Bella intervista dell'immensa Edith Bruck, scrittrice di origini ungheresi accolta dall'Italia dopo essere sopravvissuta ad Auschwitz
Ma la scrittrice ungherese non vuole sentire parlare di patria: “Non mi piace la parola, perchè nel nome della patria hanno ucciso milioni di persone. Patria è una parola sbagliata, la patria è il mondo, è dove viviamo. Nel nome della patria, della nazione, dell’Italia, della Germania, abbiamo avuto il razzismo, l’antisemitismo, la guerra, e non è che tutto sia finito”. Edith Bruck si dice preoccupata, vede un futuro davanti a se oscuro: “Sta venendo avanti una nuvola nera. Torna l’antisemitismo, in Europa si distruggono i cimiteri ebraici, sui muri si scrive ebrei ai forni e i governi non sembrano accorgersi di nulla. Non ho paura per me, ma per i giovani e il futuro”.
EDITH BRUCK: “QUANDO L’ULTIMO SOPRAVVISSUTO SCOMPARIRA’…”
E ancora: “Anche Primo (Levi ndr, a cui ha dedicato una poesia ndr) era assillato dal pensiero su cosa accadrà dopo che anche l’ultimo testimone sarà sparito. Cosa accadrà? Secondo me ci sarà più negazionismo, perchè è molto difficile trasmettere qualcosa che non si è vissuto. Come si racconta, senza averlo visto, dei bambini attaccati a terra dal ghiaccio? Della marcia di più di mille chilometri a piedi? Del ritorno a Bergen Belsen delle migliaia di cadaveri accatastati che trovammo? Temo che tutto lentamente sarà normalizzato, appiattito. Mi è capito, all’uscita di una chiesa, di sentire una donna che parlava degli immigrati e diceva: che affoghino pure tutti. E’ stata come una coltellata, mi ha fatto un male incredibile, come se lo avesse detto a me”.
