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Home » Esteri » DOPO BAKHMUT/ “Controllo dei territori e controffensiva, le due opzioni di Mosca e Kiev”

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DOPO BAKHMUT/ “Controllo dei territori e controffensiva, le due opzioni di Mosca e Kiev”

La Russia annuncia la caduta di Bakhmut ed è vicina a occupare la regione di Donetsk. L'Ucraina non ammette la sconfitta: potrebbe far partire da lì la sua controffensiva

Int. Gianandrea Gaiani
Pubblicato 23 Maggio 2023
Carristi ucraini nei pressi di Bakhmut (LaPresse)

Carristi ucraini nei pressi di Bakhmut (LaPresse)

Gli ucraini ripetono che non è ancora del tutto vero. Ma Bakhmut, o quel che ne rimane, è caduta nelle mani dei russi. Ne controllano da tempo il centro, ma ormai hanno in mano la città considerata fino ad oggi il simbolo della resistenza di Kiev. “Il centro abitato – osserva Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa – è in mano ai russi e lo era da settimane. Anche le rilevazioni satellitari mostravano gli ucraini barricati in alcuni edifici di oltre 20 piani nella zona nuova della città, che difendevano con le unghie e con i denti. Bakhmut è caduta ma era già settimane che gli ucraini difendevano brandelli di quartieri periferici”.


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Ora si aprono nuovi scenari: gli ucraini, per cercare di rilanciare, potrebbero far partire proprio da lì la loro tanto attesa controffensiva. I russi, per parte loro, sono vicini a uno dei loro obiettivi militari: occupare per intero Donetsk e Lugansk. Intanto, dopo la conquista di Bakhmut, non è ancora chiaro quale sarà il futuro utilizzo della Wagner. Il suo capo, Prigozhin, continua ad attaccare in modo violento il ministro della Difesa e il capo di stato maggiore russi, e la sua potrebbe essere diventata una presenza scomoda. Nella zona di Bakhmut dovrebbe lasciare il campo. Al suo posto arriverebbero le truppe cecene di Kadyrov.


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Possiamo dire che Bakhmut è caduta?

È vero anche quello che dicono gli ucraini, quando affermano che nella zona di Bakhmut continuano a combattere: il centro urbano è in mano ai russi, ma a un chilometro dalla città ci sono gli ucraini. È una questione di sfumature: la città è in mano ai soldati di Mosca, nei dintorni si sta combattendo. I russi avevano fatto una manovra a tenaglia intorno a Bakhmut avanzando a Nord e a Sud. Tutti si aspettavano che chiudessero questa tenaglia, e invece la Wagner è avanzata metro per metro nella città. Gli ucraini hanno attaccato gli schieramenti russi a Nord e a Sud, conseguendo qualche successo e avanzando di due o tre chilometri: non sufficienti per prendere ai fianchi la Wagner.


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Gli ucraini come potrebbero muoversi ora?

Bisogna vedere se scateneranno qui una controffensiva maggiore rispetto a quelle lanciate negli ultimi giorni, che li hanno portati ad avere molte perdite con guadagni territoriali minimi. È una guerra in cui si guadagna poco territorio ad alti prezzi di sangue.

Quindi potremmo aspettarci che la controffensiva ucraina parta proprio da Bakhmut? E i russi, invece, dove punteranno ora?

In Russia c’è un confronto aspro tra Prigozhin e i vertici militari, che non tocca mai Putin. In Ucraina abbiamo un confronto simile: il generale Zaluznyj, capo di stato maggiore della Difesa, ha sempre sostenuto che non aveva senso bruciare così tante brigate per la difesa di Bakhmut, perché erano formate da combattenti esperti che sarebbe stato meglio risparmiare per altre battaglie. Invece in Ucraina ha prevalso la linea politica secondo la quale non bisognava cedere un metro di terreno, quella di Zelensky: “Fino a che combattiamo a Bakhmut – sosteneva il presidente ucraino – gli occidentali continueranno a rifornirci, se ci ritiriamo perderanno fiducia nelle nostre capacità di vincere la guerra”. Finora ha vinto la linea politica e non quella militare. Poi ci sono voci su Zaluzhny colpito gravemente, se non morto, smentite dagli ucraini, anche se il migliore modo di smentire sarebbe mostrarlo in pubblico.

Per gli ucraini quanto è duro il colpo della perdita di Bakhmut?

Il generale Syrskyj, comandante dell’esercito ucraino, è volato subito a Bakhmut per controllare che l’esercito non sia demoralizzato. C’è un impatto anche sul fronte interno: stanno perdendo Marinka e Avdiivka a Sud di Bakhmut. È l’intera seconda linea difensiva del Donbass che sta crollando. Decidere di iniziare la controffensiva qui potrebbe essere importante se Bakhmut continuerà ad avere il valore simbolico che le è stato dato finora. Ma il valore è anche militare. Dopo Bakmuht restano Slovyansk e Kramatorsk, dopo di che i russi hanno conquistato tutta la regione di Donetsk, che insieme al Lugansk, già quasi tutta russa, era il principale obiettivo strategico che i russi si erano dati.

