Con la passione che ne contraddistingue sempre l’impegno civile e politico, Luigi Berlinguer, su Repubblica di mercoledì 22 marzo, difende l’efficacia dello schema di decreto legislativo 382 del 16 gennaio 2017, recante norme sulla “promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività”.
Berlinguer sostiene in particolare che la pratica dell’arte nella scuola sia necessaria quanto la logica e le cognizioni. Rileva inoltre al riguardo che non si tratterebbe comunque di un provvedimento “a costo zero”, in quanto sarebbero previsti almeno 2.400 nuovi docenti da assegnare a questo compito, “attraverso il cinque per cento del cosiddetto (organico) potenziato”.
Le perplessità sollevate da più parti e condivise da alcuna associazioni professionali riguardano in realtà aspetti che non sono superati dalla pur appassionata perorazione di Berlinguer.
1. Il primo aspetto è che proprio la condivisione dell’obiettivo di inserire più ampiamente “musica, arte e cultura umanistica” negli ordinamenti degli studi di tutti i percorsi formativi richiederebbe una riflessione organica, ed eventualmente una revisione, relativamente agli attuali piani di studio di tutti gli indirizzi formativi, in maniera da inserire i nuovi auspicati contenuti teorici e pratici in un quadro sistematico che tenga conto dei vigenti quadri orario, compatibili con l’impegno dei ragazzi nelle diverse età, dei profili formativi e degli obiettivi di apprendimento complessivi già previsti, nonché di un equilibrato rapporto tra materie di formazione generale e materie “caratterizzanti” i diversi indirizzi.
La logica, viceversa, dell’attività aggiuntiva, per di più su “proposta” di una progettualità nazionale anziché di scuola, limita nei fatti l’autonoma flessibilità curricolare da parte di ciascuna istituzione scolastica e si presta ad una pratica differenziata scuola per scuola ed anno per anno, togliendo tra l’altro certezza rispetto ai risultati attesi ed alla loro necessaria valutazione finale.
2. Il secondo aspetto riguarda il fatto che, non esistendo nello schema di decreto in esame contenuti innovativi dell’attuale assetto ordinamentale, la promozione di un progetto nazionale come quello auspicato non avrebbe necessariamente richiesto un atto legislativo — che irrigidisce la disposizioni nel tempo — ma sarebbe stato più efficacemente perseguita con direttive generali del ministro, per loro natura modificabili e flessibili, nella logica di un processo da “tarare” via via rispetto alle concrete risposte e bisogni delle scuole.
A conferma del carattere meramente “esortativo” dello schema di decreto si richiamano l’articolo 1 comma 4, che recita testualmente: “All’attuazione del presente decreto si provvede nell’ambito degli assetti ordinamentali, delle risorse finanziarie e strumentali nonché delle consistenze di organico disponibili a legislazione vigente”.
Il medesimo concetto viene poi richiamato dall’articolo 4, comma 1, nonché dall’articolo 17, comma 1.
La stessa previsione di un “Fondo per la promozione della cultura umanistica, del patrimonio artistico e della creatività” fa rinvio a risorse già stanziate dall’articolo 1, comma 202, della legge 107/2015 per le iniziative relative alla “Buona Scuola”.
In sostanza si tratta semplicemente della destinazione vincolata a questo progetto nazionale di risorse già nella disponibilità del sistema e che, ad esempio, si sarebbero potute destinare a rafforzare la libera progettualità del singolo istituto per esigenze di contesto.
Infine, un’ultima considerazione sui circa 2.400 “nuovi” docenti da destinare a queste iniziative.
Come chiaramente precisato dall’articolo 17, comma 3 del decreto, in coerenza con la declamata necessità che da tali iniziative non derivino “nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”, si tratta di una parte (cinque per cento) del contingente complessivo dei posti già previsto per “il potenziamento dell’offerta formativa”, che si sarebbe comunque potuto destinare senza un atto legislativo.
E’ in sostanza una “partita di giro” che sottrae comunque organico per altre autonome iniziative delle scuole!
Tutto ciò anche a prescindere dai profili professionali effettivamente esistenti nell’organico del potenziamento, spesso costituito da docenti delle graduatorie ad esaurimento privi di specifiche professionalità in materia.
Il rischio paventato è in definitiva quello che questo intervento, come tanti altri in passato, non divenga parte strutturale dei curricoli ma sopravviva con iniziative estemporanee fino al prossimo “taglio” della spesa pubblica.
Proprio perché gli obiettivi di Luigi Berlinguer sono pienamente condivisibili, appare insufficiente la risposta offerta da questo provvedimento.