La storia di Marina Chapman raccontata nella sua biografia, “La bambina senza nome”, edito in Italia da Piemme e in uscita a maggio 2013. Una storia che sembra più un romanzo, ma è la vita realmente vissuta da questa donna che negli anni ’50 venne rapita dalla sua casa in Colombia, per essere poi abbandonata nella giungla e allevata da un gruppo di scimmie cappuccino.
“Avevo quattro anni e stavo sgranando piselli nell’orto vicino a casa. È uno dei primi ricordi che ho di me stessa. Una mano mi afferra, mi schiaccia uno straccio sulla bocca e il cielo diventa nero. Poi i miei rapitori mi hanno abbandonato nella giungla colombiana.” Il sequestro dura poco e la piccola viene abbandonata nella giungla dove vaga, stordita e affamata, per due giorni, fino a che incontra una colonia di cebi cappuccini che l’adottano e le permettono di adattarsi al loro stile di vita.
Grazie a questa “famiglia”, con cui vive per 5 anni, impara ad arrampicarsi sugli alberi e a catturare uccelli e conigli a mani nude. Ma la sua straordinaria vita ha risvolti altrettanto avventurosi, quanto drammatici: un giorno viene ritrovata da una coppia di cacciatori, che invece di metterla in salvo, la vende in cambio di un pappagallo a un bordello nel nord-est della Colombia.
Lì viene picchiata ed avviata alla prostituzione, ma la sua volontà e la sua capacità di sopravvivere hanno la meglio: in breve riesce a fuggire saltando da una finestra. Da quel momento comincia a vivere per strada campando di espedienti, fino a che all’età di 17-18 anni, una famiglia colombiana la prende con sé come serva. E’ in quel periodo, quando le chiedono il suo nome, che la ragazza, da un anfratto della memoria tira fuori il nome Marina Luz, che non si sa se sia davvero il nome originario.
Con la famiglia si trasferisce in Inghilterra, e lì Marina conosce il suo futuro marito, dal quale avrà due figlie.
E’ il 1977 e solo tempo dopo marina ha il coraggio di raccontare al marito le sue origini. Con l’aiuto delle figlie la donna ha ricostruito la sua incredibile vicenda, e ha scritto questo libro autobiografico.
Gli zoologi le credono, poiché il suo non è il primo caso di bambini che hanno vissuto con i primati, riuscendo poi a riadattarsi ad una vita tra gli umani.
Due anni fa Marina Luz è tornata in Colombia con la speranza di ritrovare i suoi genitori naturali, ma senza riuscirci.