Elena Ugolini, preside del liceo Malpighi di Bologna, ma anche sottosegretaria di Stato all’istruzione durante il governo Monti e membro della commissione dei saggi del ministro Berlinguer, lo scorso anno fece discutere di sé per la decisione di vietare l’uso del cellulare a studenti e docenti a scuola. A Giù la maschera spiega che “anche quest’anno abbiamo chiesto a tutti i docenti e a tutti gli studenti di lasciare in un cassetto i loro cellulari all’entrata della scuola”.
Un segnale che, secondo Ugolini, serve a creare “uno spazio durante la giornata in cui la relazione in presenza è al centro e non c’è continuamente la distrazione” del cellulare. Dopo l’esperimento dello scorso anno, rileva come “i ragazzi sono più tranquilli, seguono, sono più collaborativi, si vanno a cercare durante l’intervallo e fanno le scale per chiedersi se si vogliono trovare il pomeriggio a studiare”. Insomma, secondo la preside Ugolini “c’è stato un miglioramento del clima di attenzione e della capacità di concentrazione“. La decisione di vietare il cellulare, racconta, venne presa in una classe in cui “era accaduto un fatto molto spiacevole con una chat parallela [in cui] i ragazzi prendevano continuamente in giro alcuni dei loro compagni”. Vietarono il cellulare “e abbiamo visto che le cose erano cambiate” al punto da allargare il divieto a tutto l’istituto.
Ugolini: “Bene per la divisa, ma servono anche i docenti appassionati”
Commentando, invece, la decisione di dare più peso al voto in condotta, come vorrebbe Valditara, la preside Ugolini sostiene che il ministro “ha fatto bene a dare un segnale ai bambini e ai ragazzi, che devono rendersi conto del peso che hanno nelle loro azioni“, così come, però, ritiene anche fondamentale che a scuola si creai “un clima di lavoro che in tutte le classi crei un patto di corresponsabilità” perché “non possiamo pensare di fare dei richiami ai ragazzi quando all’interno delle nostre classi e delle nostre famiglie non esiste un terreno comune condiviso di valori, di senso e di rispetto“.
Similmente, la preside Ugolini recepisce anche bene la proposta di introdurre le divise, in quanto segnale utile “a far capire che all’interno della scuola siamo tutti uguali”. Ma pensa anche “che in questo momento nella scuola ci sia bisogno di molto di più. C’è bisogno di adulti appassionati, preparati, in grado di creare all’interno delle classi un clima di apprendimento. È vero che la famiglia ha un peso enorme nel modo in cui i bambini e i ragazzi si relazionano agli altri”, sostiene Ugolini, “ma noi docenti non possiamo cambiare i genitori e allora c’è bisogno di una corresponsabilità e c’è bisogno di un patto fortissimo tra famiglia e scuola. C’è bisogno di dare segnali precisi ma c’è bisogno anche di meritarsi il rispetto e la fiducia dei nostri studenti”.