È stata l’Europa, nel periodo più buio della crisi di governo dello scorso dicembre, a spingere l’acceleratore sul tema della valutazione di docenti e scuole. Così ieri, durante il question time alla Camera, il ministro Profumo è tornato a ribadire l’impegno del governo a riformare la valutazione del sistema scolastico. L’ultima novità si chiama VALeS, valutazione e sviluppo scuola, un progetto che prevede la valutazione esterna delle scuole e, per la prima volta, dei dirigenti. Che la valutazione di una scuola – e della sua dirigenza – venga fatta dall’esterno, mediante nuclei di valutazione abilitati e introducendo criteri di valutazione del merito basati su standard misurabili, è per la scuola italiana certamente un elemento di novità. Il progetto sperimentale, di durata triennale, viene dopo che il progetto Valorizza sembra aver imboccato un binario morto e dopo che l’altro tentativo di premiare la qualità introducendo meccanismi di premio – il progetto VSQ, valutazione per lo sviluppo della qualità delle scuole, che resta formalmente aperto – ha dato al Miur elementi ulteriori per affinare la mira. Sarà la volta buona? Di VALeS, IlSussidiario.net ha parlato con Giovanni Biondi, direttore del dipartimento programmazione e gestione delle risorse umane del Miur.
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Giovanni Biondi, dopo il progetto di valutazione VSQ ora è la volta di VALeS.
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Quali sarebbero i punti contatto tra VSQ e VALeS?
Il primo elemento è la convinzione che non possiamo valutare le scuole senza valutare i presidi. Il secondo segna una discontinuità rispetto a VSQ: là si prevedeva una premialità per le scuole che ottenevano i risultati migliori, ma questo sì è rivelato un elemento di turbolenza, nel senso che ha finito per generare più rumore che vantaggi e per questo lo abbiamo abbandonato, inserendo un tipo di finanziamento inverso rispetto alla difficoltà delle scuole: quelle che hanno maggiori difficoltà saranno aiutate di più. Il terzo elemento non è legato a VSQ ma fa perno sul progetto Scuola in Chiaro. Poiché questo intende essere anche uno strumento dell’accountability della scuola, i risultati delle scuole che parteciperanno a VALeS andranno su Scuola in Chiaro.
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Vediamo più da vicino la filosofia di VALeS. Ha due pilastri, scuole e dirigenti. Dove sta la peculiarità di questa scelta?
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E per quanto riguarda i dirigenti scolastici?
Quando ad un preside viene affidata una scuola dal dirigente regionale, con essa gli sono congiuntamente affidati anche determinati obiettivi da raggiungere, strettamente collegati alla scuola dove il dirigente andrà ad operare. Di conseguenza la valutazione del dirigente può esser fatta solo «in situazione», non sulla base di criteri astratti. A regime dunque, quando il direttore scolastico darà al preside un incarico, gli affiderà una scuola di cui si conoscono in profondità le caratteristiche, i punti deboli, i punti di forza, e gli obiettivi che il preside può (deve) raggiungere in base al carattere originale di quella scuola.
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Quando si parla di valutazione ci sono sempre due elementi essenziali: criteri e valutatori. Per quanto riguarda questi ultimi?
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A proposito di Invalsi. Che parte giocheranno i dati delle rilevazioni?
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L’Ocse avrà un ruolo?
Ma quale sarà l’uso di tutti dati raccolti?
La scuola non è fatta solo di dirigenti, ma anche di docenti. Anzi, alle famiglie interessano assai più questi ultimi che non il preside. I docenti chi li valuta?
In questo momento la valutazione dei docenti è delegata al progetto sperimentale Valorizza che però è fermo, perché si sta discutendo come portarlo avanti. È chiaro che la carriera di un docente non può essere collettiva, può attenere solo la sfera strettamente individuale…
Appunto. Quel progetto, però, è in stand-by. Non può dirci nulla sulle sue sorti?
Altre difficoltà?