Il Senato statunitense ha bocciato il piano di aiuti da 14 miliardi di dollari per il settore automobilistico. La decisione della Camera alta Usa di non proseguire nel dibattito sul piano – preso ieri notte con 52 voti a favore dell’interruzione e 35 contrari – ha alimentato i timori di un collasso, quindi di un conseguente peggioramento della recessione. Immediata, quindi, la reazione dei mercati: le Borse internazionali hanno subito un crollo, con il Nikkei che ha chiuso a -5,56%. Il dollaro è sceso sotto 90 yen, ai minimi da 13 anni. Tra i titoli del settore, Toyota Motor è arrivata a perdere il 10% e Honda il 12,5%. Scende anche il prezzo del petrolio.
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L’onda negativa si è abbattuta immediatamente anche in Europa: dopo aperture con perdite attorno al 3%, i ribassi si sono ampliati e in alcuni casi superano anche il 4%. Il mibtel alle ore 11 perde il 4,24%. Anche in questo caso i più colpiti sono i titoli auto: a Francoforte Daimler ha segnato un tonfo di quasi l’8% e Bmw del 7%, a Milano invece le azioni Fiat perdono quasi il 9% a meno di 5 euro a titolo.
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Dopo la bocciatura del piano Usa ora il presidente George W. Bush dovrà decidere se far fallire le due case automobilistiche più esposte, oppure trovare un altro canale per intervenire in loro soccorso. Poco dopo la decisione del Senato, il leader della maggioranza in Senato Harry Reid e la speaker della Camera Nancy Pelosi hanno chiesto al numero uno della Casa Bianca di attingere denaro al fondo da 700 miliardi di dollari costituito dal Tesoro nei mesi scorsi per il salvataggio delle banche.
«Non possiamo semplicemente star lì a guardare il collasso di questa industria», ha detto il presidente eletto Barak Obama in una conferenza stampa a Chicago. Del resto un fallimento di Gm e Chrysler sarebbe davvero disastroso visto che assieme a Ford impiegano direttamente quasi 250.000 dipendenti e hanno un indotto di altri 100.000 lavoratori. Mentre Ford versa in condizioni di liquidità un po’ migliori, le altre due delle “big three” di Detroit hanno fatto sapere che senza un sostegno non riusciranno ad arrivare all’inizio del nuovo anno.
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L’accordo in Senato, ha spiegato il senatore democratico Christopher Dodd, si è arenato sulla data entro la quale richiedere la parificazione degli stipendi dei lavoratori delle case auto di Detroit a quelli dei dipendenti dei produttori stranieri. “Eravamo a un passo dall’accordo”, ha detto il senatore repubblicano Bob Corker. Il voto è stato un ripudio nei confronti dello stesso Bush che aveva personalmente sponsorizzato l’intervento a favore del settore auto. Solo 10 repubblicani in Senato hanno votato per andare avanti con il piano.