Dall’estate 2015, attraverso la Riforma dell’Istruzione (la così detta “Buona Scuola”, L. 13/07/2015 n. 107 con l’introduzione dell’obbligatorietà dell’Alternanza Scuola Lavoro) e la Riforma dell’Apprendistato (D.lgs. 15/06/2015 n. 81 e Dlgs. 24/09/2016 n. 185) il nostro Paese sta tracciando la trasformazione del sistema educativo e formativo per arrivare alla definizione del modello italiano di “sistema duale” in cui il lavoro viene riconosciuto come “esperienza educativa necessaria e indispensabile” per orientare e formare il capitale umano del futuro. Affinchè questa trasformazione si realizzi e i giovani integrino nel loro percorso formativo il “sapere”, il “saper fare” e il “saper essere” è necessario che mondo della scuola e mondo del lavoro si avvicinino, imparino a “parlare la stessa lingua” (o almeno a comprendersi) e a collaborare insieme per orientare e preparare meglio i giovani al loro inserimento nel mondo del lavoro.
Alternanza Scuola Lavoro e Apprendistato rappresentano forme diverse di integrazione formativa:
1) l’Alternanza Scuola Lavoro è una metodologia didattica diretta ad aumentare la capacità di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro che combina, in modo intermittente e reiterato, la formazione in aula dello studente con periodi di apprendimento in contesti lavorativi prevedendo per il conseguimento del titolo di studio un numero minimo di ore obbligatorie per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole di istruzione secondaria (17-19 anni);
2) l’Apprendistato è un contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e all’occupazione di giovani 15-29 anni stipulato volontariamente fra le parti secondo uno dei tre diversi possibili modelli (Apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore -I livello-, Apprendistato professionalizzante -II livello-, Apprendistato di alta formazione e ricerca -III livello-) che permette, nell’apprendistato di I e III livello, il conseguimento di un titolo di studio lavorando.
Mentre l’Apprendistato è uno strumento abbastanza conosciuto dalle aziende seppur limitatamente utilizzato , l’Alternanza Scuola Lavoro è rimasta quasi del tutto sconosciuta alle aziende e solo un 1% delle aziende attive negli ultimi due anni ha realizzato e partecipato a percorsi di alternanza scuola-lavoro .
L’alternanza scuola-lavoro
Benchè l’alternanza scuola-lavoro sia stata introdotta nel 2003 (L. 53 del 28 marzo 2003, “legge Moratti”) e ri-definita nel 2005 attraverso il D.lgs. 77 del 15 aprile, solo con la L.107/2015 il percorso di alternanza viene reso obbligatorio (entra nelle valutazioni disciplinari, nei crediti scolastici di condotta e nell’esame di stato) definendo un numero minimo di ore da realizzarsi nell’arco del triennio pari a 400 ore per gli studenti degli Istituti Tecnici e Professionali e 200 per quelli dei Licei a decorrere dalle classi terze dell’anno 2015/2016 .
Con la “Buona Scuola” il percorso di alternanza scuola-lavoro prevede:
A) il coinvolgimento di una molteplicità di attori esterni alla scuola (imprese, associazioni di categoria, ordini professionali, enti del terzo settore, enti pubblici, musei e istituti pubblici e privati per il patrimonio e le attività culturali, artistiche e musicali, enti che svolgono attività afferenti al patrimonio ambientale o associazioni sportive ed enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI);
B) la possibilità di attuazione secondo modalità diverse (testimonianze a scuola per l’orientamento, lezioni a scuola fatte da esperti di aziende o altri enti, visite in impresa, stage osservativi in impresa, project work, impresa formativa simulata, tirocinio, laboratori in impresa, bottega scuola, poli formativi) ;
C) la realizzazione in tempi e luoghi diversi (durante l’orario scolastico, fuori dall’orario scolastico; nel periodo di scuola, fuori dal periodo di scuola; all’estero)
D) funzioni e procedure specifiche che i diversi attori (Consiglio di Classe, Dirigente scolastico, Referente alternanza scuola-lavoro, Tutor scolastico, Tutor aziendale) devono seguire;
E) l’istituzione della “Carta dei diritti e dei doveri dello studente”;
F) la creazione del “Registro delle Imprese all’alternanza scuola-lavoro” per facilitare l’incontro fra domanda e offerta di percorsi di alternanza.
