo di Machado.
Ricordiamo che uno dei Paesi più ricchi della terra sta soffrendo, da quel fatidico 99, una crisi pazzesca, fatta di un 55% di povertà estrema (se analizziamo quella “normale” si sale al 99%), un 62% che non ha accesso all’acqua potabile e un calo demografico dell’8,2%… al quale bisogna aggiungere la fuga di oltre 7 milioni di abitanti dal Paese.
Inoltre, ci sono 15.800 prigionieri politici nelle carceri, 1.652 vittime della tortura e 300 persone uccise durante le manifestazioni.
Non per nulla il comitato del Nobel che ha assegnato il premio lo ha spiegato senza troppi giri di parole, definendo Machado “un esempio straordinario di coraggio civico: il Venezuela vive sotto una dittatura. Il nostro messaggio a Maduro è chiaro: ascoltate la gente e avviate una transazione pacifica”. Aggiungendo che “la democrazia è il fondamento di una pace duratura. Questo premio è anche un messaggio a tutti i leader autoritari del mondo: scegliete il voto, non la violenza”.
Messaggio finora ovviamente non ascoltato, visto che, a capo dell’opposizione, Machado vinse le elezioni del 2024 senza che poi il risultato venisse confermato ma alterato in maniera grottesca, come dimostrato da diverse prove che hanno accertato il gigantesco broglio elettorale.
Ora viene da chiedersi come gruppi politici che amano definirsi progressisti e difensori strenui della democrazia, tanto in Europa quanto nell’America Latina, invece di esultare per questo fatto importantissimo nella difesa istituzionale e pure dei diritti umani, sparino fango contro Machado definendola “al servizio di Trump” quando non “Agente della Cia” e pure una persona che, una volta raggiunto il potere, spinga il Venezuela verso un liberalismo totale, che Corina interpreta come il fatto che per avere sviluppo la base è quella del lavoro, come da lei spesso dichiarato.
È davvero singolare questa distonia anche ideologica di una cosiddetta “sinistra” che in altre epoche si poneva in prima persona nella difesa delle libertà democratiche, anche a rischio di creare situazioni difficili da gestire e che nei bei tempi andati provocarono crisi interne nello stesso tessuto politico “progressista”: ricordiamoci il 1969 quando l’allora Pci si mise totalmente contro la “madre Patria” Urss nel condannare l’occupazione sovietica della Cecoslovacchia e la fine dell’esperimento democratico di Alexander Dubcek.
Bei tempi andati, purtroppo: ma, per fortuna delle cose, il Nobel alla grande Corina Machado costituisce anche un forte segnale a Maduro. Che questa volta, al contrario delle altre, si trova con estreme difficoltà interne al punto che il dittatore avrebbe offerto agli Usa lo sfruttamento delle risorse del Venezuela in cambio di una tregua nelle ostilità, cosa rifiutata dagli Stati Uniti.
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