A partire dal discorso del papa, GIANNI MEREGHETTI propone una riflessione sui corsi di educazione sessuale: è inevitabile che su questo tema si comunichi il valore che si dà alla persona
Nel suo discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede Benedetto XVI ha sollevato una questione molto delicata, quella dei corsi di educazione sessuale o civile “che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà
riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”. E’ quella sollevata dal Papa una questione reale, perché di fatto attraverso l’educazione sessuale e le diverse forme con cui si sviluppa l’educazione alla cittadinanza si veicola una concezione della persona e non si dà, come molti credono, una informazione del tutto neutra, laica come una falsa propaganda suggerisce stravolgendo i termini della questione. Il problema è delicato, ma va affrontato in termini nuovi e con urgenza.
Da una parte l’introduzione nella scuola di corsi di educazione sessuale e civile evidenzia un’esigenza, quella di conoscere il proprio corpo e di sapersi rapportare con gli altri. Si tratta di un’esigenza reale, ogni ragazzo e ogni ragazza hanno il diritto a conoscere l’armonia della propria corporeità come hanno diritto a vivere una convivenza sociale piena in cui essere protagonisti. La questione è come viene fatta questa educazione, perché è inevitabile che parlando della sessualità o della legalità si comunichi il valore che si dà alla persona, se la si considera un meccanismo che funziona per leggi consequenziali o un essere unico, irripetibile, teso all’infinito. Siccome le cose stanno così, parlando di sesso o di società si trasmette un senso, bisogna trovare la forma di organizzazione di tali corsi che da una parte valorizzi l’esigenza, dall’altra tenga conto che si tratta di educazione e quindi di comunicazione di sé.
Sbaglia allora chi ha pensato a organizzare corsi neutrali, corsi che diano informazioni senza educare, perché questo non è possibile, anzi così si ingannano gli studenti perché attirandoli in una finta neutralità li si abbindola a precise concezioni di vita. E’ un’altra la strada da percorrere per valorizzare pienamente queste forme di educazione, è la strada del pluralismo, della libertà. Ogni studente deve poter scegliere sapendo che vi è un’ipotesi in forza della quale gli viene insegnato come si sviluppa il suo corpo, quali sono le sue espressioni o come si caratterizza la società in cui vive. L’ipotesi deve essere esplicita, così che uno studente possa paragonarvisi e possa verificare se sia valida. Questo è il modo con cui tali corsi possono essere impostati nel pieno rispetto di ciò che portano, il valore della vita, e quando è in gioco la vita non si può prescindere dalla libertà!
