La storia di don Jean Baptiste, partito dal Burkina Faso per approdare a Forlì: l'ex musulmano convertito al cristianesimo grazie alla madre

Da qualche mese al fianco di don Nino Nicotra nella diocesi della Basilica di San Mercuriale in quel di Forlì, don Jean Baptiste non è certamente il primo prete cristiano proveniente dall’Africa a svolgere servizio in una delle tante chiese italiane, ma a rendere particolare la sua storia – narrata in questi giorni dal quotidiano Avvenire con un’intervista rilasciata dallo stesse sacerdote originario del Burkina Faso – c’è sicuramente il fatto che sia nato come musulmano, con un padre fortemente credente ed una madre che (in un certo senso) ‘avviò’ don Jean Baptiste alla strada cattolica.



A raccontare la sua stessa storia è – appunto – don Jean Baptiste che ad Avvenire ha ricordato che il padre “era di religione islamica” ma entrò in contatto con i cattolici durante la Seconda guerra mondiale che trascorse in Francia imparando “la cultura della tolleranza religiosa”: fu proprio lui a permettergli di frequentare “la scuola dei bianchi”, mente la madre quando aveva solamente 6 o 7 anni “mi parlò di una medaglietta miracolosa della Vergine Maria” che – dopo gli studi tecnici – lo spinse ad iniziare “la formazione cristiana“.



Don Jean Baptiste: “Tra Africa e Italia la vita pastorale è molto differente”

In quel periodo formativo – ricorda ancora don Jean Baptiste – conobbe un sacerdote che lesse e spiegò “il Vangelo talmente bene” che gli fece venire la voglia di seguire il suo esempio: all’età di 14 anni “chiesi il Battesimo” dopo aver passato tutta la sua infanzia “da musulmano” e da quel momento ha prestato servizio tra Zabré, Salambaore, Boussouma e Bittou prima di chiedere il trasferimento in Italia per – spiega don Jean Baptiste – “conoscere una pastorale e una Chiesa diversa da quella della cultura francofona e africana“, finendo così a Forlì.



Attualmente – confessa ancora don Jean Baptiste – nel comune romagnolo “mi trovo molto bene”, anche se attualmente si sta limitando a “guardare [e] capire” prima di poter agire dato che “qui la pastorale è molto diversa” e prevede una sere di regolamenti inesistenti in Africa – e cita, in particolare, le messe quotidiane e il fatto che “i ragazzi della catechesi [sono] sempre accompagnati dai genitori e con orari rigidi” rispetto alla totale libertà dei corrispettivi africani -; ma sicuramente il suo ricordo più bello della vita cristiana è quando “mia mamma (..) prima di morire nel 2015 mi ha chiesto di essere battezzata” in un vero e proprio “dono che Dio ha fatto ad entrambi”.