Un manifesto pubblicitario con la bellissima modella israeliana Bar Rafaeli, un’immagine molto comune sui muri delle nostre strade, diventa il simbolo di un cambiamento. Perchè il poster è apparso su un muro di Gerusalemme e perchè questo accadesse un gruppo di attiviste che hanno combattuto per 18 mesi in un paese in cui piuttosto che mostrare una donna su un cartellone, si preferisce disegnarla, come accadeva in un passato recente.
Queste attiviste -come spiega Davide Frattini su Il corriere della sera- combattono, al pari delle femministe che vogliono per le donne il diritto a recarsi al muro del pianto- l’esclusione e la separazione negli spazi pubblici.
A Gerusalemme “l’esclusione femminile è il risultato di un crescente estremismo religioso — commenta Rachel Azaria, consigliere comunale, al quotidiano —. È un piccolo gruppo che prova a imporre la propria volontà a tutti gli altri: quando abbiamo cominciato a reagire la situazione è cambiata”.
E ,come raccontano queste attiviste: “Rabbini e uomini di affari violano i diritti fondamentali delle donne: ci vietano di continuare gli studi superiori, fatta eccezione per l’insegnamento, siamo costrette a sederci in fondo ai bus, sono previsti criteri più rigidi per l’ abbigliamento e adesso si dichiara che intere strade saranno vietate alle donne. Un paese libero e democratico non può permettere che una piccola fazione di uomini terrorizzi interi quartieri”.
Così, spiega Davide Frattini, “Alla fine di aprile un tribunale di Gerusalemme ha dato ragione alle Donne del Muro, l’organizzazione che dal 1988 combatte per poter pregare davanti alle pietre più sacre dell’ebraismo come gli uomini”.
Secondo il giudice, le donne non contravvengono alle «usanze locali», e venerdì scorso sono arrivate in almeno cinquecento per la cerimonia prevista il primo giorno del mese nel calendario ebraico, questa volta sotto scorta della polizia che le ha protette invece di arrestarle: attorno migliaia di ultraortodossi che hanno insultato loro e gli agenti.
Il rabbino Ovadia Yosef ha incoraggiato alcune studentesse ad invadere la piazza contro queste donne “sovversive”, ma la replica è arrivata da una delle leader del movimento, Anat Hoffman: “I rabbini non sembrano capire che queste studentesse finiranno con il chiedersi “perché io no?”. Una domanda molto sovversiva”.