Come si estende l’occupazione russa finora?

I russi si sono annessi quattro regioni: Kherson, Zaporizhzhia, Lugansk e Donetsk: è ragionevole ritenere che punteranno ad avere il controllo completo di queste regioni, che per ora non controllano interamente. Sono le quattro regioni che si sono annessi con i referendum dell’anno scorso.

La Wagner a Bakhmut potrebbe lasciare il campo ai ceceni dell’Akhmat. I russi continueranno a puntare su Prigozhin?

Prigozhin ha detto che a Bakhmut prepareranno le difese e il 25 maggio lasceranno le posizioni all’esercito russo. Ovviamente qualunque dichiarazione potrebbe essere un inganno, infatti l’altra sera la Wagner era di nuovo all’assalto a Nord di Bakhmut. Certo, la Wagner si è logorata molto in questa battaglia, è possibile che abbia bisogno di riorganizzarsi. È possibile anche che Mosca abbia detto a Prigozhin “Vinci a Bakhmut e poi togliti perché stai diventando ingombrante”. Prigozhin ha messo la Wagner in una situazione complicata: la sua aggressività politica rischia di mettere in imbarazzo i vertici di Mosca. La decisione su cosa farà la Wagner domani non sarà basata solo su criteri militari, ma anche politici.

Nelle sue ultime dichiarazioni contro il ministro della Difesa Shoigu e contro il capo di Stato maggiore, Prigozhin li accusa di “crimini” per non aver sostenuto a dovere l’avanzata dei suoi uomini. Dichiarazioni che pagherà care?

In Russia stanno nascendo altre società private, come Pmc (Private military company, nda), meno note della Wagner, che potrebbero prendere il suo posto. Si sente dire che verrà sostituita dalle forze di Kadyrov, le forze speciali cecene. Non so se è vero ma è possibile: sul fronte di Bakhmut, al fianco degli ucraini, combattono anche due battaglioni di miliziani ceceni, islamisti, nemici di Kadyrov e dei russi. Vecchi nemici che si ritrovano dopo la guerra in Cecenia.

Il posizionamento sui lati di Bakhmut di alcune forze ucraine potrebbe essere un punto di ripartenza per una controffensiva?

L’accerchiamento di Bakhmut lo stavano facendo i russi, i contrattacchi ucraini hanno respinto i russi di qualche chilometro ma non li hanno respinti molto a Est di Bakhmut. In questo momento, insomma, non ci sono riscontri a una possibile mossa degli ucraini per accerchiare Bakhmut. Potrebbe essere un obiettivo se scatenassero a Nord e a Sud della città quella controffensiva annunciata da tempo.

Gli Usa e gli occidentali ora sembrano propensi a fornire gli F16 agli ucraini. La caduta di Bakhmut può cambiare il loro atteggiamento nei confronti della guerra?

Che ci sia un contraccolpo è normale, che ci sia un tentativo di ignorare questa sconfitta è molto grave. La vittoria russa è importante anche per il valore simbolico di Bakhmut. Gli F16 che vengono dati all’Ucraina mediaticamente sono un’ottima cortina fumogena per non parlare di Bakhmut, ma potremo fornirli a Kiev a guerra finita. Gli ucraini avrebbero bisogno di aerei che sanno già usare. Ma in questo momento non si può convertire la forza aerea ucraina da velivoli sovietico-russi a velivoli occidentali, perché richiede molto tempo, soldi e addestramento, oltre che infrastrutture logistiche. È un lavoro che non si può fare sotto il tiro dei missili russi. Per riconfigurare la loro aeronautica militare ci vorrà un anno o un anno e mezzo anche in tempo di pace.

Nella vicenda degli F16, intanto, l’Europa ha perso un’occasione per favorire la sua industria militare?

Tutti i Paesi del Nord (Olanda, Danimarca, Belgio, Norvegia) hanno F16 vecchi degli anni 80 da dare agli ucraini, perché hanno preso gli F35 nuovi. Il problema è che per l’Europa è un altro autogol, perché si tratta di un modello americano: così logisticamente l’Ucraina diventa dipendente dagli Usa, da Lockheed Martin, azienda americana. L’Europa avrebbe dovuto dire all’Ucraina: “Ti facciamo entrare nella Ue, ti sosteniamo con i nostri soldi, con le armi, ma la tua aeronautica la riorganizzi con prodotti europei”.

Intanto non ci resta che aspettare e vedere se e come gli ucraini reagiranno alla sconfitta di Bakhmut?

Vedremo come reagiranno gli ucraini e le capacità russe di contrastare la controffensiva o di anticiparla. Al netto della propaganda, non abbiamo le idee molto chiare sulle capacità russe e degli ucraini. Ci potrebbero essere sorprese: gli ucraini potrebbero attaccare anche in territorio russo, mentre Mosca potrebbe anticipare la controffensiva ucraina assumendo l’iniziativa in un settore del fronte.

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Tags: Volodymyr Zelensky

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