E – I precari che potrebbero presentare ricorso contro il ministero dell’Istruzione per la mancata immissione in ruolo sono 65mila. Intanto, Antonio Di Pietro denuncia un imminente “blitz”.
Sono 65mila i supplenti che potrebbero sommergere il ministero dell’Istruzione di ricorsi. Si tratta di tutti quei docenti che vanterebbero i requisiti per rivolgersi ai giudici del lavoro avanzando richiesta di risarcimento per la mancata immissione in ruolo nonostante ne avessero diritto. Tale scenario non si può escludere dopo che una sentenza del tribunale di Genova che ha riconosciuto a 15 precari liguri un megarisarcimento di 30 mila euro a testa. Non è, tra l’altro, l’unica sentenza che riconosce, dopo tre anni di incarico annuale, il diritto all’immissione in ruolo e al riconoscimento degli scatti biennali sulla retribuzione.
Solo in Campania e in Sicilia, dov’è maggiore il numero di docenti precari, sono già stati presentati diecimila ricorsi e si ha tempo fino al 31 dicembre. Nel frattempo, 60 deputati di entrambi gli schieramenti hanno chiesto al ministro di investire il Parlamento del compito delicato di aggiornare le graduatorie dei supplenti.
Intanto, il leader dell’Italia dei Valori Antonio di Pietro denuncia il blitz della maggioranza, che starebbe per presentare alla Camera un emendamento in grado di bloccare i ricorsi per risarcimento.
«Il ministro Gelmini – avverte Di Pietro – sta preparando l’ennesimo stratagemma ai danni dei precari della scuola con un emendamento alla legge Comunitaria 2010, che esclude i precari della scuola dall’applicazione della normativa europea contro gli abusi di contratti a tempo determinato da parte dei datori di lavoro». Secondo l’ex Pm di Mani pulite, al Gelmini «non intende deporre le armi contro i dipendenti della scuola pubblica e sta cercando di eludere le sentenze della magistratura, modificando la legge e calpestando le normative condivise dalla Comunità europea».