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Home » Economia e Finanza » Economia Internazionale » ENERGIA, INFLAZIONE E QE/ Gli errori che ci avvicinano a un’altra crisi

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ENERGIA, INFLAZIONE E QE/ Gli errori che ci avvicinano a un’altra crisi

Giovanni Passali
Pubblicato 30 Gennaio 2022
Lapresse

Lapresse

I rialzi dei prezzi energetici, il calo del Pil, le probabili mosse delle Banche centrali non fanno intravvedere nulla di buono all'orizzonte

Iniziano ad apparire articoli “interessanti” sulla stampa economica internazionale. Vi sono commenti che ipotizzano un anno critico per l’euro, poiché le condizioni economico-finanziarie dei Paesi che hanno quella moneta sono così distanti, così differenziate che occorrerebbe una politica monetaria differenziata. Cosa che non si può fare, essendoci una moneta unica. E si cita esplicitamente l’Italia come possibile detonatore di una crisi irreversibile.


Export da Italia verso Usa in aumento nonostante l'effetto dazi/ Risultati migliori rispetto alla media Ue


In effetti il nostro Paese ha il debito più alto rispetto al Pil, tra i diversi Paesi europei, con l’eccezione della sola Grecia. Ma la Grecia si è mostrata obbediente ai diktat europei, ha venduto i suoi gioielli migliori, in qualche modo deve essere protetta per mostrare che chi sopporta fino in fondo l’amara medicina poi viene trattato con i guanti (mentre continuano a impoverire quel povero Paese). Invece l’Italia, cioè il popolo italiano in particolare, ha dimostrato troppa capacità reattiva, soprattutto da parte delle piccole imprese, troppa resistenza, troppa capacità di sopravvivenza e deve essere in qualche modo schiacciato.


Eli Lilly, bilanci "gonfiati" dai farmaci anti-obesità/ Mercato esplode: la "guerra" è appena cominciata


Per questo il Governo Draghi, che potremmo ribattezzare il “Governo degli incompetenti”, ce la sta mettendo tutta per distruggere l’economia italiana. Per questo tutto sembra così ben orchestrato per affamare e portare alla disperazione il popolo: l’inettitudine europea a procurarsi per tempo fonti di energia alternative al gas russo; l’ottusità tedesca nell’irritare il principale fornitore di gas per l’Europa (e pure per loro); la crisi dei trasporti internazionale, che ha fatto moltiplicare i costi delle navi; il prezzo del petrolio che cresce inesorabilmente e sembra puntare ineluttabilmente sopra i 100 dollari.


Commercio extra Ue ottobre 2025, Istat: "Export in calo"/ "Import da Usa a +89,4%, ma saldo resta positivo"


Tutto sembra così ben congegnato per portare alla rovina le famiglie e le piccole imprese che probabilmente è davvero congegnato; e Draghi sta semplicemente eseguendo il compitino che gli è stato assegnato. Tanto che gli importa, lui non è un politico, lui non ha carriera politica, non ha una storia politica da difendere o un suo futuro percorso politico da proteggere. Non deve mica rendere conto al suo elettorato, poiché un elettorato suo non ce l’ha.

Intanto, secondo il Centro studi di Confcommercio, a gennaio il Pil segna un -2% e l’inflazione invece sta al +1,5% su base mensile (per ritrovare un valore del genere occorre andare indietro di quarant’anni) e al 4,7% su base annuale. Questi numeri danno la dimensione di un’economia al collasso, senza alcun intervento serio del Governo per questa situazione da tempo prevista. La cosa ridicola e triste è che la Bce per anni ha prodotto fiumi di liquidità, nell’ottusa speranza di spingere la crescita spingendo l’inflazione, soprattutto durante il regno di Draghi alla guida della Bce. Ora che abbiamo un’inflazione fuori controllo succede invece che il Pil crolla, dimostrazione palese che i teoremi astratti su cui la Bce basa la sua azione sono completamente sbagliati. E nonostante l’evidenza della realtà, hanno continuato per troppo tempo sulla stessa strada. Ora iniziano a stringere i cordoni della borsa, ma troppo lentamente (altrimenti le banche vanno in difficoltà) e con troppo ritardo. 

Fuori dell’Europa non va meglio, perché la formula sbagliata è sempre la stessa: l’inflazione Usa è al 7% e la cosa inizia a pesare, ormai è diventata un problema politico e la politica se ne occuperà, anche perché vi sono le elezioni in vista. E la soluzione non sarà facile, poiché a un aumento robusto dei tassi di interesse (quello che ci vorrebbe) corrisponderà certamente un calo importante delle borse, con drammatiche conseguenze per i bilanci di tante grosse banche che hanno nel portafoglio i titoli azionari. Insomma, in una situazione già critica per l’economia è fin troppo facile prevedere una grossa crisi finanziaria internazionale.

In questo contesto, il nostro “Governo degli incompetenti” impedisce di ritirare la pensione a chi non ha il Green Pass e con l’ennesimo Dpcm astruso promette di andare a controllare la busta della spesa per verificare se per caso qualcuno ha osato acquistare beni non essenziali, mentre all’estero altri Paesi si preparano a togliere ogni pur blanda restrizione.

Un’ultima cosa, per dimostrare la loro inettitudine. Dal primo gennaio il limite per i pagamenti in contanti in Italia è diminuito a 1.000 euro, ma solo per gli italiani mentre per gli stranieri il limite è rimasto invariato a 15.000 euro. Noi italiani siamo europei, ma gli altri popoli, secondo il nostro illuminato Governo, lo sono di più.

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