PARIGI — Gli insegnanti — e i loro allievi — hanno vacanze lunghe, come è noto. E questa interruzione è un bene, non solo perché regala a ciascuno un riposo meritato, ma soprattutto perché dà alla ripresa — la famosa rentrée — un sapore di novità. All’interruzione di due mesi, al rinnovo del materiale scolastico, si aggiunge in Francia il fatto che, ogni anno, le classi di uno stesso plesso vengono ricomposte e le loro équipe di docenti vengono ripensate.
Un’abitudine discutibile da diversi punti di vista, ma che accentua di fatto l’idea di un cominciamento, di una nuova partenza. Poco importa degli errori o delle difficoltà incontrati l’anno precedente, è una nuova chance che si offre a ogni allievo, una possibilità in più di crescere e di essere se stessi. Sono sempre stata colpita, all’inizio, dalla curiosità e dall’entusiasmo di ciascuno dei miei studenti, compresi quelli che sono notoriamente refrattari alla scuola. Incipit vita nova.
Quest’anno, più del solito, questa nuova vita che inizia è stata densa di scommesse e di sfide. Le questioni sul tappeto non sono nuove, ma i fatti dell’anno trascorso, soprattutto il clima percepito in molte scuole dopo gli attentati del 7 e 9 gennaio nel supermarket Kasher e alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi, hanno messo sotto gli occhi di tutti l’urgenza educativa attuale.
La scuola della République saprà rispondere all’ascesa sempre più evidente delle identità comunitarie? I ripetuti appelli ai sacrosanti valori laici, dalla tolleranza alla laicità, passando per la libertà di espressione, permetteranno di creare il clima necessario al buono svolgimento, ad esempio, di temi come la seconda guerra mondiale o la formazione dello stato d’Israele, così spesso elusi dai docenti, come accade da anni, per evitare situazioni incresciose, impreviste e incontrollabili? E nella scuola superiore, dove si cristallizzano le maggiori tensioni, il governo riuscirà ad imporre nell’anno scolastico 2016 la riforma varata il 19 maggio scorso, malgrado il grande sciopero di contestazione fatto dal corpo docente lo stesso giorno?
Una riforma che preoccupa su molti punti. Di fronte al dato, offerto dalle indagini internazionali (Pisa), che accusa la caduta del livello scolastico francese, la logica sembra essere quella, in nome dell’uguaglianza, di livellare tutti in basso! E in molti ambiti, l’assenza di contenuto dei programmi annunciati sembra consegnarci un messaggio eloquente: “non sappiamo più cosa dirvi, fate del vostro meglio!”.
La situazione è inquietante, non lo si può negare. Se l’invocazione dei valori della Repubblica non permette più di viverla insieme, e se i tentativi successivi degli ultimi governi di arrestare il decadimento assomigliano ai pezzi delle vecchie Trabant della vecchia DDR tenuti insieme dal nastro adesivo, che cosa resta da fare? Da dove ripartire?
Dall’umano. I docenti non potranno essere all’altezza di quegli sguardi pieni di attesa che, ancora una volta, si sono trovati davanti, se non con una presenza totale e integrale, una presenza che non si nasconde dietro un’ideologia o degli schemi dialettici prestabiliti, ma si dona e cerca di incontrare davvero, di suscitare l’interesse di coloro che si trova davanti. Essi non potranno convincere chi li ascolta della pertinenza della loro disciplina che scoprendo essi stessi in che cosa essa risponde realmente alla domanda di senso che oggi si pone in modo così impellente. Non potranno contribuire a formare gli adulti responsabili di domani, capaci di utilizzare pienamente la loro ragione e il loro cuore, se non vivendo intensamente la realtà, senza mai rinunciare alla loro esigenza di significato totale, di verità e di relazione.
Una sfida impressionante, ma appassionante e degna dell’uomo. Incipit vita nova.