Che cosa è la ricerca scientifica? Come si sviluppa? Quali sono i suoi elementi essenziali? Come la ricerca scientifica entra in gioco non solo in ambito accademico, ma anche in una grande azienda come Ducati? E cosa c’entra con l’uomo nella sua interezza? Queste sono alcune delle domande a cui il laboratorio “Fisica in Moto” di Ducati ha accettato e posto come sfida ai 30 studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori, provenienti da tutta Italia e selezionati tra circa 80 domande, che hanno partecipato alla Summer School tenutasi la settimana scorsa, dal 17 al 20 luglio 2012 a Bologna, nello stabilimento di Ducati.
Per il secondo anno consecutivo la Fondazione Ducati in collaborazione con il Piano Nazionale Lauree Scientifiche,ha supportato e strutturato questa importante iniziativa che si conferma essere uno “strumento” efficace, caratterizzato da un approccio innovativo alla fisica ma non solo, capace di offrire un primo indirizzo al futuro di questi ragazzi che già guardano con interesse, curiosità e attenzione al mondo dell’università e del lavoro. Si tratta di un importante orientamento alle scelte universitarie, ma anche un piccolo contributo alle decisioni che dovranno affrontare nella vita.
Guardandola più da vicino, questa Summer School è stata veramente qualcosa di eccezionale, ancor prima di iniziare: docenti e ricercatori universitari che accolgono un invito per raccontare e coinvolgere degli sconosciuti nel loro lavoro, tecnici e ingegneri di Ducati che spendono gratuitamente del tempo rubato al lavoro per spiegare che cosa sta dietro a una gara di MotoGP… Ma la cosa più sorprendente sono stati i ragazzi, studenti che, reduci dagli esami di maturità o da un duro anno scolastico, hanno speso una settimana di vacanza per buttarsi a capofitto in una avventura del tutto imprevista, ignota e inaspettata.
Questa avventura è stata introdotta da Mario Alvisi, Sales Performance Development Manager di Ducati, nonché uno degli ideatori del laboratorio, che ha “provocato” i ragazzi a prendere sul serio tutte le loro domande circa la realtà, perché la ricerca scientifica, così come la creatività, è un dialogo tra l’uomo e la realtà in cui emerge la verità delle cose. Proprio per questo Alvisi ha voluto concludere questo seminario ascoltando assieme ai ragazzi il Preludio op. 28 n. 15 di Frederic Chopin, noto anche come “La Goccia”, e leggendo assieme a loro la poesia George Gray, tratta dall’antologia di Spoon River, a sottolineare che il cuore dell’uomo è irriducibile e che l’unica condizione per una vera conoscenza è lo stupore.
Successivamente si sono svolti seminari scientifici e incontri tenuti da ingegneri Ducati e professori delle migliori università Italiane. Importanti contributi sono arrivati dal prof. Nicola Vittorio,dell’Università di Roma Tor Vergata e coordinatore Piano Nazionale Lauree Scientifiche, che ha messo in luce come l’astrofisica si ponga domande e cerchi risposte sull’origine e sulla futura evoluzione dell’universo. Il prof. Giorgio Bolondi, dell’Università di Bologna, ha parlato del fascino della matematica raccontando di come questa disciplina sia un tentativo dell’uomo di comprendere e dialogare con l’infinito.
Tra i personaggi intervenuti vi è stato Luigi Mitolo, uno degli ingegneri Ducati impegnati nelle competizioni, che ha tenuto un “Laboratorio di MotoGP” per mostrare, attraverso la sua esperienza in Ducati, come la ricerca scientifica entri in gioco nella progettazione delle moto da strada e da competizione sportiva. L’ingegnere Roberto Costa del reparto Ducati Corse ha invece raccontato del suo lavoro, dove si cerca di simulare il comportamento reale delle moto in un giro di pista, per risolvere problemi osservati e cercare di incrementare le prestazioni. Marco Pierini,professore dell’Università di Firenze, ha poi tenuto una lezione dal titolo “Scienziati della Sicurezza stradale (dinamica del veicolo e sicurezza)” e sempre dall’Università di Firenze, il prof. Giovanni Ferrara è intervenuto per tenere un seminario su “Efficienza del motore”.
