La scuola va a passi veloci verso la sua conclusione, ormai mancano due mesi e anche quest’anno scolastico chiuderà i battenti. E’ tempo di bilanci, e di fatto le verifiche e le interrogazioni di cui sono costellati i due ultimi mesi di scuola fungono da giudizio su quanto si è fatto durante l’anno, anche se il fatto che lo siano davvero dipende molto da come sono impostati e svolti. Per questo è di capitale importanza la modalità con cui vengono impostate e valutate le prove orali e scritte che chiudono un percorso annuale.
Però proprio a questo riguardo bisogna riflettere, perché capita spesso di vedere commessi gravi errori in questo ambito, così che quello che dovrebbe essere la valutazione di un percorso non lo è, anzi risulta essere l’opposto, la svalutazione di un cammino.
Ciò che caratterizza questi due ultimi mesi di scuola è una carica impressionante ed esplosiva di ansia: verifiche e interrogazioni, al posto di essere momenti interessanti dove esprimersi e rendere ragione di un percorso, alzano il livello della paura tanto da far assistere non raramente a scene di grande nervosismo o a tentativi ripetuti di fuga. Così, al posto di essere due mesi in cui mettersi con gusto e passione alla prova, sono due mesi temuti e l’unica attesa è che finiscano presto.
E’ inevitabile che siano così? Ci si deve arrendere al fatto che compiti in classe e interrogazioni debbano produrre tanta ansietà e finiscano con il rendere giorni e settimane un peso insopportabile? O forse non è che si va a commettere un errore grave nell’impostazione di questi momenti di verifica? E’ chiaro che ogni verifica comporta una fatica e uno strappo, ma se ciò che diventa centrale è proprio questo si finisce con il falsare la prova.
Occorre allora cambiare l’impostazione stessa di queste ultime verifiche e interrogazioni che se vogliono essere un bilancio non possono più essere una pura raccolta di nozioni, debbono mirare invece a vedere come un ragazzo o una ragazza sia diventato capace di una personalizzazione della conoscenza. Al posto di uno stressante ultimo attacco a Fort Apache, gli ultimi due mesi di scuola dovrebbero mettere ogni studente o studentessa nella miglior condizione per rendere ragione del metodo che ha acquisito. Si tratta di cambiare totalmente impostazione a interrogazioni e verifiche, così che ciò che un insegnante va a vedere non è ciò che lo studente sa o non sa, ma se è capace di rendere ragione di ciò che conosce, se lo padroneggia e se lo sa usare per entrare nel reale.
E’ un cambiamento radicale di impostazione quello che urge, dove ciò che conta è ciò che uno studente o una studentessa sa conoscere. Dovrebbero questi ultimi due mesi più che sottoporre allo stress del sapere verificare come un ragazzo o una ragazza sa lavorare. Perché ciò accada non è tanto importante ciò che uno sa, ma come lo sa. Questo un insegnante deve guardare, deve saper riconoscere il percorso che ogni suo studente ha fatto e perché sia un bilancio deve far sì che ogni studente o studentessa ne prenda coscienza.
Così cambia totalmente il senso e di conseguenza l’impostazione delle ultime verifiche e delle ultime interrogazioni, che diventano una occasione per ogni ragazzo e ragazza di prendere coscienza di quello che ha imparato e di consolidarlo. Cambia la direzione di ciò che si va a verificare, non importa tanto ciò che uno studente sa o non sa, importa aiutarlo a riconoscere il percorso di conoscenza che ha fatto e ad avvertire il cambiamento e la maturazione che sono avvenuti dentro il proprio approccio alla realtà.
Certamente questo non toglierà l’ansietà, ma la renderà utile, perché ciò che si va a verificare riguarda la persona, il suo rapportarsi alla realtà, e mentre le nozioni, come vengono, anche se ne vanno, il proprio approccio al reale quando è consapevole permane e contribuisce alla maturazione del proprio io.