Nella clinica dove Jenny Higgins ha lavorato a Washington si effettuavano aborti come in una catena di montaggio, uno dopo l’altro, senza offrire alle donne la giusta consulenza. A loro venivano dedicati cinque minuti. Jenny Higgins in seguito ha scritto un libro, pubblicato nel 2006, dal titolo “Aborto sotto attacco: donne sulle sfide che attendono la scelta”. La scrittrice ha un punto di vista pro-aborto ma gli anni trascorsi nella clinica l’hanno fatta ricredere, anche se ha mantenuto la sua posizione. “Cure affrettate e inadeguate” in primo luogo e il degrado generale della clinica in secondo luogo, ma soprattutto il fatto che l’aborto è traumatico. L’aborto è perdita, dolore, difficoltà. Lei ogni giorno incontrava il trauma umano dell’aborto. “L’aborto non è abilità. È un atto che infligge pregiudizio psicologico”, ha scritto. Lo confermano studi su donne post-aborto. In particolare due studi hanno dimostrato che il tasso di suicidio per le donne che hanno avuto aborti è 6-7 volte superiore a quello delle donne che non ne hanno avuti. Un rischio dieci volte maggiore per le adolescenti. Un altro studio, guidato dal professore David M Ferguson, ha dimostrato che le donne che hanno praticato l’aborto sono a rischio depressione due volte maggiore rispetto alle donne che sono in stato di gravidanza. Il 35 per cento hanno infatti una probabilità di sviluppare la depressione rispetto a chi porta a termine la gravidanza. Altri studi dimostrano un aumento di ricoveri psichiatrici, disturbi del sonno, disturbi alimentari e abuso di sostanze, nonché abuso di minori tra le donne che hanno avuto aborti (Serena Marotta)