L’ alternanza scuola-lavoro persegue una triplice finalità:
I) permette al giovane di capire meglio il mondo del lavoro (quali sono le figure più richieste sul mercato, come ci si comporta nei luoghi di lavoro, in cosa consiste concretamente il lavoro svolto dalle diverse figure professionali) – finalità informativa
Ii) accompagna il giovane a individuare le proprie potenzialità, propensioni ed interessi testandoli attraverso l’esperienza diretta nel mondo del lavoro – finalità orientativa
Iii)crea e/o rafforza competenze sviluppando attraverso l’esperienza diretta il “saper fare” (competenze tecniche) e il “saper essere” (competenze comportamentali e trasversali) – finalità di creazione competenze.
Attraverso l’alternanza scuola-lavoro i giovani vengono responsabilizzati rispetto al loro percorso professionale, possono rimotivarsi allo studio, migliorare i risultati delle materie di indirizzo o delle materie collegate alle esperienze di alternanza vissute nei contesti lavorativi, scoprire le proprie propensioni e capacità grazie a modalità di apprendimento diverse da quelle frontali che possono risultare a loro più congegnali e, soprattutto, possono prepararsi meglio al mondo del lavoro aumentando le loro capacità di inserimento in esso.
L’obbligo di alternanza scuola-lavoro è posto in capo al giovane studente ed è responsabilità diretta della scuola ma, per integrare fra loro “sapere”, “saper fare” e “saper essere”, l’alternanza richiede di coinvolgere enti ospitanti (imprese, enti no profit, pubbliche amministrazioni…) che aprano ai giovani le porte del mondo del lavoro. Questi enti vengono riconosciuti come contesti formativi “necessari e indispensabili” allo sviluppo del progetto educativo dei giovani senza però avere alcun obbligo di coinvolgimento nei percorsi di alternanza scuola-lavoro.
Per facilitare il dialogo fra scuola e mondo del lavoro e favorire l’integrazione fra realtà che parlano linguaggi diversi, molteplici attori di contesto (MIUR, Associazione nazionale presidi, CCIAA, Associazioni datoriali, APL, CPI…) si sono attivati mettendo a disposizione di enti ospitanti Portali di riferimento e Guide Operative ma una domanda chiave sembrava rimanere senza risposta: “Perché mai imprese, enti no profit, pubbliche amministrazioni dovrebbero coinvolgersi nei percorsi di alternanza scuola-lavoro”?
Partendo da questa valutazione e considerando l’elevato tasso di disoccupazione giovanile che caratterizza il nostro paese (37,8% giovani 15-24 anni nel 2016 vs. 11,7% dai 15 anni in su), l’istituzionalizzazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro (L.107/2015), il grande numero di giovani interessati (poco meno di 1.027.000 studenti a.s. 2016/2017 e oltre un milione e mezzo di studenti a partire dall’a.s. 2017/2018), il limitatissimo numero di aziende coinvolte nei percorsi (1% delle aziende attive nel 2016) e la poca conoscenza da parte loro rispetto a cosa sia l’alternanza scuola-lavoro, cosa comporti e come possa essere realizzata, la Gi Group Academy, fondazione di Gi Group impegnata nello sviluppo della cultura del lavoro, ha ritenuto di fondamentale importanza approfondire il tema dell’alternanza scuola-lavoro realizzando una ricerca che partendo dall’analisi di esperienze di successo accompagnasse le aziende a trovare la “loro” risposta alla domanda “Why Should I Care?”.
