In dichiarazione dei redditi del 2025 è possibile sfruttare i crediti d'imposta proveniente dai fondi "extra". Ecco spiegato in che modo.
I contribuenti che si stanno prodigando alla compilazione della dichiarazione redditi 2025 potranno sfruttare – laddove ci siano – i crediti di imposta ricavati da eventuali soluzioni previdenziali adottate in precedenza.
Possiamo fare due esempi pratici prendendo in riferimento la vecchia APE volontaria (sperimentata per 3 anni, dal 2017 al 2019), oppure per i contribuenti che fanno domanda per ricevere gli anticipi derivanti dai loro fondi pensionistici.
Come sfruttare i crediti d’imposta in dichiarazione redditi 2025
All’interno della dichiarazione redditi 2025 è possibile sfruttare i crediti d’imposta derivanti ad esempio da alcuni fondi previdenziali. Naturalmente la fattibilità dipende da alcune casistiche, come il pagamento di alcune imposte extra per l’acquisto sulla prima casa.
In tal caso è possibile ricevere degli anticipi dai fondi, purché il beneficiario reintegri il capitale versato il prima possibile (potrà farlo sfruttando appunto il credito d’imposta e nel limite sancito dalla normativa pari a 5.164,57€).
Durante la compilazione del 730 è essenziale individuare le righe corrette, al fine di non compromettere il riconoscimento fiscale. Generalmente il diritto del credito è indicato nel Quadro con la lettera G, mentre nel rigo G3 è possibile trascrivere le somme reintegrate dopo averle ottenute grazie ai fondi complementari.
APE
Cambia invece l’applicazione dei contribuenti che hanno scelto di aderire all’APE volontaria. Quest’ultima viene prevista sulle clausole assicurative per prevenire la premorienza e/o sugli interessi applicati al prestito richiesto.
La vecchia misura sperimentale dell’anticipo finanziario, si basava su un finanziamento sottoscritto dagli interessati, ed era concesso soltanto a coloro a cui mancavano – al massimo – 3 anni e 7 mesi prima di uscire dal lavoro.
Il cedolino pensionistico doveva a sua volta essere almeno 1,4 volte in più rispetto al minimo previsto dalla polizza.
La restituzione è pattuita trattenendo una parte dei cedolini pensionistici mensili, e con durata massima di 20 anni. Questa forma di credito di imposta è esentasse ed è riconosciuta dall’ente previdenziale già dal 1° pagamento regolarmente versato.
