SCUOLA/ Esame di stato, tutte le insidie della “riforma” Giannini

- Sergio Palazzi

È importante che il ministro Giannini ricordi l'urgenza di modificare l'attuale struttura dell'esame "di maturità". Infatti non va d'accordo con la riforma. Come fare? SERGIO PALAZZI

scuola_giannini_chiaroR439 Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini (Infophoto)

È importante che il ministro Giannini, così come leggiamo su la Repubblica e Il Sole 24ore, ricordi l’urgenza di modificare l’attuale struttura dell’esame “di maturità”. E che voglia farlo presto, visto che non si è saputo intervenire prima dell’inizio dell’anno scolastico, come si era suggerito con congruo anticipo anche da queste colonne.

Dalle indicazioni, per quanto scarne, emerge dapprima l’intervento sulla struttura dell’esame, specie del primo scritto e del colloquio. Della prima prova si può dire molto, ma non è lì il problema. Rimangono infatti i dubbi già formulati su seconda e terza, dove si deve intervenire immediatamente. Con la riforma ormai a regime esse sono infatti incompatibili con i corsi impostati sulle “competenze” e non su una lista prescrittiva di argomenti, con l’autonomia scolastica, con l’accorpamento degli indirizzi. Non ci possono essere quesiti centralizzati proprio nella seconda prova, sull’area disciplinare dove maggiormente si dovrebbe accentrare un lavoro di qualità, legato al territorio, peculiare di ogni singolo consiglio di classe, fuori dal tracciato comune. Proprio in base a tale lavoro dovrebbe tra l’altro essere possibile valutare il “merito” dei docenti…

Idem, se non peggio, per la terza prova, che include la lingua straniera. La normativa del 2000 vuole accertarne le “conoscenze”. Ma da quest’anno, oltre all’apprendimento della lingua straniera, è specificamente prevista la metodologia Clil, che è qualcosa di più e di diverso da “studiare una materia nell’altra lingua”: sia pure con i palliativi introdotti ad inizio d’anno, data l’impreparazione del sistema. Tale metodo lavora, per sua natura, sulle “competenze”, non sulle “conoscenze”: vero che con le parole si fa quel che si vuole, ma perlomeno si deve chiarire se la prova – così come poi l’orale – deve vertere su due materie distinte, su una sola comune, sulla loro integrazione… Dunque? Continuiamo con la soluzione “provvisoria istituzionalizzata” di De Mauro, con le tipologie X, Y e Z, col numero massimo di domandine, etc? Tanto varrebbe abolirla.

Per l’orale si intende sopprimere la tesina, che però è cosa differente dall’eliminare “l’argomento proposto dal candidato”, se ci si riferisce esplicitamente per sempio al percorso personalizzato svolto in alternanza. Come lo si voglia e possa fare non è tuttavia ad oggi molto chiaro, ed è legato alla seconda serie di indicazioni, quelle riguardo le commissioni. Sarebbero di soli interni con un “presidente di garanzia” (sic). Ha forse senso se lo scopo è contenere le spese, ma si fatica a coglierne un qualsiasi valore didattico, o il nesso con l’idea egualitaristico/bonapartesca di “esame di Stato”. Poi, è tecnicamente impossibile che ci siano tutti (duplicando lo scrutinio di pochi giorni prima): quanti e come saranno scelti?

A questo punto, piuttosto che proporre un’effettiva revisione che resti in vigore a medio-lungo termine, potrebbe essere opportuno limitarsi ad un provvedimento contingente legato solo all’emergenza attuale, e prendersi un attimo di più di tempo per riflettere a fondo. Ci si augura che le soluzioni proposte siano meditate molto attentamente, perché è facile immaginare la selva di ricorsi che potranno intervenire sia cambiando ad anno già iniziato, sia se non si cambiasse nulla, ed almeno questo dovrebbe essere un argomento stimolante. 

Comunque i segnali sono precisi ed indicano che il Governo è deciso ad agire: consideriamoli positivamente ed auguriamoci che ne esca qualche soluzione efficace, magari in direzioni inaspettate.







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