SPLIT PAYMENT, COS’È?/ Decreto Dignità, Di Maio cancella la scissione dei pagamenti per servizi Pa
Split Payment: cos’è e perchè è stato abolito solo per i professionisti nel Decreto Dignità approvato ieri in CdM dal Ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Tutte le ultime notizie e i dettagli

«Abbiamo individuato nuove norme per ridurre la burocrazia per quelle imprese distrutte dalla burocrazia»: così il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio dopo il CdM di ieri sera dove è stato approvato il Decreto Dignità con il quale è stato deciso, tra gli altri atti, di eliminare da dicembre lo spesometro, il redditometro e soprattutto lo split payment. Rivoluzione nell’ambito dei pagamenti e nei rapporti tra fornitori e Pubblica Amministrazione, con il Governo Lega-M5s che cerca di ridurre la possibilità di frode e “burocrazia” rallentata, anche se specie su questo ultimo punto il rischio è sempre quello – aggiungendo norme – di complicarla invece che semplificarla come intento nobile iniziale. Nel Decreto Dignità – che per Di Maio dovrebbe mirare allo smantellamento del Job’s Act – non vi saranno solo modi per disincentivare i contratti a tempo determinato ma appunto anche novità in materia fiscale per i prossimi anni. Lo split payment non è nient’altro che lo “scissione dei pagamenti” e serviva per le Pubbliche amministrazioni che acquistano beni e servizi: erano le stesse Pa a dove liquidare l’Iva sugli acquisti e non dovevano più farlo i diretti fornitori. Ecco, ora per il Decreto del Governo, viene abolito il meccanismo della scissione per tutte quelle «prestazioni di servizi rese alle pubbliche amministrazioni dai professionisti i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto», si legge nella bozza del decreto uscito ieri in Consiglio dei Ministri.
COME ERA NATO E A COSA SERVE
Lo split payment fu introdotto dalla legge 190 del 2014, ma non vi rientravano i professionisti, ed è stato applicato ai fornitori di precise categorie di enti pubblici, indicate all’articolo 17ter del Dpr 26 ottobre 1972, n. 633, come spiegano i portali esperti nel settore fiscale. Venne poi inserito in Legge di Bilancio del 2015 e “corretto” nella Manovrina del Governo Gentiloni: la misura venne attuata al fine di evitare le numerosi frodi in ambito di Iva e la purtroppo continua evasione fiscale che rende l’Italia un Paese più debole da ormai decenni. Quella legge dunque rendeva obbligatorio per l’intera Pa il pagamento dell’Iva direttamente al fisco, eccetto le prestazioni di servizio soggette a ritenuta d’acconto. Ora però, con il Decreto Dignità, si abolirà questo servizio considerato “inutile, dannoso e con ritardi causati dalla burocrazia”. Come spiega bene il portale ProfessioneArchitetto, «Le norme sullo split payment, infatti, si applicano fino alla scadenza fissata dalla Commissione europea e dal Consiglio Ue, che avevano autorizzato l’italia ad applicare il meccanismo di scissione dei pagamenti fino al 31 dicembre 2017, data che è stata poi prorogata al 30 giugno 2020, attraverso una nuova autorizzazione che teneva conto delle novità legislative introdotte dalla “manovrina”».
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