Dopo una introduzione sui metodi propri della ricerca scientifica e sull’organizzazione delle attività di ricerca in team tenuta da Giovanni Savino, ingegnere e ricercatore all’Università di Firenze che ha collaborato fin dagli albori del laboratorio Fisica in Moto alla sua realizzazione e al suo sviluppo, gli studenti hanno svolto un’intensa attività di ricerca sperimentale, articolata su quasi 10 ore, da svolgere in team (con la supervisione di due tutor) per scoprire i “segreti” della fisica applicati alle macchine e ai simulatori presenti nel laboratorio Ducati di “Fisica in Moto”. Il lavoro in team è stato svolto con grande curiosità e determinazione e ha permesso di raggiungere obiettivi sorprendenti. Un gioco di squadra, una vera e propria simulazione di quello che scienziati nel mondo della ricerca e ingegneri Ducati nel mondo del MotoGP fanno quotidianamente.
Per dare un’idea più viva conviene lasciare spazio alle parole di chi ha partecipato e si è cimentato in questo strano percorso: gli studenti.
Anna per esempio racconta: “didatticamente ho imparato moltissimo; gli argomenti incuriosivano molto (credo di essere riuscita, nonostante fossero solo 4 giorni, a “torturare” di domande gli organizzatori!) ed erano considerati da punti di vista differenti, molto più reali ed efficaci, rispetto a quelli che si utilizzano quando si siede dietro il banco di scuola”. Ma c’è una precisazione che ha tenuto a fare: “In soli quattro giorni abbiamo avuto modo di imparare tantissimo, ma io escluderei che si sia trattato solo di didattica. Se l’obiettivo era ampliare le nostre conoscenze, farci crescere come persone, insegnarci a collaborare, a lavorare ed a condividere con altri… se l’obbiettivo era particolarmente umano, più che scolastico… direi che è stato centrato in pieno”.
Oppure Massimo, che, tra l’altro, si è dovuto assentare una giornata per andare a Roma a ritirare un premio consegnato dal ministro dell’Istruzione: “posso dire di aver scoperto molto di più di quello che mi sarei aspettato. Tuttavia quando dico ‘scoperto’ non voglio dire di aver appreso nuovi concetti teorici, bensì di esser riuscito a comprendere come il più delle volte, anzi quasi sempre, prima della teoria c’è l’esperienza, il toccare con mano gli oggetti”. Come altri, racconta delle attività di ricerca in team, e nota una diversità rispetto alle attività didattiche come fatte solitamente a scuola: “a differenza di quello che avviene a scuola, abbiamo da soli trovato delle domande di ricerca cui dare una risposta, abbiamo effettuato le misure senza dover seguire una scaletta prefissata, abbiamo lavorato in team nel vero senso della parola, abbiamo usufruito di programmi di simulazione che hanno unito la sperimentazione alla realizzazione di un modello e quindi ci ha dato la possibilità di prevedere l’evolversi di un fenomeno e poi confrontare i dati ideali con quelli empirici”.
A conclusione della Summer School, in occasione della premiazione del miglior team di ricerca composto da Hidajet Asanovski, Emanuele Elia, Wenting Dai, Marta Morico, Leonardo Pulga e Piera Stragliotto, è intervenuto il sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini, che ha rivolto un saluto e un augurio ai partecipanti: “è vero che è un momento di crisi, ma è un momento in cui le persone che valgono e che si sanno spendere fino in fondo riescono a trovare una strada: l’importante è cercare le persone da cui imparare”.
Alessandro Ascari, coordinatore del laboratorio Fisica in Moto