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Home » Economia e Finanza » FINANZA/ Le tre “forbici” di Monti contro le lobby

  • Economia e Finanza

FINANZA/ Le tre “forbici” di Monti contro le lobby

Il governo di Mario Monti continua a essere troppo poco incisivo sul lato dei tagli alla spesa pubblica, per questo ha deciso di affidarsi a tre esperti. Il commento di PIETRO DAVOLI

Pietro Davoli
Pubblicato 6 Maggio 2012
Bondi_MontiR400

Enrico Bondi e Mario Monti (Infophoto)

Riuscirà Monti ad agire sulla spesa? – I giudizi sul Governo si dividono, ma tutti concordano che fino a oggi non è riuscito ad agire sulla spesa se non in casi marginali (per esempio, i tagli ai voli di Stato). Le province sembrano intoccabili; il finanziamento ai partiti, nonostante tutti gli scandali, sopravvive inalterato tra una miriade di proposte che con la loro eterogeneità finiscono per assicurarne il prolungamento; quando qualche proposta riesce a superare il vaglio parlamentare ci pensano coloro che devono applicarla a vanificare tutto.


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Monti è troppo intelligente per non rendersi conto che così non può andare avanti e che, se vuole essere credibile, deve arrivare ad agire sul fronte della spesa, anche a costo di entrare in conflitto con qualche potere forte. Come sta pensando di affrontare il problema? Con il suo metodo, cioè definendo bene i termini della questione prima di affondare il bisturi.


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Perché una nuova triade – Monti si è reso conto di non riuscire ad agire su una triade di problemi:

1) Il trasferimento di denaro a partiti e sindacati. È vero che bisogna rispettare le varie autonomie, ma come si può impedire che queste istituzioni continuino ad accumulare patrimoni notevoli e che li possano gestire al di fuori di ogni controllo? Chi meglio di Giuliano Amato, soprannominato “Dottor Sottile”, può trovare il bandolo di questa matassa?

2) Gli incentivi pubblici alle imprese. Oggi ne esistono una miriade ed è chiaro a tutti che molti rappresentano un puro spreco. Come evitare di tagliare, insieme ai rami secchi, parti vitali in un momento in cui le imprese devono affrontare troppe difficoltà? Occorre un economista affermato e che da lungo tempo prova a suggerire una razionalizzazione di questo tipo di erogazione: Francesco Giavazzi.


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3) Spending review. A parte l’uso dell’inglese, inutile e irritante, la revisione della spesa pubblica finora non ha prodotto nulla di concreto. Ecco allora spiegata la ragione per la quale Monti ha reclutato “il miglior tagliatore di costi” che esista in Italia: Enrico Bondi.

Un dubbio di fondo – Come mai dei tecnici reclutano altri tecnici? Non finiscono per commissariare loro stessi? Monti, attraverso queste sue scelte, ha implicitamente riconosciuto di non aver risorse adeguate nell’attuale compagine governativa per affrontare e vincere queste tre sfide e ha deciso di rafforzare il suo staff con tre personaggi di rilievo. Ha preferito nominare dei commissari piuttosto che ritoccare la compagine governativa, ma, in realtà, questa triade rappresenta un prolungamento del Governo stesso.


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Ben venga il riconoscimento dei propri limiti e il tentativo di aumentare le forze in campo, ma resta un dubbio di fondo. Monti, che non è riuscito a superare le resistenze dei partiti e delle varie lobby, saprà dare una copertura adeguata alla sua nuova triade? Saprà sostenere questi tre emissari quando incontreranno ostacoli sul loro cammino? Non finiranno anche loro per incagliarsi nelle resistenze, più o meno occulte, della burocrazia?

Un auspicio – Alcuni problemi sono troppo grossi per essere affrontati globalmente. Le varie corporazioni sono abilissime nel coalizzarsi per difendere i loro privilegi. Per cercare di vincerle occorre utilizzare al meglio le vecchie regole del “divide et impera”. Occorre entrare nel merito, circoscrivere esattamente un problema, descriverne le cause e le conseguenze, individuarne le possibili soluzioni.


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È quello che Monti sta provando a fare. Cerchiamo di ripercorrerne la logica, limitandoci al caso della spending review. Il Governo ha individuato in 80 miliardi la spesa rivedibile, cioè quella parte che rimane escludendo la grossa fetta di spesa che, per ragioni varie, è definita non rivedibile. Di questi 80 miliardi si è posto l’obiettivo di tagliarne il 9% su base annua. La quota annuale sarebbe pari a 7,2 miliardi e l’obiettivo, per i 7 mesi che decorrono dal 1° giugno a fine anno, è di 4,2 miliardi. Bondi ha dunque un compito preciso, quantizzato e da attuare entro l’anno in corso. Si tratta di una sfida non facile e che non deve essere sottovalutata, perché rappresenterebbe una prima inversione di un trend pluriennale.


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Pur tra tutte le cifre di cui siamo bombardati sarà bene tenere in mente questo numero e vedere se Bondi riuscirà nella sua missione. Le credenziali sono buone perché ha dimostrato di saper risanare situazioni difficili e di non piegarsi neppure di fronte alle più potenti banche mondiali, come si è visto nel caso Parmalat. L’augurio è che Bondi sappia porre le varie realtà, chiamate a operare i tagli, di fronte alle loro responsabilità e a tagliare le varie vie di fuga, riuscendo a passare dagli auspici a un cambiamento consuntivabile e documentabile.

Conclusione – Tagliare è indubbiamente difficile. Tutti, però, concordiamo che è assolutamente necessario e per questo ci auguriamo che questo ulteriore sforzo possa produrre i risultati attesi. Quello che è in gioco non è solo un giudizio sul Governo, ma l’operato della triade avrà un impatto sulla qualità della vita che ci attende.

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