Molti commentatori, e di recente anche un ex ministro della pubblica istruzione, hanno ultimamente lamentato le carenze in campo scientifico e tecnologico della attuale e futura scuola superiore, a partire dal Liceo Scientifico per arrivare agli Istituti Tecnici. Colpisce il fatto che spesso si tratta di non laureati in discipline scientifiche e, se questo può essere indice di sensibilità ed apertura mentale, suscita qualche preoccupazione riguardo ai necessari rigore e competenze, che dovrebbero essere basate su conoscenze che solo lunghi anni di studi accademici e di concreta esperienza sul campo, ovvero nelle aule e nei laboratori scientifici scolastici, possono dare a chi intende proporre.
La situazione in Italia, al momento attuale, è gravissima, e rischia di peggiorare nei prossimi anni: la scarsa considerazione per la cultura scientifica e tecnologica, ritenuta finora di serie B rispetto ad altre discipline, umanistiche ma non solo, ha portato il nostro Paese sempre più in basso nelle classifiche internazionali, sia per quanto riguarda la preparazione degli allievi delle scuole superiori, sia per quanto riguarda il numero di laureati in discipline scientifiche. Pertanto, se non si vuole per il nostro futuro e quello delle prossime generazioni un’Italia fuori dal novero di Paesi scientificamente e tecnologicamente avanzati, è necessario che vengano prese in attento esame ed attuate tutte le proposte concrete che assegnino alle Scienze Sperimentali il numero di ore minimo per la effettuazione delle attività laboratoriali, necessarie per il loro apprendimento significativo, e che tengano conto della altrettanto necessaria propedeuticità delle discipline scientifiche tra di loro (es.: la chimica inorganica e la fisica devono precedere le scienze naturali e la chimica organica deve precedere le scienze biologiche).
Non bisogna quindi aver paura di chiedere apertamente che, ove si rendessero necessari tagli del numero di ore di lezione, questi ultimi avvengano, non a carico delle discipline scientifiche, peraltro fino ad oggi gravemente penalizzate, come invece prospettato dalle bozze non ufficiali di quadri orario all’esame del Governo, ma di altre discipline, quali ad esempio Italiano o Latino o altro: e questo non per spirito corporativo o di rivalsa, ma per le gravi considerazioni in premessa e per il fatto che dette bozze non ufficiali favorirebbero ulteriormente discipline già oggi “sovradimensionate”. Alcuni esempi che dimostrano questo fatto, sono i seguenti: il taglio, pesantissimo ed indiscriminato, delle ore di discipline scientifiche e tecnologiche negli Istituti Tecnici, a vantaggio delle ore di Italiano, che nel quinquennio invece aumenterebbero; questo taglio “scientifico e tecnologico” porterebbe peraltro alla formazione di periti chimici, meccanici, elettrotecnici…con competenze molto minori degli attuali, e verrebbe operato anche con l’introduzione, nel biennio iniziale, di insensate “discipline-calderone”: negli Istituti Tecnici le “scienze integrate” (chimica+fisica o chimica+fisica+scienze), nei Licei le “scienze naturali”(chimica+scienze), un’assurdità che giustamente contestata, e non è una contestazione di parte o corporativa, come qualcuno forse vorrebbe far credere, ma che si basa sul fatto che in Italia non esistono laureati scientifici “tuttologi”: la Chimica la deve insegnare il laureato in Chimica o CTF (classe A013), la Fisica il Fisico (A038), le Scienze della Terra i laureati in Scienze (A060), e qui si sottolinea “ docente laureato”, in quanto, oltre a “classi di concorso-calderone” pare addirittura si vogliano far insegnare le discipline scientifiche e tecnologiche in laboratorio dal solo docente diplomato ITP (altra assurdità). Che dire poi del Liceo Scientifico, dove le ore di Latino sono maggiori di quelle di chimica e scienze, peraltro compattate nella assurda disciplina-calderone “scienze naturali”, da scindere assolutamente nelle discipline Chimica (da affidare finalmente ai Laureati in Chimica) e Scienze (da affidare ai Laureati in Scienze)?
Auspico vivamente, per il bene del Paese e per una autentica scuola di qualità, che i tecnici ed i politici del Ministero si stiano ponendo questi problemi, che non ascoltino in merito consigli di persone non competenti nelle Scienze Sperimentali (filosofi, pedagogisti, letterati, etc.), e che non temano di scontentare nessuno accettando contributi di esperienza professionale sul campo (aule e laboratori scolastici) delle Scienze Sperimentali che, anche se possono apparire minoritari e corporativi, hanno però la ineguagliabile forza della verità, rigorosa competenza ed autenticità, a partire dal comunicato congiunto di Fisici e Chimici (http://www.soc.chim.it/it/803), che rappresenta il punto di partenza per un’analisi seria e ponderata della questione.
(Michele Borrielli)