È possibile insegnare a compiere un lavoro di ricerca che culmini nella presentazione di un testo scritto ben formulato e rispettoso di una serie di regole formali atte a renderlo degno di essere ben valutato all’orale dell’esame di Stato? Secondo Gian Paolo Terravecchia ed Enrico Furlan la risposta è affermativa ed è contenuta in un agile libretto intitolato Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica.
Ritengo che, per comprendere a fondo lo scopo di questo lavoro, possa essere utile richiamare alla memoria una citazione dal film Andrej Rublëv di Andrej Tarkovskij: “Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno — uno sguardo umano — ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice”. L’impressione che si ricava dalla lettura delle pagine del volumetto risulta essere proprio questa: lo stile è piano, scorrevole, dialogico, umano. Assistiamo a un discorrere serrato col lettore, cioè con lo studente. L’incipit del libro sembra proprio una parafrasi della frase di Tarkovskij, ecco la prima riga dell’introduzione: “Lo sappiamo, sei molto indaffarato e non sai da dove cominciare” (p. 9). “Lo sappiamo” qui non è inteso nel senso riduttivo di chi dà per scontata la conoscenza dell’altro, bensì esprime la comprensione profonda propria di chi si trova sullo stesso “sentiero in montagna”, per usare una metafora citata dagli autori (cfr. p. 17). Questi si propongono infatti di stabilire, attraverso le loro scelte anche stilistiche, una relazione educativa con il lettore, relazione necessaria per qualsiasi apprendimento che voglia dirsi significativo.
Il cammino inizia guardando al desiderio profondo dello studente: gli si chiede, in modo cortese, ma chiaro e diretto, se preferisca un metodo furbo e disonesto per eludere il problema, oppure se voglia cercare vie d’uscita oneste e all’altezza del meglio dell’umano: in questo secondo caso le vie percorribili sono due.
La prima è l’affidarsi a un esperto, farsi dire i passi da seguire per affrontare il problema e compierli di fretta, senza intoppi, ma anche senza porsi domande di senso. Qui si tocca il cuore della questione: si cerca un approccio meramente pragmatico (a questa alternativa, pur non preferita, gli autori non si sottraggono e consigliano chi intenda perseguirla di saltare i paragrafi intitolati Che cos’è?, finalizzati ad affrontare le questioni di senso), oppure si ricerca una guida che faccia maturare un metodo consapevole e maturo, magari seguendolo inizialmente anche solo per curiosità. Questa, del resto, risulta essere un elemento necessario: qualcosa che entra discretamente nel percorso affrontato dagli autori e viene via via stimolato dal procedere della lettura pagina dopo pagina. Ed è proprio la consapevolezza nel procedere, il vero obiettivo che gli autori si propongono di far raggiungere al lettore.
I docenti valutatori, notano gli autori, sono interessati non tanto ai prodotti della ricerca, quanto ai processi a essa sottesi (cfr. p. 10). Ecco come, con un registro linguistico efficace, diretto e accattivante, il testo lo illustra al lettore-studente: “Chi esaminerà ciò che presenti non sarà tanto interessato al punto di arrivo del tuo percorso. Sì, hai letto bene. Infatti quello che davvero conta, tieniti forte, non è la tesina, ma il tuo percorso per produrla. Non cerchiamo di dire le cose in modo paradossale per impressionarti, è che è proprio così”.
Il linguaggio, è dialogico, del tutto informale e, proprio per questo, maggiormente incisivo. L’informalità del dire non tragga in inganno: gli autori, in realtà, sono decisamente attenti alla forma, ma nella misura in cui essa manifesta la sostanza. La parte relativa alle citazioni bibliografiche (pp. 74-81), ad esempio, è svolta con la massima attenzione per la forma e potrebbe essere uno strumento utile non soltanto per la tesina di maturità, ma potrebbe anche fungere da prontuario per la bibliografia di una tesi di laurea o per un lavoro di ricerca. Più in dettaglio, si può trovare la spiegazione delle differenze tra il sistema citazionale classico e il sistema Harvard per libri, monografie, saggi all’interno di volumi collettanei, articoli pubblicati in riviste scientifiche, articoli di quotidiano o periodico, testi da siti web, testi citati in precedenza, testi aventi due o più autori ed e-book; si può trovare poi un ricco elenco di abbreviazioni e locuzioni utili per le note a piè di pagina (con le differenze, ad esempio, tra ibidem, idem ed ivi, tra vd. e cfr., ecc., cfr. pp. 87-88), oppure un prontuario di locuzioni e abbreviazioni in inglese (e.g., i.e., eds., ecc., p. 88).
