Ottenere la lode, con il decreto Gelmini a regime - dice CLAUDIO CEREDA, dirigente scolastico, è quasi impossibile. 100 "cum laude" è inutile se non affiancato da un incentivo in denaro
I 496.612 maturandi che domani se la vedranno con la prima prova, quella di italiano uguale per tutti gli studenti, avranno la vita più dura. O almeno i più bravi. Il 100 e lode sarà poco più di un miraggio: entrerà in vigore da quest’anno una legge dell’ex Ministro Gelmini che prevede il pieno di voti: più specificatamente, occorrerà avere ottenuto per gli interi ultimi tre anni la media del 9 e incassare il massimo dei crediti in tutte le prove degli esami di maturità. Il tutto non usufruendo dei 5 punti “bonus” a disposizione della commissione per premiare i migliori e che permettono di raggiungere il punteggio massimo. Un percorso che è diventato sempre più ripido di anno in anno: lo scorso anno si richiedeva “soltanto” negli ultimi tre anni la media dell’8. Due anni fa, invece, si richiedeva “solo” il 100 preso senza bonus: era sufficiente l’unanimità della commissione, senza la media alta nel triennio. Non sono ammessi, quindi, cedimenti, almeno su ciò che verrà fatto a partire da domani, poiché, ormai, è impossibile “aggiustare” la media del triennio. “Le condizioni per raggiungere la lode sono praticamente improponibili – dice a IlSussidiario.net, Claudio Cereda, già preside dell’Itis Hensemberger di Monza e attualmente dirigente scolastico a Siena – in una scuola normale, salvo studenti davvero eccezionali. Potrebbe accadere, spiegando il concetto in termini matematici, ad uno studente ogni 50mila.”
Dice sul serio?
Tutte le condizioni richieste hanno dell’impossibile: la media del 9 e non aver mai preso nemmeno un voto inferiore all’8 nell’intero triennio. In più occorre ottenere il massimo in tutte le prove della maturità, tre volte 15 nelle tre prove e 30 pieno nel colloquio. Sommando tutte queste ipotesi, direi che potrebbe accadere solo in qualche istituto del Sud.
La pensa in questo modo perché gli allievi sono più dotatati oppure perché i professori sono “di manica larga”?
E’ un dato puramente scientifico che mi porta a propendere per la seconda opzione. Basta guardare le statistiche riguardanti gli esami: il numero di 100 nelle scuole del meridione si spreca e fra nord e sud esistono sproporzioni pazzesche.
A prescindere da questo. Lei trova giuste le condizioni per ottenere la lode?
Trovo giusto attribuire la lode, ma con queste premesse è altamente improbabile darla. Sebbene la scala di valutazione vada da 1 a 10, come è ben noto far assegnare da parte dei docenti 9 o 10 è un evento quasi eccezionale. I dirigenti si raccomandano con i docenti che troppo spesso, e annovero anche me stesso in quest’ottica quando ancora insegnavo, faticano a tenere conto che non si sta valutando un collega ma un ragazzino in formazione. Per ricordarmelo lo mettevo per iscritto: è possibile dare un 10 anche se un compito o un’interrogazione non risultano perfetti. Tutto questo, purtroppo, è difficile da far digerire ai professori.
Alla luce delle nuove disposizioni, sarà più difficile sostenere l’esame di maturità o il percorso scolastico?
Decisamente è più ostico mantenere una buona media durante gli ultimi tre anni. Soprattutto se si tiene in considerazione il passaggio da seconda a terza: è rarissimo che durante il passaggio al triennio lo studente non abbia neanche una piccola défaillance. Fra l’altro, la fascia per ottenere il massimo punteggio richiederebbe o di avere una media non inferiore al 9 e mezzo o l’aver fatto una serie di attività interne o esterne alla scuola che vanno al di là della normale offerta formativa e che possano conferire un plus di crediti, come partecipazione agli organi collegiali, alle attività di orientamento, corsi di approfondimento di inglese o di informatica o ancora, alternanza scuola-lavoro. Nell’istituto che dirigo a Siena tutti gli studenti di quarta e quinta hanno compiuto il percorso di alternanza scuola-lavoro e, quindi, tutti sono stati automaticamente collocati all’estremo destro della fascia di punteggio.
Per quanto riguarda la commissione: cambieranno i criteri di valutazione?
Se lo studente è meritevole e la commissione è attenta non ci dovrebbero essere problemi. Il problema nasce se ha radici più profonde nel tempo. L’anno scorso ho fatto il presidente in un liceo scientifico e c’era una studentessa che aveva il massimo di credito e aveva conseguito il massimo anche nelle prove, ma purtroppo non aveva potuto ottenere la lode perché alla fine della terza aveva un sette in pagella. La commissione su questo non può intervenire poiché è una delle condizioni poste nel Decreto.
Quindi?
Quindi, a mio parere, il Decreto è demenziale. Soprattutto perché l’applicazione delle nuove regole avviene ora ma si basa, da quest’anno, su un percorso formativo che torna indietro ai tre anni precedenti. E immagino che i consigli di classe non potevano essere particolarmente attenti nelle valutazioni, in previsione della possibilità di ostacolare o semplificare il conferimento della lode in sede d’esame di maturità. Dopo l’episodio della ragazza che non ha potuto ottenere la lode, quando presiedo gli scrutini, sono più che attento.
Lo giudica un paradosso?
Certo. Ammettiamo che lo studente non abbia grandi capacità motorie e gli venga affibbiato un sette in educazione fisica. Questo basta per rovinargli la media e quindi la lode.
Qual è la sua valutazione del “pacchetto merito”?
In realtà, era stato introdotto durante il governo del centro destra con una base ideologica condivisibile, ma poi l’applicazione pratica è risultata ridicola. Chi aveva ottenuto negli anni scorsi 100 e lode aveva diritto ad un incentivo in denaro di mille euro. Ne è seguito un grande dibattito e il risultato è stato l’abbassamento del premio, e poi si è discusso sul fatto che il premio non fosse esente dalle tasse. Capisce che è comico. Personalmente, ho consigliato ai miei studenti che sapevo non sarebbero mai arrivati al massimo cum laude, di concorrere alle borse di merito organizzate all’interno della nostra scuola. Il guadagno era sicuramente maggiore.
Invoca un’autonomia tout-court?
Certamente. Le scuole dovrebbero, in tutta autonomia, compiere delle scelte di valorizzazione del merito che significa andare alla ricerca di sponsor che finanzino borse di studio con tagli significativi, da 500 a mille euro. L’ho sperimentato personalmente nell’istituto che dirigevo a Monza e tutt’ora a Siena e direi che ha funzionato: il percepito diffuso che essere bravi alunni fosse quasi un disvalore si è trasformato, grazie alle borse in euro, in un vanto.
Meglio il premio in denaro piuttosto che la lode?
Sono entrambi importanti e andrebbero uniti. La lode non serve a molto se non può essere tramutata in euro o servizi.
(Federica Ghizzardi)