Sono tanti i genitori chiamati a far fronte a situazioni problematiche legate al rapporto tra i figli e lo studio. In tanti lamentano la scarsa concentrazione del proprio figlio quando tenta di applicarsi sui libri. A queste situazioni spesso si associano delusioni, ansie e brutti voti nonostante i tentativi di mettercela tutta. Spesso però, il problema potrebbe consistere nel metodo di apprendimento impiegato e che invece dovrebbe essere cambiato. A fornire ai genitori una sorta di “manuale di sopravvivenza” su come affrontare questo tipo di situazioni problematiche, ci pensa Lucia Attolico, psicoterapeuta, grazie al suo libro “Mai più bocciati”. L’esperta prende in esame alcune situazioni tipiche di molte famiglie, tra cui il momento di fare i compiti. Quante volte i genitori tendono a sostituirsi totalmente la proprio figlio? Nulla di più errato, spiega a Repubblica.it: “Lasciarli fare da soli per almeno mezz’ora e intervenire, su loro richiesta, quando proprio non riescono può essere una buona soluzione”, spiega la Attolico, che ribadisce come l’atteggiamento del genitore dovrà essere di sostegno, spronando il figlio a provarci. A peggiorare la situazione, talvolta, intervengono le troppe aspettative che rischiano però di provocare emozioni dolorose non solo nel genitore ma anche nel figlio in un pericoloso mix di rabbia, delusione e frustrazione alla base della “distanza emotiva e poi affettiva tra noi e l’altro”.
L’OBIETTIVO DI OGNI GENITORE
Molto spesso, ciò che induce i ragazzi a perdere la voglia di studiare è da rintracciare proprio nel conflitto con i propri genitori. Per loro, infatti, è importante rendere felici mamma e papà. Ma quando si è in presenza di rapporti non sanati con i propri genitori, si perde la voglia di studiare, quindi di ottenere buoni risultati e di conseguenza farli felici. Talvolta, spiega l’esperta, questo atteggiamento può anche essere provocato da atmosfere familiari portatrici di ansia, quali separazioni, malattie, trasferimenti. Qual è quindi l’obiettivo che ogni genitore deve porsi? Intanto aiutare i ragazzi ad avere fiducia in loro stessi. Passaggio, questo, che si compie durante la crescita. Per il raggiungimento di tale scopo, la psicoterapeuta Attolico ha realizzato il “Modello Sos Studio®” – divenuto un marchio registrato – che contiene una serie di indicazioni per ricostruire il rapporto affettivo genitore-figlio basandolo sulla fiducia attraverso la prestazione scolastica. Se il proprio figlio non ama particolarmente la scuola, è importante non colpevolizzarlo o costringerlo a studiare. Il giudizio del genitore, infatti, assume una grande importanza e potrebbe scatenare ansia in entrambi. “Che siano o no presenti punti deboli l’importante è la certezza che la vita ci offre, attraverso migliaia di esempi passati e presenti, del fatto che tutto può essere superato attraverso la dedizione: provare provare provare fino a riuscire, perché a forza di battere sul chiodo, quello alla fine si conficca”, spiega l’esperta. Infine, occorre tenere conto, sempre, della personalità del ragazzo e basare su di essa il raggiungimento dell’obiettivo.