Così vive il natale la piccola Betlemme
La “città di Davide” (il semplice pastore unto re di Israele dal profeta Samuele per ordine di Dio), questo fu Betlemme 3000 anni fa. “E tu Betlemme – disse il profeta Michea – tu sei una delle più piccole città della regione di Giuda, ma da te uscirà colui che deve guidare il popolo d’Israele a nome mio…”. E così, 2000 anni fa, qui a Betlemme, prese forma umana il Verbo Incarnato, … nella penombra di una grotta.
Quella grotta è ancora qui, certa di una lunga documentazione storico-archeologica che risale a San Giustino, martire del II secolo, risparmiata per miracolo da Cosroe II nel 614, perché sulla facciata vi trovò rappresentati i Magi in abiti persiani.
Annerita dal fumo delle lampade, la grotta porta i segni del logorio del tempo e delle trasformazioni subite nel corso dei secoli, ma la sua autenticità, come pochi altri luoghi in Terra Santa, è garantita.
E’ qui che i pellegrini, a gruppi sempre più folti, scivolano tra le navate della Basilica della Natività. Commossi, si inginocchiano a baciare la stella d’argento che segna, sul pavimento della Grotta, il luogo esatto dove, come dice la scritta, “dalla Vergine Maria è nato Gesù Cristo”. E’ un ritorno ancora difficile: una preghiera, una foto di gruppo e via oltre il Muro che, per gentile concessione delle autorità militari israeliane, hanno dovuto attraversare e che avvolge con le sue bizzarre volute la “culla della cristianità” divorando case, orti, campagne e un paesaggio rimasto per secoli irripetibile.
Oggi Betlemme è una città palestinese di 38.000 abitanti, a maggioranza musulmana. Se nel 1948 i cristiani rappresentavano l’80% della popolazione, ora sono ridotti al 12%. Un’emigrazione lenta e continua, dovuta alle difficili condizioni economiche e sociali: schiacciati da un lato dall’avanzare di un Islam sempre meno moderato e dall’altro dalle crescenti restrizioni adottate dal Governo israeliano per motivi di sicurezza, i cristiani in questi ultimi anni hanno assistito quasi impotenti alla diminuzione del turismo religioso nei Territori palestinesi, principale fonte di guadagno per gli albergatori e gli artigiani cristiani di Betlemme. Molti non ce la fanno e lasciano la Terrasanta, chi resta non si stanca di chiedere sostegno e conforto perché la luce della testimonianza cristiana non si spenga definitivamente proprio nella città dove è nato Gesù.
I Francescani sono fedeli custodi di questo luogo santo sin dal 1300. “Per noi che quotidianamente celebriamo la liturgia nella grotta della nativita’ e’ ogni giorno Natale – dice il Guardiano della Basilica della Natività p. Stefan Milovic – ma ci prepariamo ad accogliere tutti coloro che vivranno a Betlemme come un momento unico della loro vita”.
E dai numeri divulgati recentemente dal ministero del Turismo, sarà certamente un Natale da record: “Durante l’anno abbiamo avuto tantissimi pellegrini – prosegue padre Stefan – fino a due settimane fa in basilica e nei santuari adiacenti c’erano piu’ o meno 30-35 messe al giorno, che e’ molto, senza contare la liturgia al Campo dei pastori o alla Grotta del latte. Adesso sono molto meno, perche’ c’e’ sempre il calo prima di Natale, siamo sulle 6 o 7 messe al giorno, ma certamente prima del 25 il nuovo flusso di pellegrini non ci darà tregua.
Anche nelle parole del parroco, padre Marwan, si legge un otttimismo ritrovato: “La speranza non manca mai, io vedo, adesso che sono anche parroco, la gente dice sempre in continuazione e con una certa convinzione questa filastrocca palestinese: “inshalla” cioe’ “speriamo” ,“a Dio piacendo”. Sta crescendo nei cristiani la consapevolezza che affidarsi al Signore è l’unica certezza della nostra speranza per un futuro migliore”.
Anche sui rapporti con i musulmani padre Marwan parla con cauta fiducia: “C’e’ sicuramente un ritorno economico anche per loro, ma devo da dire anche che rispettano molto il Natale e quando il Patriarca farà il suo ingresso solenne il 24, sono sicuro che nella piazza ci sara’ tanta gente non cristiana interessata a capire cosa sta succedendo…” Si è fatto tardi e dopo aver salutato il parroco, mentre raggiungo la macchina per tornare a casa, vedo sopra la basilica della Natività i fuochi d’artificio, sempre piu’ belli, che illuminano anche stasera la notte di Betlemme, quasi ad annunciare l’arrivo imminente di una luce più grande…
(Andrea Avveduto)
