Terminata la prima fase del concorso scuola 2016, quella delle prove scritte, in attesa del via agli orali, è tempo di bilanci e di previsioni. I bilanci riguardano la partecipazione dei docenti alle prove scritte: secondo i dati del Miur il tasso di partecipazione degli insegnanti ai test è stato mediamente del 76,23% e tra le prove più partecipate ci sono state quelle di Spagnolo (si è presentato il 96,6% dei candidati attesi), Matematica e scienze nella scuola media (96,09%), Italiano (96%). Ma quanti saranno i vincitori del concorso? Come si legge su OrizzonteScuola che riporta quanto scritto su Il Corriere della Sera “tutto dipende dalle singole province e dalle diverse classi di concorso: per alcune vi sono molti più candidati che posti (è il caso della scuola primaria e dell’infanzia) per altre (sostegno ma anche matematica alle medie), scarseggiano i candidati, tanto che molti posti resteranno scoperti anche dopo il concorso”.
In questi giorni di correzione delle prove scritte del concorso scuola 2016 ci si chiede che cosa sarà dei docenti che hanno presentato ricorso: si tratta di insegnanti non abilitati esclusi dal bando di selezione ma che potrebbero essere ammessi a prove suppletive. A fare i conti su posti e candidati è il sindacato Anief che fa sapere che “gli Uffici scolastici regionali cominciano a prendere coscienza che le prove aggiuntive per i candidati ricorrenti sono inevitabili: alla luce delle ordinanze del Consiglio di Stato e del Tar del Lazio, con le quali è stata disposta l’ammissione con riserva alle prove del concorso scuola degli Itp (Insegnanti Tecnico Pratici, ndr), l’Usr del Veneto (seguito da quello del Piemonte) ha comunicato che predisporrà delle verifiche ulteriori a livello nazionale, ‘sia per i candidati già in possesso delle suddette ordinanze sia per quelli che le otterranno in seguito a successive pronunce”. Il presidente del sindacato, Marcello Pacifico, sostiene che il concorso scuola 2016 “è stato per la prima volta riservato al personale abilitato, che ha un’età anagrafica maggiore dei laureati” e che “sarebbe bastato decidere per legge un accesso riservato o la stabilizzazione diretta, come chiedeva l’Europa”.