E’ polemica sulla domanda numero 10 del quizzone Invalsi delle elementari e che già ha fatto il giro del web sollevando indignazione e nuovi quesiti. La domanda riguarda in particolare il futuro dei piccoli scolari, alunni delle classi quinte, chiamati a mettere una “X” sulla risposta che, tra le cinque proposte, ritengono la più adeguata. Si parla di soldi, guadagni, lavoro e argomenti simili. Ma non di felicità. Neppure un accenno a quella speranza che invece tutti i bambini di quella età devono covare nel proprio cuore. E così già da piccoli la scuola li educa a pensare ad una serie di domande che oggi attanagliano certamente gli adulti, quelle sul “troverò un lavoro?”, “guadagnerò abbastanza per fare ciò che desidero e comprare ciò che voglio?” ed ancora, “riuscirò a laurearmi?”. Ma la risposta fondamentale, quella che d’obbligo dovrebbe essere posta a ciascun alunno di quinta elementare, quella che non ha nulla a che fare con il valore materiale, non compare. Ciro Pellegrino, giornalista di Fanpage, nel riproporre l’immagine della domanda già divenuta virale sui social, si domanda come molti altri utenti: “Mi spiegate perché nei test #Invalsi destinati a bambini dai 6 ai 10 anni, vengono poste domande così infami? Il futuro? Il futuro manco i 40enni lo conoscono, cosa chiedi a un ragazzino cose del genere? Ma che scuola orrenda”. Ed a pensarla così sono davvero in tanti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
MAESTRI E GENITORI SCATENATI SUI SOCIAL
Lo scorso 9 maggio sono andati in scena i Test Invalsi utili alla rilevazione delle informazioni di contesto compilate dai piccoli studenti delle classi quinte della scuola primaria. Una domanda in particolare ha acceso la polemica e fatto riflettere. Non è passato inosservato il quesito numero 10 a risposta chiusa e che prevedeva cinque possibili risposte. Ad essere criticata non sarebbe stata tanto la forma (con la ripetizione del verso “pensare”) quanto piuttosto il contenuto: “Pensando al tuo futuro, quanto pensi che siano vere queste frasi?”. Sono state le cinque alternative proposte a scatenare la polemica: “A. Raggiungerò il titolo di studio che voglio; B. Avrò sempre abbastanza soldi per vivere; C. Nella vita riuscirò a fare ciò che desidero; D. Riuscirò a comprare le cose che voglio; E. Troverò un buon lavoro”. Sono stati in oltre 560mila i piccoli allievi chiamati a confrontarsi con il quesito e ad assegnare il proprio livello di gradimento tra sei differenti possibilità, da per niente a totalmente. La domanda in questione, come spiega Repubblica.it, sarebbe servita a comprendere cosa pensano gli adolescenti di domani, ma sui social ha già provocato una vera e propria bufera poiché, secondo molti utenti, non sarebbe stata una domanda adeguata a bambini così piccoli. A fare particolarmente indignare sono state soprattutto le cinque possibili risposte, nessuna delle quali avrebbe previsto un accenno al tema della felicità. Non solo i genitori ma anche gli stessi insegnanti hanno manifestato il loro malcontento riversando i rispettivi commenti contro l’Invalsi sui social network dove il dibattito è accesissimo.
LA REAZIONE SUI SOCIAL E IL COMMENTO DI AJELLO
Alcuni insegnanti hanno fotografato e postato sui social il quesito finito al centro della polemica, scatenando lo sconcerto di molti genitori e non solo. In tanti si sono domandati se realmente una domanda simile fosse opportuna e cosa abbia potuto scatenare in bambini di età inferiore ai 10 anni. A dire la sua, anche Giulio Cavalli, attore ed ex consigliere regionale lombardo, il quale tramite Twitter ha rilanciato l’immagine del quesito dello scandalo allegando alcune domande: “Domanda del questionario personale #invalsi somministrato ai bambini delle scuole elementari (6 -10 anni). Ma davvero, ma è tutto normale? Sicuri?”. La fotografia in questione nel giro di poche ore è diventata subito virale. Nonostante la polemica, proprio l’Invalsi ha scelto il silenzio. Il Fatto Quotidiano online ha interpellato così la presidente dell’istituto Anna Maria Ajello che si è limitata a commentare: “Il 19 maggio a prova finita siamo disposti a discutere di tutto. Ora abbiamo il dovere di garantire la tranquillità di tutti gli studenti. Non so quale sia la domanda che sta girando in rete e non lo voglio sapere. Noi facciamo quesiti che si fanno in tutte le ricerche internazionali. Non sono domande invasive”. Qualcuno ha sperato potesse trattarsi di una fake news: “Non dirò nemmeno sotto tortura se questa pagina è vera o no. Non dobbiamo giustificare nulla, il 19 a prove terminate discutiamo”, ha aggiunto la presidente ma la conferma al quotidiano è giunta proprio da parte di alcuni insegnanti, gli stessi che hanno somministrato la prova Invalsi ai bimbi di quinta elementare.