Dal Blog di Vanity Fair una domanda cui forse solo le quarantenni possono rispondere: come barcamenarsi tra le paturnie degli “anta”?
A chiederlo è la (evidentemente) quarantenne Cristina Manfredi che in sostanza si chiede: quando hai quarant’anni come ti comporti quando la vita è, come dice lei, “fastidiata”?
Vero è che ogni età ha le sue risorse: a cinque anni c’è la mamma che pensa a consolarti, soffiarti il naso e offrirti generi di conforto, a quindici c’è il gruppo di sostegno delle amiche che si ritrovano alla panchina del parco (bei ricordi, che anche a gennaio, stare sedute su una panchina a meno dieci gradi immerse nella nebbia padana, era un momento di estremo calore e intimità), a trenta annebbi le paturnie in una serata disco o in qualche evento mondano dopo esserti tirata a lucido.
Ma a quaranta? Secondo la Manfredi a quaranta reclami il tuo momento Lebovsky, in cui aggirarti per casa in ciabatte e accappatoio, frigo alla mano, e chiederti perché, nonostante gli sforzi, non hai anche tu diritto alla tua fucking favola. Eh! Perché?
Magari il mattino dopo ti svegli sapendo che è solo un momento passeggero e alla fine si sopravvive a tutto, tranne che a una pallottola in testa. Magari in ufficio dovrebbero istituire una ADP, un’Area Depressi Temporanei, in cui rifugiarsi un quarto d’ora per lamentarsi senza ritegno come Billy Cristal in “Harry ti presento Sally”, e poi c’è il classico nascondiglio della nostra utilitaria, in cui scoppiare a piangere senza recare imbarazzo a nessuno sulle note di una di quelle canzoni che abbiamo sempre snobbato. Il post cita Baglioni, ma scommetto farebbero un effetto analogo la Pausini, Masini, i Pooh o i Rem… Si, i Rem!Ora che ci penso, non a caso il loro video di “Everybody hurts” vedeva una serie di persone bloccate nel traffico, che soffrivano ognuna a modo suo dentro la propria macchina.
Meglio soffrire a 20, 30 o 40 anni? Sarebbe meglio non soffrire affatto, ma credo che se hai una sensibilità abbastanza profonda da soffrire nel modo in cui la gente soffre nei film romantici e nella letteratura vittoriana, non c’è niente da fare… Beati i duri di cuore.