Sabato 18 ottobre, nell’ambito della Convention Scuola 2014 organizzata a Bologna da Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica), si sono aperte le ormai tradizionali Botteghe dell’insegnare. Si tratta del tentativo di docenti di ogni ordine e grado, riuniti per materia o per interessi didattici specifici — per esempio, la valutazione o la formazione Clil —, di collaborare nell’aggiornamento e nella ricerca, o nella elaborazione e sperimentazione di nuovi strumenti didattici.
Personalmente seguo dal loro nascere (tre anni fa) i lavori della Bottega di Filosofia. La proposta, elaborata dal prof. Marco Ferrari, è quella di riflettere sul lavoro di insegnanti, condividere e ridiscutere scelte metodologiche e didattiche, approfondendo la disciplina in un dialogo serrato con ricercatori universitari. Concretamente si articola in una serie di conferenze, cui segue un dibattito, distribuite nell’arco di tutto l’anno scolastico, fruibili anche in diretta streaming, tenute prevalentemente da docenti universitari ma talvolta anche da insegnanti di scuola media superiore che abbiano sviluppato particolari percorsi di ricerca personale.
Ogni anno il corso di aggiornamento si focalizza su un determinato momento dello sviluppo del pensiero filosofico. Quest’anno il tema è “La libertà nella filosofia medioevale” e i lavori a Bologna sono stati aperti dall’intervento del prof. Giovanni Catapano, dell’Università di Padova, riconosciuto come uno dei massimi studiosi del pensiero di Agostino.
Il professor Catapano ha introdotto la conferenza, dal titolo: “Agostino teologo del libero arbitrio”, con una serie di precisazioni metodologiche sul lavoro proposto ai corsisti: un approccio testuale che ci ha rivelato un Agostino intento a ritornare più volte, dopo la conversione, sul delicatissimo tema del libero arbitrio e della sua relazione con la grazia salvifica; un animo per così dire inquieto, un pensiero vivo e perciò sempre in evoluzione.
I due principali testi di riferimento della conferenza sono stati il De libero arbitrio, scritto da Agostino immediatamente dopo la sua conversione, e il De gratia et libero arbitrio, composto pochi anni prima della morte, quindi a quasi quarant’anni di distanza dal primo.
Lo stesso titolo della conferenza ha richiesto immediatamente una spiegazione: Agostino “teologo” del libero arbitrio, non solo perché entrambi i grandi scritti scaturiscono da preoccupazioni e interrogativi di natura squisitamente teologica (il De libero arbitrio nasce in polemica col manicheismo, ed ha la forma di un dialogo in risposta alla domanda: “Dimmi se veramente Dio è l’autore del male”; il De gratia et libero arbitrio si rivolge ad alcuni monaci per chiarir loro le posizioni anti-pelagiane di Agostino, che sembrerebbero porre in antitesi grazia e libero arbitrio, ma soprattutto le sue conclusioni in merito alla salvezza degli uomini); ma anche perché in Agostino non è mai possibile una separazione — che rispecchia piuttosto un nostro modo di pensare — tra filosofia e teologia, tra indagine puramente razionale e rivelazione.
La prima grande questione che emerge dai due scritti, e che rimane costante nello sviluppo del pensiero di Agostino, è che libero arbitrio e grazia non si escludono e non si elidono a vicenda; la dottrina cristiana, che Agostino vuole comprendere e difendere, ci dice che l’uomo è libero, che la libertà è un dono di Dio e che la grazia salvifica non annulla, anzi, esalta tale dono compiendone la natura, ovvero la capacità di riconoscimento e adesione piena alla legge di Dio. Dalle lunghe e complesse analisi che Agostino svolge sul tema della volontà umana, emerge l’irriducibilità del libero arbitrio, ma insieme l’incapacità dell’uomo, conseguente al peccato originale, a volere e ad agire rettamente. Ecco allora la necessità della grazia per la salvezza degli uomini.
Il tema più controverso è certamente quello della predestinazione, in riferimento al quale il professor Catapano non esita a definire “tragiche” le conclusioni del nostro Autore. E’ soprattutto l’ultimo Agostino a sollevare il problema e a porlo in termini che produssero un certo sconcerto anche tra i suoi contemporanei. Agostino non ha la pretesa di comprendere esaurientemente una questione che ci porta a riflettere sui più profondi e imperscrutabili pensieri e disegni di Dio, ma fa emergere dalla lettera del testo sacro il tema della elezione divina, dell’impossibilità a salvarsi senza di essa, dell’autonomia della volontà umana che, dunque, è colpevole di fronte a Dio; un Dio che salva, che esprime la sua misericordia nell’Incarnazione e nella azione di grazia sacramentale, ma che agisce, guarisce e porta a salvezza attraverso una scelta il cui misterioso criterio sarà svelato solo alla fine dei tempi.
Certamente per Agostino la verità dell’uomo e del mondo non si esaurisce in nessun modo in una definizione razionalmente chiusa, ma è raggiungibile solo da chi si pone in una relazione di dipendenza e d’amore con Dio, che è la Verità stessa; una verità che non ha esitato a farsi Uomo per rendere possibile il cammino umano.
Alla ricca lezione è seguito un vivace dibattito, comprensibilmente suscitato dalle numerose implicazioni antropologiche, morali, teologiche che il tema porta con sé e dalla chiara volontà del professor Catapano di non appiattire mai il pensiero di Agostino su categorie che appartengono alla nostra sensibilità o alla rilettura medioevale di Agostino, così da restituirci una visione per certi aspetti nuova e genuina di uno dei più grandi pensatori di tutti i tempi.
Il lavoro iniziato è aperto a tutti i docenti interessati. Ciascuno potrà partecipare ai prossimi otto incontri in programma con i maggiori esperti di filosofia medievale italiani attraverso collegamenti video in streamingattivabili dalla propria scuola o anche da casa propria, “liberamente” e privatamente. Una nuova forma di lavoro nella “buona scuola” di oggi!