ALEPPO — In Siria non c’è libertà di educazione, ma quello che ho visto oggi è un segno incoraggiante: chi vuole la libertà di educare, può prendersela. Vado ad el Ram, accompagnato da padre Bassam, e visito il convento francescano dove sono cadute diverse bombe, del resto basta guardarsi intorno per capire cosa sia stata la crudeltà della guerra. Padre Bassam mi fa vedere l’opera di ricostruzione che si sta facendo e dall’alto del convento la scuola statale di cui si può dire, eufemisticamente, che utilizza i locali dei francescani. Poi scendendo nei sotterranei mi fa scoprire pian piano il miracolo che si schiude davanti a noi.
Scendiamo a basso, ci sono già alcune aule con delle maestre, poi risaliamo ed entriamo nella struttura della scuola per i sordomuti, il suo nome è “École d’Habilitation et d’Initiation pour les Sourds”. Scopro così questa scuola libera messa in piedi da due genitori che avevano un figlio sordo. Oggi non ci sono bambini, ma solo le maestre che hanno un giorno la settimana per confrontarsi sul lavoro che fanno e per aggiornarsi sugli strumenti da usare.
Questa esperienza è unica ad Aleppo, è frequentata da bambini cristiani e musulmani, affronta un bisogno reale. Qui si insegna il linguaggio dei segni e si svolge il programma statale per portare tutti i bambini e le bambine a sostenere gli esami statali per conseguire la licenza. Lo scopo per cui questa scuola è iniziata e di cui vive è condividere il bisogno delle famiglie che hanno figli sordi, e lo si fa assumendo tutte le dimensioni del bisogno, da quello di ascoltare, capire, rispondere fino a quello di apprendere, il tutto dentro una prospettiva umana. Questo è un luogo libero, perché ogni bambino, ogni bambina è guardato per ciò che è e la sua sordità non è più un limite. Mi fanno vedere uno spettacolo di danza fatto da questi bambini e bambine che mi fa piangere dalla commozione: sembra impossibile che una bambina sorda balli seguendo il ritmo della musica! Quest’anno il tema che la scuola affronterà è quello della pace, ogni bambino e ogni bambina ogni giorno avranno una frase di cui devono trovare un comportamento concreto che la realizzi.
Poi padre Bassam mi porta nella scuola delle Suore del Rosario, una scuola che si trova in un edificio bombardato, infatti siamo nella zona più distrutta di Aleppo. Qui queste suore coraggiose hanno mantenuto la loro scuola secondo l’identità cristiana. Certo sono controllate, vi è un’ispettrice dello Stato, cui hanno riservato un gabbiotto. Lei controlla, ma loro credono nel valore educativo dei principi cristiani e li portano avanti per quanto lo Stato permette di fare, scuola materna e scuola elementare. Commuove vedere come nemmeno l’ostacolo dello Stato fermi un flusso di vita in piena e che l’occhio statale sia inincidente, perché ciò che educa è l’approccio vivo e profondo di queste suore e di queste maestre.
E’ stata una mattinata commovente. Quando usciamo dalla scuola delle Suore del Rosario mi si presentano davanti agli occhi le rovine di Aleppo, ma più forte di queste macerie è l’impegno ad educare. Un fiore che cresce dentro la città ferita.