Diego De Silva è tra gli scrittori protagonisti di Romanzo Italiano, il nuovo programma dedicato alla letteratura in onda a partire da oggi su Rai 3.
Viaggio in Campania per Annalena Benini, che col suo programma Romanzo Italiano si propone di indagare le vite e le storie di 29 scrittori diversi raggiungendo ognuno nella propria città d’origine. Dopo aver incontrato Valeria Parrella a Napoli e Francesco Piccolo e Antonio Pascale a Caserta, la Benini si sposta a Salerno per raggiungere Diego De Silva, penna campana tra le più tradotte e apprezzate al mondo che in Certi bambini racconta le vicende dei ragazzini coinvolti nella criminalità organizzata. De Silva è nato a Napoli il 5 febbraio 1964 e, oltre a fare lo scrittore, si guadagna da vivere come giornalista e sceneggiatore. Per Einaudi ha pubblicato i romanzi La donna di scorta (2001, seconda ristampa dopo l’uscita, nel 1999, con Pequod Edizioni), Certi bambini (2001, Premio selezione Campiello), Voglio guardare (2002), Da un’altra carne (2004), Non avevo capito niente (2007, Premio Napoli – Libro dell’anno e finalista Premio Strega), Mia suocera beve (2010), Sono contrario alle emozioni (2011), Mancarsi (2013), Terapia di coppia per amanti (2015), Divorziare con stile (2017) e Superficie (2018).
Chi è Diego De Silva
Nel palmarès di Diego De Silva c’è spazio anche per il Premio Nazionale Letterario Pisa ex aequo di Narrativa conquistato nel 2003. Un anno più tardi, il suo lavoro migliore Certi bambini ha ispirato il film omonimo diretto dai fratelli Frazzi che si è aggiudicato l’Oscar europeo e due David di Donatello. Nel 2017 è uscita al cinema la seconda pellicola tratta da uno dei suoi libri, Terapia di coppia per amanti, per la regia di Alessio Maria Federici. In qualità di esperto di cinema, De Silva collabora con Il Mattino, L’Espresso e l’inserto culturale Tuttolibri de La Stampa. I suoi libri sono tradotti in una decina di lingue tra Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Grecia, Israele, Serbia e Usa.
Superficie è l’ultimo libro
Di recente, Diego De Silva è ‘emerso’ con il suo ultimo libro intitolato Superficie, un esperimento letterario pregno di ironia e sarcasmo sugli stereotipi e le frasi fatte che rendono banali non solo i nostri discorsi, ma anche le nostre relazioni. Per molte persone, vivere in superficie, senza alcuna profondità, è quasi rassicurante: vuol dire non correre troppi rischi, nei rapporti come nella vita. “È vero”, assicura De Silva in un’intervista a illibraio.it, “in superficie si galleggia, o si può nuotare evitando di guardare il fondo. Può essere una tecnica di sopravvivenza, ma il problema è che se rimani in superficie non capisci niente. Allora cosa fai? Vai a orecchio, ti affidi al sapere corrente, che, essendo un sapere di superficie, fatto di pensieri e parole rimasticate e modaiole (che so, ‘Geopolitica’, ‘Narrazione’, ‘Transfert’ – ma molti, fateci caso, omettono la t finale, confondendo Freud con Uber), ti escono di bocca quasi a tua insaputa, come fossi un pappagallo automatico, che si ammaestra di default”. Lui però non lo è di certo (né come scrittore né come uomo). Lo dimostra in un racconto che, denso di banalità, riesce a essere affatto banale.