Manca solo il voto del referendum degli operai per considerare definitivamente chiusa la telenovela della vendita dell’Ilva. Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha chiuso il procedimento avviato sulla gara di aggiudicazione dell’Ilva e disposto di non procedere all’annullamento. Durissima la reazione del predecessore di Di Maio, Carlo Calenda, che su Twitter lo ha duramente attaccato. Di Maio sosteneva che l’Avvocatura di Stato aveva ravvisato gravi irregolarità nella gestione del caso Ilva, ma i giuristi statali hanno invece stabilito che per annullare la gara era necessario un interesse pubblico in tal senso, che però non c’era. Da qui la sfuriata di Calenda. Il recente accordo sull’Ilva comunque convince Confindustria. Da Cernobbio ha parlato Vincenzo Boccia, presidente degli industriali italiani: «Ci convince il risultato. Si è risolta una grande questione per il paese che riparte da una grande questione industriale dove c’è occupazione, rispetto per l’ambiente e anche la centralità della questione industriale. Ci auguriamo che sia l’inizio di una nuova fase di attenzione sulla questione industriale da parte del governo a partire da Taranto», ha dichiarato come riportato da Reuters. (agg. di Silvana Palazzo)
CALENDA CONTRO DI MAIO: “SI DIMETTA”
E’ ormai chiuso il procedimento circa la gara di aggiudicazione dell’Ilva da parte di ArcelorMittal. L’Avvocatura ha espresso parere positivo in merito e di conseguenza non si può annullare. La notizia era nell’aria da qualche giorno a questa parte, da quando cioè al ministero del lavoro e dello sviluppo economico è stato raggiunto l’accordo con i sindacati circa l’assunzione dei più di 13mila operai dell’Ilva. A questo punto, affinchè la vicenda possa dirsi definitivamente conclusa, non ci resta che attendere il voto del referendum interno fra gli operai, previsto la settimana prossima (giovedì 13 settembre), che comunque non dovrebbe regalare sorprese. Sulla questione è intervenuto anche l’ex titolare del Mise, Calenda, che con Di Maio non è mai stato soft e che ha proseguito la sua linea: «Chiaro ora perchè Di Maio ha tenuto segreto il parere. L’Avvocatura conferma in pieno il parere precedente sui rilanci. Eccesso di potere ci sarebbe stato se non si fosse tenuto in conto l’interesse pubblico. In un Paese serio un ministro che distorce un parere istituzionale si dimette». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL COMMENTO DI DI MAIO
Il procedimento avviato sulla gara di aggiudicazione dell’Ilva è stato formalmente chiuso dal ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, il quale ha disposto «di non procedere all’annullamento». È quanto si legge nel documento pubblicato sul sito del Mise e inviato alla società Am Investco Italy e per conoscenza ai commissari Ilva. Si richiama l’accordo con i sindacati, firmato giovedì 6 settembre. E dunque si continua con ArcelorMittal. Al documento è stato allegato il parere dell’Avvocatura di Stato. La gara «non si poteva annullare» nonostante «fosse illegittima», ha dichiarato il vicepremier in una diretta Facebook. Ma leggendo il parere dell’Avvocatura si apprende che il problema della gara è «la mancata valutazione della nuova offerta in rilancio formulata da Acciai Italia» che può assumere rilievo di quel «eccesso di potere» che sarebbe uno dei due presupposti per annullare la gara. Di Maio però ha chiuso la procedura e dunque il governo va avanti con ArcelorMittal.
ILVA, AVVOCATURA DI STATO: “ECCESSO DI POTERE SU RILANCI”
ArcelorMittal entrerà negli stabilimenti Ilva nei prossimi giorni, ora è ufficiale. Nelle 35 pagine inviate dall’Avvocatura di Stato al vicepremier, che peraltro hanno provocato grandi polemiche per la mancata pubblicazione subito dopo la ricezione (avvenuta il 22 agosto), si legge che «la mancata valutazione della nuova offerta in rilancio formulata da Acciaitalia (concorrente di Mittal nella gara, ndr) può assumere rilievo quale elemento sintomatico della figura di eccesso di potere integrante uno dei presupposti per l’eventuale esercizio del potere di autotutela». L’Avvocatura però aveva comunque spiegato che per attivare l’iter di annullamento era necessario «ancorarsi ad un interesse pubblico concreto ed attuale, particolarmente corroborato». Con l’accordo sindacale firmato nei giorni scorsi e la stretta sul piano ambientale il possibile «interesse pubblico» di cui aveva parlato Luigi Di Maio è venuto meno, quindi ha dato il via libera definitivo ad ArcelorMittal.