Attraverso interviste a 20 imprese e 17 scuole , la Gi Group Academy ha realizzato il Vademecum “Alternanza scuola-lavoro Why should I care?” che mira a promuovere il coinvolgimento delle aziende nell’alternanza scuola-lavoro accompagnandole a progettare, realizzare e valutare percorsi di alternanza partendo da un’analisi strategica in cui vengono esplicitati gli obiettivi che le guidano all’alternanza scuola-lavoro. Attraverso una serie di domande chiave e schemi di sintesi, il Vademecum accompagna le imprese a individuare le opportunità che l’alternanza scuola-lavoro apre loro, fornendo indicazioni operative per progettare e realizzare esperienze di successo, cioè esperienze “win-win-win” per studente, aziende e scuole.
Il processo di alternanza scuola-lavoro e le sue fasi
Prendendo spunto dalle realtà virtuose analizzate, il processo che la Gi Group Academy propone alle aziende di seguire per realizzare l’alternanza scuola-lavoro si compone di tre fasi fondamentali: Analisi strategica, Progettazione e realizzazione, Valutazione del percorso e suo ripensamento.
Nella fase di Analisi strategica l’azienda è chiamata a esplicitare quali sono i motivi che la guidano a coinvolgersi nell’alternanza scuola-lavoro e “se” e “quali” modalità è interessata e disposta a realizzare alla luce di un’analisi di fattibilità rispetto alle risorse organizzative (persone dedicata o no), strutturali (spazi di lavoro) e tecnologiche (strumenti di lavoro, attrezzature, macchinari) che ha a disposizione al fine di definire chi coinvolgere in azienda (sedi, funzioni, persone da coinvolgere) e con quali attori esterni collaborare (area geografica, tipologia di scuola, numero di scuole, tipo di rapporto che si intende costruire).
Dalle interviste con le aziende e le scuole sono emersi cinque principali motivi, o meglio orientamenti strategici che, singolarmente o in combinazione fra loro, possono guidare le imprese nella scelta di coinvolgersi nell’alternanza scuola-lavoro aprendo loro specifiche opportunità: –
Corporate Social Responsibility: contribuire allo sviluppo del territorio attraverso la creazione di sinergie fra imprese e scuole e la trasmissione di mestieri e professionalità che lo caratterizzano (CSR focus sul territorio), o anche contribuire all’orientamento dei giovani al lavoro permettendo loro di comprendere meglio le proprie passioni e propensioni arrivando così a compiere in modo più consapevole le scelte future di studio e/o lavoro nonché “prepararli/allenarli” all’ingresso nel mercato del lavoro aumentando attraverso lo sviluppo di competenze trasversali e tecniche la loro capacità di inserirsi in impresa e di essere produttivi in tempi più brevi (CSR focus sullo studente);
Talent Scout: identificare giovani con interesse e propensione per il tipo di attività svolta dall’impresa che vengono formati, rafforzati nelle competenze tecnico-professionali, visti all’opera e conosciuti anche al fine di valutare un loro possibile inserimento in impresa, nel breve o nel medio lungo periodo
Employer Branding: promuovere fra gli studenti l’impresa ai fini di renderla una realtà attrattiva per loro e le loro famiglie che sono un bacino futuro di potenziali clienti e/o lavoratori –
– Creazione competenze per il futuro: costruire insieme alle scuole nuovi programmi scolastici che – rispondano meglio alla formazione delle competenze richieste dal mercato del lavoro del territorio, in ottica presente e prospettica, riducendo in questo modo il fenomeno dello skill shortages, supportando efficacemente il ricambio generazionale e trasmettendo professionalità e mestieri
Contaminazione dal mondo esterno: lasciarsi contaminare da idee, modi di vedere i problemi, competenze (es. tecnologiche), entusiasmo dei giovani studenti, o anche ripensare i servizi e i prodotti dell’impresa per renderli maggiormente rispondenti alle specifiche caratteristiche/ esigenze di questa generazione.
