TASSE/ Borghi: altro che 730 precompilato, con la flax tax ci guadagna anche lo Stato
Arriva il 730 precompilato, grande opera di semplificazione fiscale come l’ha definito il governo o solo propaganda? Risponde alla domanda CLAUDIO BORGHI AQULINI

C’è chi vede nelle scelte del governo molta “propaganda”, ma poco peso specifico reale per il rilancio dell’economia italiana. Ad esempio, che cosa succede in sostanza dopo la riunione del Consiglio dei ministri di ieri? Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha detto che al vaglio del governo sono passati due “decreti legislativi di semplificazione fiscale”. E il ministro li ha definiti “una grande opera di semplificazione per uno Stato vicino al cittadino”. In pratica dal 2015 ci sarà un “730 precompilato”. Trenta milioni di italiani riceveranno la dichiarazione dei redditi già pronti. A questo punto potrà essere rinviata con eventuali correzioni. Se invece sarà considerata corretta, finisce la possibilità di contestazione in un secondo momento. I “decreti legislativi” contengono capitoli specifici per quanto riguarda detrazioni, Iva e altro ancora. Si è fatto infine, stando alle dichiarazioni dei ministri e al comunicato stampa del Governo, un primo passo sulla riforma del catasto. Può essere questa una svolta per evitare il fenomeno dell’evasione e dell’elusione che in Italia appare quasi patologica dando solo una “sbirciata” alle dichiarazioni dei redditi? Il professor Claudio Borghi Aquilini, docente di Economia degli Intermediari Finanziari, è piuttosto “scettico”, per usare un eufemismo, su questa semplificazione fiscale. «Ma che tipo di problema può risolvere una simile iniziativa? Il contribuente ha davanti agli occhi il 730 che ha fatto l’anno scorso e quindi può indicare le variazioni del suo reddito, di quanto ha guadagnato. Ma la sostanza non cambia. Soprattutto non muterà il numero dei “finti poveri”, dei “nullatenenti”, di quelli che riescono a fare incredibili acrobazie. E lo Stato non ci guadagnerà di certo. In altri termini le entrate non saliranno».
Bisogna entrare nel merito della pressione fiscale.
Il punto è proprio questo. Al posto di fare tanti comunicati, di girare intorno al problema con una serie di iniziative differenti, bisognerebbe percorrere la strada della “flat tax”, quella dell’aliquota unica per tutti. Un’aliquota bassa, diciamo intorno al 20%, che alla fine conviene a tutti pagare. A questo punto non ci sarebbe più solo la punizione per chi viene continuamente bersagliato, con il suo reddito in bella mostra, ma ci sarebbe un allargamento della base fiscale che produrrebbe maggiori entrate per l’erario.
Sarebbe un autentico “choc fiscale” questo, non solo una semplificazione.
Si potrebbe certamente parlare di choc fiscale, ma anche di reale semplificazione. E non è affatto un salto nel vuoto come si potrebbe pensare. La via della “flat tax” è stata percorsa da diversi paesi anche europei e ora si cominciano a vedere e ottenere dei buoni risultati. E tutto l’impianto della “flat tax” sta imponendosi in diverse realtà, allargando la base fiscale in paesi dove l’evasione e l’elusione era altissima.
In questo caso l’aliquota unica avrebbe un peso proprio contro l’evasione?
È questo il punto fondamentale e le critiche che vengono spesso da sinistra, alla luce dei fatti si dimostrano infondate. Mentre intanto si “spremono come limoni” i contribuenti onesti.
Scusi professor Borghi, facciamo il punto sulla situazione economica complessiva italiana.
Siamo in un momento di stasi, nel senso che si è fermata la caduta. Ma basta guardare i dati sulla disoccupazione per renderci conto della gravità della crisi. In più dobbiamo fare i conti con l’euro, che è sempre forte sui mercati valutari. Non vedo buone prospettive. Quando passerà questo momento di congiuntura che ci permette di dire che siamo in una fase di stasi, potrebbero arrivare sorprese ancora più negative.
(Gianluigi Da Rold)
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