DOPO ELISABETTA/ Scozia, Irlanda, Brexit: l’agenda di Carlo è piena di incognite

- int. Leonardo Maisano

Dopo la morte di Elisabetta riuscirà Carlo III a tenere unito un Paese in cui le spinte indipendentistiche sono sempre più forti? Il primo a rischiare è il Commonwealth

granbretagna re carlo camilla 1 lapresse1280 640x300 Re Carlo III con la consorte Camilla (LaPresse)

La morte di Elisabetta nella ribelle Scozia getta un’ombra, per chi crede nelle coincidenze del destino. Tutti hanno visto che al passaggio della salma dell’ex regina a Edimburgo migliaia di persone si sono riversate per stradaper onorarla. Ma quanti di loro tributavano affetto alla donna e quanti alla regina del Regno Unito? Ricordiamo tutti che il no all’indipendenza del Paese, nel referendum tenutosi nel 2014, ottenne solo un risicato 55,3% e il governo scozzese ha già fatto richiesta per un nuovo referendum da tenersi il prossimo 23 ottobre, che ovviamente, dato il lutto nazionale, verrà rimandato.

Carlo III si trova davanti questioni aperte che la scomparsa di una figura unitaria come era la madre potrebbero far esplodere in mondo fragoroso: in Irlanda del Nord lo scarto che una volta era di 60 a 40 a favore dei protestanti, già nel 2011 ha mostrato che si era ridotto a solo il 3%. E con la possibilità di un referendum per lasciare il Regno Unito e unirsi al resto dell’Irlanda prevista per legge, un altro pezzo di Paese potrebbe andarsene. “Sono questioni che Carlo dovrà affrontare, ma prima di queste è più probabile si assista allo sfaldamento del Commonwealth, l’uscita di quei Paesi di cui è ancora a capo la monarchia inglese, come il Canada e la Giamaica” ci ha dettoLeonardo Maisano, ex corrispondente da Londra per Il Sole 24 Ore.

L’affetto che si è visto nei confronti di Elisabetta per le strade di Edimburgo, in un Paese che ancora mira all’indipendenza, è stato rivolto alla persona più che alla regina?

Sì, assolutamente. Una buona parte della popolazione scozzese, e la quota dipende dai sondaggi e dai momenti, resta favorevole all’indipendenza. Ricordiamo che Elisabetta era molto affezionata alla corona scozzese, che portava riunita insieme a quella inglese, e che aveva fatto uno dei pochissimi commenti politici, forse l’unico della sua vita, proprio prima del referendum ai tempi del primo ministro Cameron.

Ce lo ricordi.

Fece un commento molto soft come era nel suo stile, una sorta di invito a pensarci bene prima di votare. Questo confermava che era preoccupata per la tenuta del Regno Unito e che questa evenienza era una sua grande preoccupazione.

Carlo come si porrà davanti a questo desiderio di indipendenza?

L’uscita di scena di Elisabetta, figura amata a livello personale come abbiamo detto e non necessariamente per quello che rappresentava, riaprirà la questione. Non è un caso che nelle scorse ore Carlo è partito per un giro che toccherà Scozia, Galles e Inghilterra, per farsi vedere nei territori del regno, cercando di ristabilire un clima di fiducia, che si teme possa essere incrinato.

C’è il medesimo problema per quanto riguarda l’Irlanda del Nord, dove i cattolici sono diventati per numero quasi uguali ai protestanti e desiderano riunirsi con il resto dell’isola. Situazione aggravata dalla Brexit, perché il governo locale ha più volte detto di voler rimanere dal punto di vista commerciale legato all’Europa.

Il caso dell’Irlanda del Nord apre un fronte più imminente di quello scozzese. La questione nordirlandese con la Brexit è tornata ad acutizzarsi, vista l’impasse negli impregni presi da Londra.

Sarebbe?

Londra aveva dato delle garanzie che non intende più rispettare. Il nuovo primo ministro Liz Truss aveva preso una posizione molto netta già quando era ministro degli Esteri. O si risolve la questione dell’apertura delle frontiere fra le due Irlande, e quindi i rapporti commerciali con il Regno Unito, o continuerà il braccio di ferro. La questione è dove posizionare la frontiera:se la si mette fra le due Irlande, si va contro gli accordi del Venerdì Santo, che portarono alla pacificazione dell’isola. Se non la metti, avrai una contaminazione di persone e merci che passeranno liberamente in Inghilterra e Scozia. È un puzzle veramente difficile da comporre. Se ci sarà una maggioranza cattolica e verrà indetto un referendum, perché così è previsto, allora si va molto probabilmente all’uscita con delle conseguenze imprevedibili.

Il grande pregio di Elisabetta è stato proprio quello di tenere unite le varie componenti del Regno Unito. Carlo, vista anche la sua età, sarà in grado di trasmettere la stessa sicurezza? O passerà alla storia come il re che ha visto sfaldarsi il Regno Unito?

Tutto è possibile, ma è più probabile che nell’immediato si assisterà allo sfaldamento del Commonwealth, nato sulle ceneri dell’impero di cui i monarchi inglesi erano i capi di Stato di Paesi del tutto indipendenti. Barbados ha già lasciato il Commonwealth, anche la Giamaica spinge per farlo. Potrebbe succedere in altri Paesi. Penso che in ordine di tempo il Commonwealth sia quello più a rischio, ma ci saranno altri Paesi che in tempi brevi decideranno di uscire.

In questi giorni abbiamo visto i fratelli William e Henry riuniti con le loro mogli. Anche la famiglia reale si sta sfaldando? Questa ricomposizione durerà solo fino al giorno del funerale?

È difficile credere che sia tutto rientrato, quello che hanno fatto Henry e la moglie è qualche cosa che per la casa reale è inaccettabile. Mi riferisco a Megan, che ha vissuto accanto alla regina, ha preso appunti e poi ha scritto un libro con il tacito consenso di Henry. Questa è una situazione grave. Basterà la morte della regina per ricomporre questa cosa? Ne dubito.

(Paolo Vites)

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