L’orientamento strategico “prevalente” dell’azienda influenza in modo determinante le caratteristiche delle esperienze di alternanza scuola-lavoro che l’azienda realizza a partire dalle diverse modalità attraverso le quali coinvolgersi nei percorsi di alternanza. Poiché ogni modalità o soluzione di alternanza scuola-lavoro presenta specifiche finalità educative e richiede un diverso investimento in termini di risorse (umane materiali, economiche, organizzative, tempo),
Sulla base dell’analisi strategica realizzata, l’impresa stabilisce se accettare o rifiutare le richieste di coinvolgimento in progetti di alternanza ricevute dalle scuole e contatta gli istituti con cui è interessata a collaborare proponendo ai Dirigenti scolastici di lavorare insieme per arrivare all’attivazione della convenzione di alternanza scuola-lavoro che sancisce i rapporti fra scuola e impresa. L’attivazione della convenzione fra azienda e scuola apre alla fase successiva del processo di alternanza che è quella di Progettazione e Realizzazione dell’alternanza scuola-lavoro.
Nella fase di Progettazione e Realizzazione l’azienda insieme alla scuola o alle scuole prescelte è chiamata a definire cosa intende realizzare (livello di co-progettazione, impegno sull’anno o sul triennio, finalità educative che si vogliono raggiungere, quali soluzioni di alternanza possono essere adottate) e come intende realizzarlo (quanti e quali studenti coinvolgere e come selezionarli; quando calendarizzare le esperienze di alternanza; quali responsabilità in capo alla scuola e quali in capo all’azienda; cosa misurare e quali criteri di valutazione adottare; quali momenti di incontro prevedere). In fase di progettazione l’azienda deve anche stabilire come comunicare all’interno, ed eventualmente all’esterno dell’azienda, il proprio impegno rispetto all’alternanza scuola-lavoro promuovendo il coinvolgimento di tutti per la buona riuscita dell’alternanza. Per ogni esperienza di alternanza in cui l’impresa sceglie di coinvolgersi occorrerà definire in che modo distribuire compiti e responsabilità all’interno dell’impresa tenendo conto sia della professionalità e delle competenze delle persone sia degli obiettivi interni che eventualmente si vogliono conseguire (es. formativi – rafforzamento delle capacità di spiegazione di compiti e processi-; motivazionali – riconoscimento delle competenze possedute dalla persona attribuendole un compito “speciale” che lo differenzia in modo positivo rispetto agli altri oppure nuova attività che viene percepita come di per sé gratificante dalla persona-). Se si realizza l’alternanza anche attraverso esperienze di tirocini l’azienda dovrà porre particolare attenzione all’individuazione dei Tutor Aziendali: persone con elevata esperienza nel ruolo e in impresa che, avendo la responsabilità della formazione del giovane durante la sua permanenza nel luogo di lavoro, lo affiancano e si fanno garanti della supervisione continuativa di tutte le attività previste nel progetto formativo. La fase progettuale in capo all’impresa si conclude con la valutazione delle “eventuali attività preventive” in vista dell’alternanza (es. formazione necessaria e specifica sulla sicurezza connessa al tipo di impresa e/o attività che i giovani dovranno svolgere, definizione delle modalità di organizzazione e gestione del contest che può coinvolgere singoli studenti o classi –obiettivo, lancio, regole di partecipazione, regole di valutazione, premi), l’organizzazione del materiale necessario per le attività (es. attrezzature, strumenti, accessori anti-infortunistici, materiali di presentazione in formato elettronico e/o cartaceo, accessi ai server), l’organizzazione degli eventuali spazi dell’impresa in cui potranno essere realizzate le attività (es. lezioni, laboratori, percorsi per visite aziendali) e la valutazione di eventuali riconoscimenti per i giovani che prendono parte alle esperienze di alternanza (es. buoni mensa, spese viaggi, vitto e alloggio, biglietti musei/cinema, buoni itunes).
La conclusione della fase di progettazione apre all’implementazione delle diverse attività di alternanza realizzate secondo le modalità e le tempistiche stabilite.
