Un nuovo studio, a cura di una ricercatrice della Pennsylvania State University, Sabrina Voltaire, ci dice che i neonati che si svegliano di frequente di notte piangendo, è meglio cercare di calmarli e tranquillizzarli in modo che si riaddormentino presto, piuttosto che lasciarli piangere fino allo sfinimento. Uno studio nuovo, ma che non dice in realtà nulla di nuovo rispetto a quello che qualunque buon genitore sa e che già applica: tenere in braccio il neonato, si sa, ha un effetto tranquillizzante per lui e lo calma, per quanto faticoso sia per il genitore passare del tempo svegli in piena notte. D’altro canto anche lasciarlo piangere a lungo non permette a nessuno di dormire. In realtà c’è una corrente di pensiero che si oppone a questa: quella che dice che tenerlo in braccio “lo vizia”, gli fa prendere questa abitudine, e quella di chi dice che è meglio per evitare questo “vizio” lasciare il neonato a urlare.
SE I BAMBINI PIANGONO DI NOTTE È MEGLIO CALMARLI
C’è del vero in tutte e due le visioni, ma sicuramente un neonato ha bisogno del contatto fisico con il genitore, cosa che è necessaria piuttosto che lasciarlo solo, anche a livello di sviluppo psicologico. Il nuovo studio ha preso in esame 167 famiglie con un neonato per un periodo di circa 9 mesi. Ogni famiglia ha dovuto prendere nota con quale frequenza il bambino si svegliava di notte a tre mesi, sei mesi e nove mesi di età. In ogni camera da letto dei piccoli erano poi state installate delle telecamere per osservare in che modo i genitori si comportavano. Lo studio ha dimostrato che i bambini i cui genitori si recavano da loro fino a tre mesi di età hanno perso maggiormente rispetto agli altri l’abitudine di svegliarsi di notte. Per i bambini di età superiore ai tre mesi invece non cambiava nulla se i genitori lo prendevano in braccio o lo lasciavano piangere. Dunque, secondo i ricercatori, è stato sconfitto l’approccio detto in America del “cry out” che si potrebbe tradurre in italiano come “lasciateli sgolare fino a quando si addormentano”.