A "Il Caso" l'approfondimento su Donato Bilancia: chi era il serial killer che terrorizzò la Liguria con 17 omicidi compiuti nell'arco di 6 mesi
La diretta di oggi – mercoledì 6 agosto 2025 – della trasmissione “Il Caso” si occuperà di quello che a più riprese è stato definito il più brutale serial killer italiano, ovvero Donato Bilancia, autore accertato di 17 differenti omicidi compiuti nell’arco di appena 6 mesi e titolare di una delle più dure condanne mai inflitte dalla nostrana giustizia: una figura enigmatica e che ha colpito un numero spropositato di persone al solo fine di togliere la vita, senza apparenti ragioni secondarie, morto durante la detenzione.
Nato nel 1951 a Potenza, Donato Bilancia crebbe in un ambiente familiare tutt’altro che positivo, costretto a fare i conti con numerose difficoltà economiche e con genitori disfunzionali: un mix, specialmente se unito al fatto che fosse affetto da disturbi psichiatrici non diagnosticati o curati, che lo portarono a vivere una vita di quasi completo isolamento sociale, dedita soprattutto alle bische – clandestine o non – nelle quali accumulò ingenti debiti.
Proprio per via di questa sua propensione al gioco d’azzardo, Donato Bilancia maturò il primo intento omicidiario, decidendo di colpire Giorgio Centanaro e Maurizio Parenti, accusati – forse falsamente – di aver barato durante una partita a carte: dopo aver soffocato e rapinato il primo, si introdusse nella casa del secondo, uccidendo in quell’occasione anche la moglie Carla Scotto con quella che divenne la sua arma prediletta, una Smith & Wesson 38.
Dopo i primi tre omicidi, Donato Bilancia iniziò a diventare paranoico al pensiero di potenziali ritorsioni e fu in quel momento che i suoi omicidi divennero del tutto insensati: uccise, infatti, i coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto e, poi, anche – in due momenti distinti – Luciano Marro e Giangiorgio Canu; tutti e tre al solo fine – raccontò dopo l’arresto – di depistare le indagini e spostare le attenzioni dei presunti inseguitori.
L’OMICIDIO DI MAURIZIO PARENTI E LA LETTERA DI DONATO BILANCIA AI FAMIGLIARI
Fa ancora polemica la lettera che Donato Bilancia scrisse ai famigliari di Maurizio Parenti, un suo amico, ucciso il 24 ottobre 1977. Nella testa e nel cuore del killer si tratta di una lettera di pentimento, di scuse vere per l’abominio da lui commesso. Donato Bilancia dice che Maurizio Parenti era una brava persona, a cui era molto legato e che l’unica colpa che aveva avuto, se così può essere chiamata, sarebbe stata quella di aver avuto a che fare con lui in un momento particolare della sua vita, in cui era annebbiato completamente dalla droga.
Chi lo conosce scommette sul fatto che Donato Bilancia sia una persona diversa, che ha cambiato la sua vita, ha fatto un lungo percorso personale di ravvedimento e ora è davvero pentito e desideroso di ricevere il perdono da parte della famiglia di Maurizio. Nella lettera infine si propone di far arrivare ai parenti della sua vittima dei soldi.
Purtroppo la richiesta di perdono di Donato Bilancia non ha avuto gli esiti sperati. Il fratello di Maurizio Parenti, Umberto, ha risposto in modo molto duro, disilluso. Non ha creduto a una parola di Donato Bilancia, ha rispedito al mittente la richiesta di perdono e la proposta dei soldi, facendo un ultimo appello a Donato Bilancia e ai media: “Il killer di mio fratello deve dimenticarci, non vogliamo più sapere nulla di lui, non vogliamo essere tirati in ballo, deve solo lasciarci stare. E ai media chiediamo di ignorarlo”.
Il filone di omicidi delle prostitute e sui treni: la fine della “carriera” criminale di Donato Bilancia
Dopo quei “primi” omicidi, Donato Bilancia iniziò a colpire in modo del tutto indistinto le prostitute liguri e piemontesi – da qui il soprannome con il quale è passato alla storia criminale del nostro paese, appunto “il serial killer delle prostitute” – e tra il 9 marzo del 1998 e il successivo 3 aprile tolse brutalmente la vita a Stela Truya, Ljudmyla Zubskova, Tessy Adodo e Luisa Ciminiello, oltre al metronotte Enzo Gorni; ferendo anche al contempo July Castro e iniziando a lasciare alcune tracce che tornarono particolarmente utili agli inquirenti.
Dopo il filone dedicato alle prostitute, Donato Bilancia iniziò a colpire sui treni uccidendo – anche qui senza alcuna ragione, scegliendo le sue vittime in modo completamente casuale – Elisabetta Zoppetti e Maria Angela Rubino, intervallate dalla prostituta Kristina Valla e chiudendo il ciclo con il benzinaio Giuseppe Mileto: a quel punto l’attenzione su Donato Bilancia era altissima e grazie a una lunghissima serie di multe accumulate, a un identikit fornito dalla sopravvissuta (l’unica) July Castro e al DNA raccolto sui mozziconi di sigaretta lasciati sulle scene degli omicidi, gli inquirenti lo arrestarono il 6 maggio del 1998.
Dal conto suo Donato Bilancia non ha mai negato nessuno degli addebiti ed è stato condannato a un totale di 13 differenti ergastoli e 16 anni di reclusione: nel 2000 entrò in carcere e nel 2003 terminò il suo periodo di isolamento diurno impartito dal giudice; mentre nel 2019 provò anche ottenere un permesso premio e nel 2020, a causa soprattutto del rifiuto di concedergli il premio, dopo aver contratto il covid in carcere, rifiutò le cure e morì all’età di 69 anni durante il ricovero ospedaliero.