Emanuela Orlandi, le ossa trovate a Castel Sant'Angelo non sono umane bensì animali. Smontata l'ennesima teoria del complotto intorno al giallo
L’ennesima teoria del complotto nel giallo di Emanuela Orlandi è stata smontata poche ore fa. Lo riporta Fabrizio Peronaci sulle colonne del Corriere della Sera, attraverso la notizia che demolisce una delle tante ipotesi che gravitavano intorno al cold case: le ossa trovate a Castel Sant’Angelo (Roma) non sono umane, ma resti animali.
Il direttore del sito avrebbe precisato che risalgono ad un periodo compreso tra il 1500 e il 1600 e spazza così lo spettro di una sepoltura della 15enne cittadina vaticana in quei luoghi, tesi avanzata da un ex carabiniere e rivelatasi quindi priva di fondamento e riscontro.
Emanuela Orlandi, i resti ossei a Castel Sant’Angelo risalenti al XVI-XVII secolo
Stando a quanto ricostruito da Peronaci, a confermare che si tratta di resti animali è stato il dirigente delegato di Castel Sant’Angelo, Luca Mercuri. Le ossa erano state trovate di recente in un cunicolo sede di un intervento di manutenzione, rinvenute casualmente proprio durante i lavori in corso nell’area delle prigioni.
Secondo chi si occupa del monumento, è materiale del XVI-XVII secolo, come precisa la nota diffusa dall’Ufficio promozione e comunicazione Pantheon e Castel Sant’Angelo citata dal Corsera. A tirare un presunto filo rosso tra quell’area e il giallo di Emanuela Orlandi era srato un ex maresciallo dei Carabinieri, riporta ancora Peronaci, che con una lettera alla Procura aveva chiesto di riaprire le indagini puntando proprio su Castel Sant’Angelo.
Il militare aveva indicato nei sotterranei il luogo in cui sarebbero stati occultati i resti di Emanuela Orlandi e della coetanea Mirella Gregori, scomparsa anche lei da Roma poche settimane prima della giovane cittadina vaticana. Pietro Orlandi aveva liquidato questa tesi come “pura follia”. Gli accertamenti recenti gli avrebbero dato ragione.
