Edith Bruck, Il pane perduto/ Da Auschwitz a Roma in cerca di riscatto(Premio Strega)

- Rossella Pastore

Edith Bruck si impone nella cinquina finalista del Premio Strega con il romanzo Il pane perduto, il suo personale racconto della Shoah.

Edith Bruck La scrittrice Edith Bruck

Edith Bruck è una delle poetesse italiane più prolifiche tra quelle tuttora in vita. Di origini ebraiche ungheresi, nata nel 1931, Edith è stata testimone diretta della Shoah insieme a tutta la sua famiglia (lei e sua sorella sono tra i pochi superstiti tra i parenti deportati nei vari campi di concentramento). La Bruck venne liberata nell’aprile del 1945 e tentò il ritorno in Ungheria; a causa della guerra, però, la sua non si rivelò una patria accogliente come si aspettava, motivo per cui Edith scelse di emigrare prima in Cecoslovacchia, poi in Israele, e infine in Italia, a Roma, dove risiede ancora oggi. Con alle spalle un’intensa attività artistica tra libri e televisione, Edith Bruck è tornata a scrivere della sua storia in tempi recenti, e così, nel 2021, ha dato alle stampe Il pane perduto, un romanzo autobiografico in cui ripercorre ancora una volta ciò che ha vissuto tra i campi di Auschwitz e Bergen-Belsen. È una delle candidate del Premio Strega 2021, la cui finale andrà in onda oggi in seconda serata su Rai3.

Edith Bruck: la trama de Il pane perduto

Ne Il pane perduto, Edith Bruck parla della sua vita tratta in salvo dalla sorella più grande Judit, che la sostenne strenuamente durante la loro permanenza nei campi di concentramento. Edith e Judit ne conobbero diversi, da Auschwitz a Bergen-Belsen passando per Kaufering, Landsberg, Dachau e Christianstadt. Dopo la liberazione, Edith intraprese una nuova odissea, questa volta da sola, tentando di vivere in diversi modi e in diversi luoghi salvo poi scoprire che il suo posto nel mondo era proprio Roma. Dietro di sé aveva esistenze bruciate (sua madre, suo padre e gran parte dei suoi familiari non c’erano più), e davanti a sé, invece, c’erano nuove macerie reali ed emotive con cui fare i conti. Rispetto ai suoi cari che non avevano vissuto la Shoah, Edith si sentiva un’estranea. Per questo, forse, preferì scappare, e alla fine entrò a far parte di un gruppo di esuli che giravano l’Europa con i loro spettacoli.

Edith Bruck e la sua seconda vita in Italia

L’approdo in Italia avvenne negli anni Cinquanta, dove iniziò a frequentare i salotti della ‘Roma bene’. Risolutivo l’incontro con Nelo Risi, anche lui poeta, con cui Edith Bruck intraprese un sodalizio artistico e sentimentale durato in tutto oltre sessant’anni. Oggi, invece, Edith si dedica alle riflessioni sui pericoli dell’attuale ondata xenofoba, oltre a manifestare i suoi dubbi, le sue speranze e il suo desiderio ancora intatto di tramandare finché vivrà il ricordo di ciò che ha vissuto.





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