Piercamillo Falasca propone una ricetta per l rilancio dell’università italiana.
«Le rette universitarie sono molto inferiori al costo che lo Stato sopporta per erogare ad ogni studente l’istruzione universitaria»: così scrive Piercamillo Falasca in un articolo pubblicato da Chicago-blog.it, in cui espone la sua tesi circa il rilancio dell’università italiana. «Uno studente universitario costa allo Stato circa 7mila euro l’anno, mentre le rette raramente superano i 3mila euro l’anno», spiega. «con “prezzi” tanto più bassi del costo dell’istruzione – aggiunge – si riduce l’incentivo a studiare e pretendere una elevata qualità del servizio». Non solo: riportando la tesi di Roberto Perotti, sottolinea come «rette uguali per tutti, o poco differenziate, sono di fatto un modo per trasferire reddito dai poveri ai ricchi».
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In pratica, se «un quarto degli studenti universitari proviene dal 20 per cento più ricco delle famiglie; e meno di uno studente su dieci proviene dal 20 per cento più povero», la laurea degli studenti più abbienti è finanziata dalle « tasse di tutti, incluse i contribuenti più poveri». La soluzione? «Con il risparmio derivante dall’innalzamento delle rette universitarie – ipotizza – sarebbe possibile garantire non solo una migliore qualità complessiva, ma anche l’accesso gratuito dei poveri all’istruzione superiore attraverso borse di studio e prestiti d’onore». Questo, di fatto, è attualmente impossibile, da momento che «gli atenei non sono liberi di determinare le loro rette» dal momento che «la contribuzione studentesca non può superare il 20 per cento dei trasferimenti statali ordinari». In tal senso, secondo Falasca, una modalità concreta per uscire dall’impasse consisterebbe, da parte del governo, nel voto all’emendamento «firmato da tre deputati di Futuro e Libertà (Barbaro, Della Vedova e Di Biagio)», della «proposta di liberalizzazione delle rette arriva oggi in Commissione Cultura alla Camera, dove è appunto in discussione la riforma dell’università»
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