L’ultima fase del processo di alternanza è quella di Valutazione in cui l’azienda e la scuola, sulla base degli indicatori definiti in fase di progettazione, misurano i risultati raggiunti al fine di «ripensare» l’intero processo. Nella fase di valutazione si analizzano tre diversi tipi di risultati: quelli raggiunti dai ragazzi nel corso dell’esperienza (soddisfazione per l’esperienza vissuta, scheda avalutativa proposta dalla scuola e, solo nel caso di tirocinio, certificazione delle competenze acquisite dal giovane in capo all’azienda), quelli connessi all’organizzazione e alle relazioni sviluppate nel corso delle singole esperienze di alternanza con i vari istituti (ai fini di valutare se ripetere l’esperienza), quelli raggiunti dall’impresa alla luce dell’obiettivo interno (es. impatto su motivazione dei dipendenti, sviluppo delle competenze del personale interno, identificazione di giovani da tenere monitorati per inserimenti futuri).
Rimandando al Vademecum per una sintesi schematica delle caratteristiche degli approcci all’alternanza fatta in base ai diversi orientamenti strategici che possono guidare l’azienda , si condividono «10 piccoli segreti» che è utile tenere a mente nel momento in cui si sceglie di promuovere/realizzare l’alternanza:
1. Identificare l’obiettivo strategico (motivo) che guida l’impresa all’alternanza;
2. Valutare quali modalità di alternanza possono essere interessanti per l’impresa in coerenza con obiettivo strategico, tenendo conto delle risorse disponibili/investibili;
3. Prima di stabilire con quali istituti collaborare conoscere la scuola e farsi conoscere dalla uola per definire se è possibile costruire insieme l’alternanza;
4. Identificare una persona all’interno dell’impresa che sia di riferimento sul tema alternanza (dedicata o meno) che segua le relazioni con le scuole e coordini le attività dell’impresa:
5. Creare progetti di alternanza WIN-WIN-WIN (ragazzo-impresa-scuola) co-progettando l’alternanza insieme alla scuola condividendo obiettivi, responsabilità, modalità e tempi di realizzazione;
6. Proporre esperienze coerenti con percorso studio del giovane, in cui possibilmente veda inizio e fine, organizzando accoglienza in modo da trasmettere obiettivo esperienza, contenuto lavoro, indicazioni logistiche e regole organizzative-comportamentali;
7. Identificare tutor aziendali che abbiano le competenze professionali e personali per gestire e rendere “significativa” l’esperienza di alternanza per lo studente e che credano nel valore e nell’importanza di questa esperienza;
8. Mantenere una proporzione adeguata fra numero studenti accolti in alternanza e dipendenti per poterli seguire adeguatamente prevedendo, in caso di tirocinio, un periodo di almeno 2 settimane di permanenza in impresa;
9. Predisporre la calendarizzazione delle esperienze di alternanza a inizio anno – scolastico (ottobre) o civile (gennaio);
10. Coinvolgere il personale per farlo contribuire attivamente a realizzare esperienze di valore, curando la comunicazione (finalità alternanza, obiettivi, attese)
Come visto, l’alternanza scuola-lavoro chiede alle aziende di proporsi come risorsa per il bene comune, trasformandosi in occasione e contesto per la crescita personale e professionale dello studente al fine di favorire un orientamento più consapevole del giovane al mondo del lavoro e un suo più veloce inserimento in esso. Tutte le aziende possono fare alternanza scuola-lavoro trovando il “proprio” personale modo di coinvolgersi alla luce degli obiettivi strategici che ci si propone di raggiungere e delle modalità di alternanza che si è disponibili a realizzare. Anche Gi Group è attivamente impegnata nell’alternanza scuola-lavoro sia come ente promotore e ospitante di alternanza (attraverso testimonianze e lezioni presso scuole, visite in azienda, tirocini e project work), sia come attore impegnato nell’informazione e nella formazione sul tema dell’alternanza (ricerche sull’alternanza scuola-lavoro, sito dedicato http://www.gigroup.it/la-buona-scuola/, eventi -Convegno Giovani Confindustria 2016; Convegno 5 dicembre 2016-, punti informativi presso fiere e recruitment days), sia attraverso la realizzazione di attività di orientamento al lavoro per classi di studenti attraverso laboratori interattivi e aule, sia attraverso la progettazione “con” e “per” le aziende di percorsi di alternanza.