Molto valide risultano essere anche le pagine dedicate alle “dritte formali”, tese a favorire l’eliminazione di una serie di errori spesso presenti nei testi (non soltanto nelle tesine di maturità, purtroppo, come viene ricordato considerando le lamentele dei docenti universitari relatori di tesi di laurea, cfr. p. 8). Il presente volumetto, quindi, può costituire un utile strumento anche per il prosieguo della carriera dello studente.
A proposito di pagine contenenti “dritte”, questo libro presenta strumenti rapidamente reperibili: sono indicati in verde nell’indice. Si recuperano così con facilità le strategie per affrontare le varie “sfide” che si presenteranno al maturando-giovane ricercatore: si parte dai segreti di Google (o di altri famosi motori) da apprendere in modo che le ricerche possano essere davvero fruttuose e rapide, valide e non dispersive, per passare poi a liste di errori comuni da evitare e “cose da non confondere”. Vi sono due testi dedicati a simulare il colloqui d’esame, mostrandone tra le righe alcuni risvolti psicologici e soffermandosi a evidenziare alcuni pericoli da evitare da un punto di vista tecnico: i maturandi potranno imparare, in una “catarsi” aristotelica, cosa non va fatto.
Attraverso i tricks and tips gli autori comunicano un messaggio estremamente importante, non solo dal punto di vista didattico-scolastico, ma addirittura esistenziale: spingono infatti a chiedersi costantemente il perché delle proprie scelte. Chiedersi il perché di una propria passione (cfr. p. 64), il perché della scelta di un certo tema, il perché del desiderio di parlare di un certo argomento. Si può leggere una sorta di apologia del “perché” (cfr. p. 22) che fa da introduzione a una più generale apologia del domandare, fino al raggiungimento di domande radicali che nella loro importanza risulteranno essere forse le più scomode, ma che potranno essere foriere di ulteriori cammini di ricerca (cfr. p. 25).
Si può notare come il tema del “rendere ragione” delle proprie scelte sia la preoccupazione sottesa all’intero percorso proposto dai due autori: la vetta verso cui essi guidano il lettore. Per aiutare lo studente a raggiungere tale traguardo, il testo offre due appendici: la prima dedicata all’argomentazione, alle sue norme (coerenza, validità, persuasività e informatività) e alle eventuali fallacie in cui si possa inavvertitamente cadere; la seconda, alle sette regole d’oro per l’esposizione orale e agli ultimi ulteriori segreti per una valida gestione delle slidequalora si produca una presentazione multimediale.
Risulta palese la tensione educativa degli autori, entrambi anche insegnanti, in pagine dense di richiami alla dimensione personale ed etica del ricercatore. A titolo di esempio, si veda il decalogo per la coltivazione delle virtù proprie di chi si dedica all’attività di ricerca che viene presentato e spiegato (p. 44) e che enuncia principi come: 1. Fuggi dalle banalità; 2. Esprimiti in modo chiaro e preciso; oppure 3. Non spacciare per tue le cose di altri; o anche 10. Mettiti in discussione.
L’accento posto sulla virtù dimostra come il lavoro di uno studente possa configurarsi come momento di crescita personale, non soltanto come un periodo di apprendimento, come possa essere ascesi oltre che attività.
Concludono il lavoro un indice per argomenti, che favorisce una fruizione filtrata e pertanto ulteriormente veloce del già agile libretto, e una ricca bibliografia che spazia dal classico Umberto Eco di Come si fa una tesi di laurea(1977) al recentissimo Non solo concettuali. Mappe, schemi, apprendimento di Marco Guastavigna (2015). Non mancano titoli di opere straniere, quali ad esempio Style. Lessons in Clarity and Grace di Bizup e Williams del 2014 arrivato all’undicesima edizione oppure A Manual for Writers of Research Papers, Theses and Dissertationsgiunta alla settima edizione per i tipi della University of Chicago. Vi è una bibliografia specifica dedicata all’argomentare in cui si va dal Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica di Perelman e Olbrechts-Tyteca del “lontano” 1969 al recente testo di Iacona L’argomentazione (2010).
Qualora i lettori siano interessati alla dimensione digitale dell’apprendimento e dello studio, può essere poi utile dare un’occhiata alla pagina Facebook dedicata al presente testo, reperibile al linkhttps://www.facebook.com/tesinepercorsi ove è possibile trovare ulteriori materiali capaci di stimolo e suggestione, quali, ad esempio, i trentasei consigli di Umberto Eco agli aspiranti scrittori.
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Gian Paolo Terravecchia, Enrico Furlan, “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, Loescher, Torino 2015, pp.128, euro 6,90