Ieri mattina nel milanese, un altro caso di aggressione ai danni di una giovane donna. La ragazza, 32 anni, all’ottavo mese di gravidanza, stava entrando all’ospedale di Cuggiono verso le 8,30 per effettuare i controlli di routine, quando un uomo in sella ad uno scooter le è passato accanto gettandole dell’acido muriatico in volto. La prognosi è di 20 giorni e sembra che non ci siano danni alla vista. Al momento i carabinieri stanno indagando per individuare il colpevole mentre la ragazza non ha saputo dare indicazioni sul movente dell’aggressione.
Un caso simile a quello avvenuto nel mese di aprile a Pesaro, quando una giovane avvocatessa è stata aggredita con l’acido per mano di un albanese: mandante l’ex fidanzato della donna, anche lui avvocato, che da mesi la perseguitava. La donna aveva già sporto verso l’avvocato una denuncia per tentativo di scasso nella sua abitazione, ma non per stalking, perchè, come ha raccontato al pm “non voleva rovinarlo”.
L’aggressione di ieri nel milanese non ha ancora un autore identificato, ma sorprende l’analogia di due aggressioni simili nel giro di poco tempo, che fa nascere domande inquietanti, che abbiamo rivolto allo psicologo Alessandro Meluzzi.
Dottor Meluzzi, i casi delle due donne colpite al volto con dell’acido fanno pensare ad un’allarmante analogia. E’ possibile che si verifichino casi di emulazione?
Potrebbe esserci una componente di emulazione, anche se va ricordato che questo tipo di violenza purtroppo è una pratica antica, piuttosto radicata, detta del “vetrioleggiamento”, segnata da due aspetti fondamentali: uno è di fare del male, l’altro ha un significato simbolico, legato alla funzione comunicativa, estetica del volto. Significa quindi non provocare solo dolore fisico ma distruggere l’immagine, la bellezza, c’è un surplus di significato simbolico.
Spesso notizie di cronaca che hanno molta risonanza mediatica diventano una sciagurata “fonte di ispirazione” per casi simili. Su quale tipo di persone possono fare presa?
Intanto su due tipi di persone: persone che covano risentimento verso qualcuno, da un punto di vista razionale o immaginario.
Ci sono persone che sviluppano rancore perchè ritengono di aver subito un torto da una persona, o un abbandono, altri odiano persone che non conoscono direttamente, le quali non sanno di essere oggetto di un’attenzione negativa e diventano il simbolo di ciò che una mente disturbata odia, rifiuta o vorrebbe essere, quindi le ragioni per cui si odia uno sconosciuto sono misteriose ma sempre legate a una dimensione psicologica del profondo.
Mentre il vetrioleggiamento per abbandono è legato al fatto di voler distruggere la vita affettiva, relazionale della persona dalla quale si ritiene di essere stati ingiustamente abbandonati.
Sarebbe giusto incoraggiare un’informazione meno diffusa, meno dettagliata, in modo da scoraggiare casi di imitazione?
Io sono sempre contrario alla censura. Uno per una ragione oggettiva: fermare l’informazione è come pensare di fermare l’aria con le mani: è’ un proposito illusorio. E inoltre lo ritengo sbagliato. Bisogna che la società si formi degli anticorpi e pensare di passare attraverso la censura non è un mezzo per lenire la follia. Le società totalitarie caratterizzate dalla censura erano segnate da gravi crimini, che però covavano sotto le ceneri di un’apparenza normalizzata.
Ancora una volta ci si chiede: perchè in casi di conflitti di coppia e separazioni è quasi sempre la reazione maschile a sfociare in una violenza spesso efferata?
Perchè la violenza è il segno di una fragilità e di un’ immaturità simile a quella di un adolescente impazzito che si sente abbandonato dalla madre. E’ segno di un’evoluzione (e involuzione) dei ruoli della coppia, che non può essere attribuita all’emancipazione della donna, ma che mette di fronte ad una donna più autonoma e capace di decidere di sé, un maschio fragile, che nelle forme estreme diventa un bambino impazzito che si vede sfuggire il giocattolo, e preferisce vederlo annientato piuttosto che perderlo.
Gli uomini si ritrovano spiazzati quindi di fronte a questi cambiamenti…
Si, un problema che ha radici profonde nell’identità di genere e nei ruoli, e che tra i tanti aspetti vede la vulnerabilità dell’universo maschile nella società post- maschilista.Credo servano un’attenzione e una cura particolare verso questi maschi che vediamo disperati, a volte anche nel ruolo di vittime se pensiamo ai padri separati dai figli, e in altri casi non vittime ma carnefici.
Bisogna tenere presente che oggi il maschio abbandonato, diversamente da quello che accadeva in passato, è un soggetto ad alto rischio.