Una casa dell’orrore, quella del medico abortista americano Ulrich George Klopfer, morto lo scorso 3 settembre. Dopo la sua scomparsa, i familiari, entrati nell’abitazione, hanno scoperto in alcuni cassonetti nel giardino 2.246 resti di feti abortiti. In sostanza, il medico, dopo aver fatto abortire la paziente, si portava via il feto morto per conservarlo. Il motivo? Nessuno lo sa, ma un collega di Klopfer, il dottor Geoffrey Cly, lo descrive come una persona fortemente disturbata mentalmente, patologico e ingannatore. Nel 2016 l’autorità medica americana aveva sospeso la sua licenza come medico perché accusato di aver violato la legge e di non aver seguito le corrette pratiche mediche. Tra le accuse, quella di aver praticato un aborto su una ragazzina di 10 anni violentata dallo zio e di non aver avvertito la polizia dello stupro, in modo che lo zio non venisse incriminato.
DUEMILA FETI NASCOSTI IN GIARDINO
“E’ incredibile che un medico che violava le pratiche sanitarie, poi si portasse a casa e conservasse perfettamente i feti abortiti” ha detto Cly. Secondo quanto riportano i media americani, Klopfer iniziò la sua carriera di medico abortista nel 1974 e nel corso della sua vita avrebbe praticato almeno 30mila aborti. E’ considerato il medico abortista con il maggior numero di interruzioni di gravidanza dello stato dell’Indiana, dove praticava la sua attività. Un caso estremo ovviamente, ma che la dice lunga degli orrori che si nascondono dietro la pratica degli aborti, nascosti e taciuti da chi li pratica e da chi sostiene l’interruzione di gravidanza.